Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 12:30 pm
Il presidente Lombardo diffida il comune di Menfi a consegnare le reti della condotta idrica, nelle stesse ore in cui la Corte Costituzionale salva il referendum dello scorso giugno.
Una contraddizione piuttosto evidente in una vicenda che da anni contrappone i Comuni che si sono contrapposti alla consegna degli impianti idrici. La Corte Costituzionale ha dichiarando inammissibile l’articolo 4 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011 con il quale era stato aggirato il risultato referendario. Per movimenti per l’acqua, la Consulta “restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese”. E la sentenza della Corte blocca anche tutte le modifiche successive, comprese quelle del governo guidato da Mario Monti.
Nel versante occidentale della provincia, a festeggiare sono i movimenti spontanei di cittadini che da anni conducono una battaglia contro tutto e contro tutti e lo stesso sindaco, Michele Botta, che si è messo alla testa delle iniziative: «Questa mattina mi sono risvegliato meno fuori legge di prima – afferma Botta, tra i sindaci a non aver consegnato le reti idriche al gestore privato -. Ero certo di questo risultato perché una leggina fatta da un parlamento di nominati non poteva oltraggiare la volontà di oltre il 90 per cento del popolo italiano». E Botta mostra la diffida che gli è pervenuta in questi giorni, con cui il governatore Lombardo si intima al Comune di Menfi di consegnare gli impianti entro 30 giorni alla società di gestione Girgenti acque:
«Devo dare merito al Presidente della Regione Puglia che ha presentato per tempo il ricorso innanzi la Corte Costituzionale credendo in questa battaglia di democrazia, – conclude Botta, che è anche primo firmatario di una proposta di legge popolare all’Ars per l’acqua pubblica – a differenza del suo collega siciliano, Raffaele Lombardo, che tra una nomina e l’altra, ha continuato, fino all’altro ieri, a diffidare i comuni a consegnare le reti idriche ai gestori privati».
Soddisfazione viene espressa anche da Paolo Campo, rappresentante dell’area belicina del movimento per l’acqua pubblica: «Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso, oggi è chiarito una volta per tutte che deve deve essere rispettato quello che hanno scelto 27 milioni di italiani: l’acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici».
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