Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 11:58 am
Posta in uno dei più suggestivi luoghi della campagna siciliana, circondata da straordinari panorami, di fronte alla quinta azzurrina dell’aspro africano e a fianco di una gola scoscesa che merita bene il suo nome, Caos, si erge la casa natia del grande drammaturgo agrigentino.
Nella sua semplicità, essa apre scenografiche vedute sulla città e sulla sottostante valle, dove maestosi templi dorici si profilano sulla costa ricca di asfodeli, acanti, lentischi, vigneti, mandorleti. È proprio in questi luoghi così emblematici che nasce Luigi Pirandello. I Ricci Gramitto, avi di parte materna dello scrittore, vennero in possesso della modesta villa nel 1817, e qui tutta la famiglia trovò riparo dall’epidemia di colera che nel 1867 imperversava su tutta l’Isola. Poco distante, il giovane Luigi sedeva su un burrone accidentato e fiorito, guardando l’orizzonte, sotto il grande pino mediterraneo che formava un gigantesco ombrello verde cupo sull’altipiano di argilla azzurra che stemperava la calura estiva.
Sotto questo grande albero, oggi irrimediabilmente danneggiato dal nubifragio nel novembre del ’97, Pirandello amava soffermarsi a pensare, dipingere, riposarsi, scrivere agli amici, ed è qui che ha voluto essere sepolto secondo le sue ultime volontà, esaudite con la cerimonia della traslazione delle ceneri, il 10 dicembre del ’61. Come in un pellegrinaggio, è possibile seguire in silenzio il viottolo deserto che dalla Strada Nazionale Villaseta-Porto Empedocle, attraverso i campi, porta subito alla vecchia casa dove il poeta nacque, visse una parte della sua infanzia e fu accolto, nei primi anni di maturità, con la sua giovane famiglia. Muovendosi in questi luoghi, le tracce di una vita passata, sebbene molte ormai cancellate, si manifestano con tutta la loro suggestione; tracce che il tempo non potrà che rendere sempre più forti ed emozionanti.
La casa, un’abitazione rurale di fine Settecento, si erge solitaria e silenziosa in mezzo alla “natia campagna”, ed è visitabile solo nel primo piano, dove si custodisce una copiosa raccolta di fotografia d’epoca che illustrano alcuni tra i momenti più salienti della vita del drammaturgo, il premio Nobel ricevuto da Pirandello nel 1934, un busto in bronzo che lo raffigura e alcuni suoi dipinti che rappresentano la campagna circostante. Un piccolo sentiero sulla destra della casa conduce a quel poco che rimane del vecchio pino ai cui piedi è conservata l’urna con le ceneri di Pirandello. È una semplice sepoltura, una stele in pietra proveniente dalla Rupe Atenea, successivamente plasmata dallo scultore Marino Mazzacurati, che ospita l’urna con le ceneri, tra fiori di campo, agavi, viti e olivastri. Il visitatore che ben conosce alcuni dei più bei versi pirandelliani riconoscerà facilmente, allora, in questi luoghi la base dell’ispirazione del poeta che vi trasse linfa vitale per la propria produzione letteraria.
“Casa romita in mezzo alla natia / campagna, aerea qui, sull’altipiano / d’azzurre argille, a cui sommesso invia / fervor di spume il mare aspro africano,/ te sempre vedo, sempre, da lontano se penso al punto in cui la vita mia s’aprì piccola al mondo immenso e vano / da qui – dico – da qui presi la via./ Da questo sentieruolo tra gli olivi,/ di mentastro, di salvie profumato,/ m’incamminai pè’l mondo ignaro e franco./ E tanto e tanto o fiorellini schivi / tra l’erma siepe, tanto ho camminato / per ricondurmi a voi, deluso e stanco” (“Ritorno”, ne “La Zampogna” – 1901).
La casa di Pirandello si raggiunge da Agrigento imboccando la statale 115 in direzione Porto Empedocle sino ad incontrare, sulla sinistra, la stradella (segnalata) che conduce alla Casa Museo, visitabile a pagamento tutti i giorni dalle 8 alle 20; passeggiata al pino dalle 8 fino ad un’ora prima del tramonto.
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