Last updated on Ottobre 9th, 2012 at 08:54 pm
Domenica scorsa, presso la Chiesa Madre, l’arte ha avuto, finalmente, un altro sussulto d’orgoglio qui a Menfi. In un momento dove fare cultura è sempre più difficile, l’artista menfitano Francesco Bondì ha espresso ancora una volta il suo talento nelle arti pittoriche dando vita storica ad un importante pezzo di cultura cristiana: “La Resurrezione”.
Il nostro giovane artista ha dato alla luce una mistica ed emozionante tela sulla “Resurrezione” per l’altare maggiore della Chiesa Madre di Menfi. Opera donata alla città di Menfi dall’amministrazione Comunale, dalle CANTINE SETTESOLI, dal LIONS CLUB, dal ROTARY CLUB, e dalle famiglie Li Petri e Monaco del gruppo MED’AL. Un opera che rafforza il legame tra religione e tradizione della nostra cittadina sicana, una tela per raccontare il principio e fondamento della fede cristiana. Per comprendere meglio i particolari della tela e del lavoro che vi è dietro, inFORMA MENFIs ha intervistato per voi l’artista Francesco Bondì.
Ecco l’intervista:
D: Francesco, cosa hai provato quando ti hanno commissionato quest’opera rappresentante il momento più importante della religione cristiana?
R: La prima cosa che ho pensato quando insieme con il Sindaco e il direttore generale delle Cantine Settesoli abbiamo deciso di realizzare la tela, ci siamo domandati quale poteva essere il tema. Personalmente, per l’altare maggiore della chiesa madre di Menfi non riuscivo a immaginare qualcosa di diverso dall’incontro di Pasqua. Sia perché per la comunità menfitana rappresenta un momento molto forte di aggregazione, dal punto di vista della fede, ma principalmente dal punto di vista sociale, sia perché la Resurrezione è il mistero su cui si posa tutta la nostra fede cattolica. Quindi un’apoteosi era il giusto collante tra i contenuti spirituali per una pala d’altare gigante e il momento più bello dell’anno menfitano, in cui tutti i cittadini si identificano. A chi non commuove la corsa di San Michele??!! E lo scioglimento delle emozioni quando volano le colombe?!
Per questo ho sentito una forte responsabilità nei confronti dei menfitani, sapevo che mi facevo carico di rappresentare e innalzare agli onori dell’altare un’immagine molto importante, per la Chiesa e per Menfi.
D: Prima di iniziare a esprimere la tua arte,ti sei sentito in obbligo, per l’importanza dell’oggetto,a documentarti il più possibile?
R: Prima di cominciare a concepire l’opera sono stato ai musei vaticani, avevo bisogno di respirare aria di grandezza, poi sono stato in curia a trovare l’Arcivescovo Montenegro che mi ha dato illuminanti “chiavi teologiche”, specialmente legati al ruolo di Maria che nei vangeli non è citata, a proposito della Resurrezione, ma che a Menfi per l’incontro è la protagonista, siamo lì per vedere la “reazione di Lei”, ecco, in qualche modo è così: l’azione scenica dello scioglimento del lutto è affidato allo svelamento della natura, qui si ingrandisce un dettaglio che tenta una vicinanza con il mito di Demetra e Proserpina.
D: Spiegaci dal tuo punto di vista la tela
R: Dal mio punto di vista la tela va letta nella consapevolezza che la religione cattolica, specialmente nei riti della Pasqua in Sicilia, non è altro che la declinazione, dovuta alla stratificazione delle varie dominazioni, dei miti pagani, nel nostro caso la festa del Sole e il culto di Mitra. L’uomo da sempre ha avuto la necessità di identificarsi con il divino, poi sappiamo benissimo che le varie culture e le vicissitudini politiche e storiche, e i primi concili della Chiesa, hanno scelto delle immagini da venerare, scritti da contemplare come riferimenti, codici che scandiscono la nostra identità, al di la della fede.
D: Quanto tempo ci è voluto per ultimare questa intensa e significativa opera?
R: Ho trascorso 40 giorni chiuso a casa a dipingere, ho voluto sperimentare una sorta di deserto dipingendo la Resurrezione. Il tempo era poco e non sono riuscito a dormire se non qualche ora ogni tanto, ma non è stato un sacrificio, credo che per la prima volta da cristiano ho veramente vissuto la quaresima!
D: Cosa intendi tu per Risurrezione?
R: Per Resurrezione intendo IDENTITA’ DIGNITA’ E AFFERMAZIONE. E questo è un augurio che estendo a tutti i miei coetanei e alle nuove generazioni. In modo particolare ai menfitani, specialmente a tutti quelli che accusano la mancanza di certi stimoli. San Francesco diceva che per fare un oceano di amore ci volevano milioni di gocce di nobiltà, ecco vorrei che prima di denunciare la mancanza di qualcosa ognuno si chiedesse cosa sta dando, affinchè le cose non vadano male. a maggior ragione se ci accorgiamo che qualcosa manca vuol dire che siamo sensibili a tal punto da azzardare una soluzione. Quindi rimbocchiamoci le maniche!
D: Domenica, per l’inaugurazione, eri raggiante, contento, cosa pensavi fino a 10minuti prima di svelare la tua tela ai credenti menfitani?
R: Domenica scorsa ero molto emozionato, felice, ma con un forte senso di responsabilità. Sapevo che mi era stato dato un incarico importante e che la mia idea sarebbe stata “imposta” e “sottoposta” rispettivamente alla sensibilità e al giudizio di tutti. Questo credo che sia l’aspetto del mio lavoro, la responsabilità che ti fa innamorare del tuo lavoro, ti da la carica e poi l’entusiasmo quando leggi negli occhi dei fruitori la loro approvazione.
D: Seppur giovane hai già fatto tante esperienze artistiche, posso dire che sei l’espressione artistica più rilevante di Menfi, cosa pensi di questa astinenza di cultura e arte che vi è a Menfi?
R: Alfonso ti ringrazio per quello che mi dici, non nego di essere lusingato, ma tutto ciò che ho fatto per menfi l’ho fatto per amore verso menfi, anche quando il mio impegno non è stato capito o è stato ostacolato. A menfi mancano le idee, o meglio mancano persone con il coraggio di esprimerle. Io credo di aver fatto del mio meglio e spero di continuare a farlo.
D: In conclusione, facendoti i complimenti per le tue indiscusse qualità e per quei scossoni che dai con le tuo opere alla realtà artistica menfitana, dimmi cosa vorresti fare per Menfi che ancora non hai fatto o che non ti hanno fatto fare?
R: Sto pensando a dei progetti per Menfi da sviluppare nel tempo e nelle giuste condizioni e so di poter contare specialmente sui giovani. Grazie alle diverse edizioni di Inycon che ho organizzato e non solo, ho avuto modo di conoscere ragazzi speciali con una notevole e sincera voglia di fare. Per questo mi sento di difenderli contro gli attacchi stupidi di certi sacerdoti o politici ciechi e abbagliati dalla loro immagine che non fanno altro parlarne male o in maniera strumentale. Immagino un festival delle arti libere dove tutti avranno il loro spazio espressivo e credo che ci sarà tempo e luogo per poterlo realizzare, ma è chiaro che bisogna unire le forze, sicuri che l’arte, e lo dimostrano i secoli, è l’espressione più nobile dell’uomo e della società.
Alfonso Fiumarella