L’Italia perde 2 miliardi che l’Ue aveva stanziato nei progetti sugli attrattori culturali per le regioni del Sud. Vergogna, una vergogna. Oppure follia di una classe dirigente capitata lì dove si governa un Paese per caso, e che, di conseguenza, resta vittima di se stessa, della palude burocratica che ha contribuito a creare e che rappresenta il miglior alibi possibile.
Di quei 2 miliardi qualcosa come 400 milioni sarebbero potuti toccare alla Sicilia, ed erano stati già destinati a progetti che avrebbero interessato i cinque siti Unesco dell’Isola.
Occasione irripetibile, benedetta da quell’Europa che, evidentemente, non sempre ci è matrigna, come quando accredita arance e pomodorini magrebini e fa mandare al macero la nostra ortofrutta. In questo caso Bruxelles aveva visto bene, con sensibilità e con visione strategica: quattrini per favorire promozione, organizzazione, logistica di aree come la Valle dei Templi, la Val di Noto, Piazza Armerina, le Isole Eolie, Siracusa.
E s’erano mossi gli amministratori locali, giustamente tentati da quella pioggia di fondi, si erano organizzati e riuniti in un’associazione allargata anche ai siti delle altre regioni. Fare rete, insomma. Peccato che chi avrebbe dovuto gestire i fondi, Stato e Regione, promuovere i bandi, far muovere la macchina dei finanziamenti in cinque anni non ha fatto nulla. Nulla. Penserete che si sono mangiati i soldi? Manco quello. Hanno sì cambiato cinque volte vertici del Comitato di gestione, ma non si sono riuniti più di cinque o sei volte, nonostante le pressioni degli amministratori, che volevano i bandi per chiedere i soldi. Niente, un rinvio dietro l’altro e ora siamo pronti a restituire all’Europa i 2 miliardi, perché nel giugno 2013 nel rendiconto delle spese i responsabili del Comitato scriveranno zero. Non hanno saputo spendere nulla.
Adesso, quando ripasserà questo treno?!?
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