Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 12:41 pm
Splendida la Riserva naturale di Vendicari; e internazionale, per la fama che ha acquistato nel tempo. Fu istituita nel 1984, e a oggi gode di un posto di primo piano tra i bacini naturalistici di tutta Europa. Si trova tra Noto Marina e Pachino, in corrispondenza della costa ionica della Sicilia sud-orientale.
Qui la fauna ha un’ottima intesa con l’intero ecosistema: sono presenti specie rarissime; tra fenicotteri, cicogne e aironi, spicca il gabbiano Corso, un uccello considerato, fino a poco tempo fa, a rischio di estinzione. Tra le classi animali sono presenti anche gli anfibi come il Rospo verde, e i rettili come il Biacco e il Colubro leopardino, uno fra i più belli esemplari di serpenti europei. E ancora: la tartaruga palustre, il coniglio selvatico, la volpe, l’istrice.
Piuttosto, il fondale di Vendicari è abitato da diverse categorie di pesci: muggini, saraghi e le bavose gattorugine; nonché dalla “sepia officinalis”, dal colore cangiante. Il tutto contornato da alghe brune, granchi, stelle e ricci.
Questo è anche il regno della posidonia oceanica, un tipo di vegetazione marina con fiori e frutti, che assicura la presenza di un ecosistema sano. Parliamo del “polmone verde” del Mediterraneo, di una specie vegetale che produce enormi quantità di ossigeno. Tra la sabbia e la prateria è facile, poi, incontrare qualche polpo, come pure le salpe argentate.
Fra le piante di terra spiccano i ginepri e le tameirci; invece, nella zona più ruprestre domina il finocchio di mare, la cicoria spinosa e il limonium syracusanum.
Un altro aspetto che fa di Vendicari un luogo ricco di energie è la sua storia, che s’inizia in età ellenistica, quando il territorio offriva possibilità di insediamenti per la maggior parte legati all’attività della pesca. Di fatto, sono stati rinvenuti alcuni resti di un antico stabilimento per la lavorazione del pescato. Lì già avveniva la cattura dei tonni che transitavano in queste acque. Si tratta di vasche scavate negli scogli, dove veniva cucinato il garum, una particolare salsa con cui si condiva anche il pesce. Così, pure il sale, direttamente estratto dal sito, serviva a garantire la freschezza del tonno che poi veniva trasportato in altri mercati.
Tra i resti antichi, sono ravvisabili quelli della via Elorina, unico collegamento tra il porto di Vendicari e Noto. Ne danno testimonianza i solchi scavati dai carri ellenici, piuttosto evidenti nella zona accanto al pantano piccolo. Fu Paolo Orsi ad attribuire all’era bizantina le catacombe, i sepolcri ad edicola e le quattro chiese, di cui solo una, Trigona, ha mantenuto un discreto stato di conservazione. È soprattutto l’area detta Cittadella di gran lunga monumentale. Dagli studi condotti dall’Orsi in poi, il centro di tale sito avrebbe avuto il nome di Respensa. In particolare, la Trigona, che si erge nella parte più a settentrione, per il viaggiatore settecentesco Houel, sarebbe stato un edificio del Basso Impero, poi riadattato a chiesa cristiana. Studi recenti hanno confermato l’ipotesi dell’esistenza di un porto, approdo fondamentale per l’area meridionale di Siracusa.
Infine, il complesso quadrangolare posto a sud-ovest dell’area abitata attesta la presenza di una muraglia. Di fatto, la denominazione «Torre Cittadella» confermerebbe la presenza di una fortificazione in loco. Poi: da una dominazione all’altra, araba, angioina, si giunge al periodo aragonese. Siamo in pieno secolo XV, quando il Duca di Noto, nonché principe ereditario, Pietro D’Aragona, per combattere le incursioni saracene e barbare, decise di costruire la torre di Vendicari. Una fra le tante, a dire il vero, sparse per la Sicilia: tutte fortezze che un secolo dopo avrebbero sfruttato un sistema di allarme a catena, piuttosto che un metodo isolato di difesa. Fu così che la Torre di Vendicari divenne tra le più efficaci dell’Isola: con 4 cannoni pronti a sparare proiettili da 12 once, quando la maggior parte dei bastioni siciliani utilizzavano quelli da 6 once; con 4 sentinelle, a dispetto delle 3 che fungevano da guardia nelle altre torri. Un sistema, questo del connubio difensivo tra i siti strategici isolani, che durò fino al XIX secolo. Esattamente fino all’invenzione del telegrafo, che sostituì il lavoro delle sentinelle, contribuendo al declino di tali imponenti strutture.
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi