Sono postivi i primi test sull’uomo della terapia della «senescenza cellulare» con cui si fa invecchiare il tumore anzichè le cellule sane. Il nuovo approccio per la cura e la prevenzione del cancro è stato presentato a Vienna al congresso dell’European Society for Medical Oncology (Esmo) da Pier Paolo Pandolfi, direttore scientifico del Centro per la ricerca sul cancro alla BDMC Harvard Medical School.
«La senescenza è un meccanismo fisiologico di difesa delle cellule contro il tumore. La dimostrazione più evidente è la pelle dei marinai che appare molto più vecchia perchè le cellule rispondono all’insulto oncogenico dei raggi solari invecchiando e difendendosi in questo modo dal tumore della pelle».
«Questo meccanismo – ha spiegato Pandolfi – è stato il modello che abbiamo sfruttato sia per attaccare il tumore, invecchiandolo, sia per prevenirlo».
Pandolfi sta conducendo due tipi di sperimentazione su due farmaci che fanno invecchiare le cellule del cancro della prostata, bloccandone la moltiplicazione. Il tumore così non riesce più a moltiplicarsi e invecchia fino a bloccarsi, rimanendo in uno stato di quiescenza.
«La prima sostanza è un inibitore di un complesso enzimatico SCF e agisce inibendo alcune proteine oncogeniche che si degradano e invecchiano. Il secondo farmaco inibitore delle proteine PARP – ha aggiunto – è invece stato sperimentato anche nelle fasi molto precoci del tumore o a scopo preventivo. Questa sostanza infatti è priva di effetti tossici ed è molto ben tollerata perciò vogliamo avviarne la sperimentazione anche a scopo preventivo per il tumore alla mammella».
«Sfruttare la senescenza per invecchiare selettivamente il tumore – ha concluso – ci permette di mettere a punto una nuova generazione di farmaci da somministrare sia nel caso di tumori in fase avanzata sia appena comparsi ma anche e soprattutto come chemio-preventivi».
E a proposito di prevenzione, la maggioranza degli europei sottovaluta la sua importanza. I moniti a mangiare sano, fare attività fisica e a non fumare non vanno giù alla popolazione, che non gradisce l’idea di cambiare le proprie abitudini e lo stile di vita.
La conferma arriva da una ricerca irlandese condotta su un campione di 748 soggetti, dei quali 126 personale sanitario. «Complessivamente il 90% degli intervistati preferisce credere che siano i geni ereditari ad aumentare il rischio di contrarre un cancro, mentre in realtà solo il 5-8% dei tumori sono dovuti ad un gene ereditato. Sono inoltre insensibili al fatto che il 95% dei tumori dipenda dalla dieta, dallo stile di vita e dal fumo», spiega l’oncologo Derek Power, che ha diretto l’indagine.
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi