Moltissime luci e qualche ombra nel trattamento delle patologie renali prima tra tutte l’insufficienza cronica. Delle une e delle altre sta approfondendo gli aspetti il 53^ congresso nazionale della Sin in corso con la partecipazione di centinaia di specialisti. Tra le note positive spicca quella della possibilità adesso esistente (e in corso di ulteriori miglioramenti) di una più precoce e migliore diagnosi del male che stava all’origine dell’insufficienza renale cronica.
Fino a ieri, nel 45% dei pazienti che arrivavano alla dialisi, non si poteva determinare la malattia causale, che nel tempo li ha condotti al trattamento dialitico: nel 22% dei soggetti perché l’insufficienza renale, a lungo asintomatica, veniva diagnosticata in una fase troppo tardiva, in un altro 23% la diagnosi era generica di malattia vascolare renale ipertensiva, ma spesso originata da un danno renale precedente passato inosservato.
“Se questo limite della diagnosi poteva essere accettabile per gli anziani, in cui la senescenza accelerata dell’organo può giocare il ruolo principale, non lo è per i soggetti giovani e fino a 60 anni senza comorbilità significative” – spiega la professoressa Rosanna Coppo, presidente Sin e direttore Nefrologia, Dialisi e Trapianto Pediatrico dell’ Ospedale Regina Margherita di Torino.
Proprio per garantire un superare questo gap diagnostico prende il via il progetto Sin n. 1 del 2010-2012, la “Diagnosi precoce delle malattie renali croniche”, un percorso diagnostico assistenziale che rappresenta un passo concreto verso il miglioramento di salute pubblica ed il risparmio di risorse.
Il percorso diagnostico assistenziale prevede un’ampia sinergia con il medico di medicina generale e si basa sulle nuove linee guida, disponibili dal gennaio 2012 per l’identificazione, la prevenzione e la gestione della malattia renale cronica prodotte ed elaborate in collaborazione fra l’Istituto Superiore di Sanità e la Società Italiana di Nefrologia con altre 12 società scientifiche.
“Il grande passo avanti compiuto dalla Sin nel corso della mia presidenza – riferisce Rosanna Coppo – è stato affrontare gli aspetti pratici del percorso diagnostico-assistenziale per le malattie renali croniche a livello di Simg, Società italiana di medici di medicina generale. I medici di famiglia sono il punto cardine per l’identificazione precoce di sintomi molto sfumati ed esami alterati spesso senza corrispettivo clinico di malessere, per evitare o ritardare la dialisi, ma anche la scelta di un adeguato iter di approfondimento diagnostico per pazienti a rischio.
“Gli strumenti diagnostici di primo livello sono molto semplici ed adottati da decenni nella routine” – spiega ancora la professoressa Coppo – “Quello che cambia è un chiaro iter di esami e di responsabilità per il medico di Medicina generale e per il nefrologo per evitare che si arrivi alla necessità di dialisi senza neppure sapere di avere una malattia di rene, senza pianificare la modalità di dialisi più adatta e senza fare prevenzione di complicanze dell’insufficienza renale, quali quelle cardiovascolari ed ossee”. I passi fondamentali del progetto? Identificare i soggetti a rischio prima della progressione irreversibile, identificare quelli a rischio di peggioramento, assicurarsi della continuità dei controlli e dell’aderenza alla terapia.
Secondo rilievo positivo: la nefrologia italiana è al top specie nel campo della dialisi per quel che riguarda la qualità dei servizi. La mortalità dei pazienti trattati, infatti, è dell’ordine dei 13 casi ogni cento ammalati l’anno: tra le più basse in Europa e inferiore a quella degli Usa e del Canada. Per di più l’età media dei pazienti in dialisi cronica continua salire al punto da aggirasi, adesso, intorno ai 70 anni. Un neo è invece rappresentato dalla percentuale – decisamente bassa – dell’utilizzo della dialisi peritoneale domiciliare: metodica questa che evita al nefropatico l’andirivieni per il proprio centro dialisi comportando per ciò un miglioramento della qualità di vita, una maggiore preservazione della funzione renale e-a conti fatti. un notevole risparmio per Servizio sanitario.
Ed è proprio sulla complessità clinica della malattia renale croniche e sulle risorse finanziarie decisamente insufficienti che ha tenuto una interessante relazione il dott. Giorgio Battaglia primario di Nefrologia dell’Ospedale di Acireale sottolineando, al riguadi, coma la Regione siciliana abbia recentemente creato le premesse per un incremento, appunto, della dialisi domiciliare.
Eclatante, infine, la notizia riferita dal prof. Giovanbattista Capasso presidente eletto della Sin: la possibilità – già sperimentata nel Centro Trapianti di rene del Policlinico San Matteo di Pavia dall’equipe del prof. Del Canton – dell’espianto di rene a cuore fermo: a determinate condizioni e con particolari accorgimenti. Una soluzione che spalanca le porte alla donazione.
Fonte: lasicilia
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