Last updated on Ottobre 1st, 2012 at 03:55 pm
Com’era bella l’Italia dell’Ottocento. Le città erano ancora un po’ come le campagne e pascolavano i bufali a Roma. Nelle strade si alzava la polvere e le carrozze tracciavano solchi. Tutto questo si può vedere nella mostra “L’Italia dopo l’Unità, vedute di città italiane dal 1860 al 1890” a Torino alla Biblioteca Civica Villa Amoretti. L’ha organizzata Laura Danna dell’Associazione per la Fotografia Storica di Torino.
L’Italia è partita da Torino, ce lo racconta la storia. Ma l’Italia è stata raccontata anche dai fotografi che dal Nord Europa e dal Nord Italia sono scesi a vedere come stavano le città fino a Palermo. Dietro un’immagine c’è sempre un occhio che pensa e una sensibilità, quella del cronista oppure del poeta.
Tutti i primi fotografi dell’Ottocento avevano pratica di pittura e di incisioni ma la lastra si è rivelata subito una rivoluzione. L’immagine è quella e basta, prova incontrovertibile di una verità. Quel veliero era lì in quel momento, quel palazzo aveva quel portone, c’era quella luce leggera e gli alberi senza foglie. Così d
al nord al sud viaggiavano i fotografi pionieri a vedere come andavano le cose. Poi vendevano le fotografie ai viaggiatori che se le riportavano a casa come cacciatori con le prede e le mostravano, le conservavano.
Queste fotografie sono delicate e leggere e anche sopravvissute al tempo. Chi le raccoglie è come un archeologo che cattura i pezzi del naufragio di un tempo che non c’è più. Infatti chi le guarda trova sempre quello che è scomparso, sente il silenzio di quegli anni e l’aria pulita e anche lo stupore.
La fotografia non era un vizio, nell’Ottocento, era uno stadio di contemplazione e di racconto. Sommer, fotografo tedesco, va a stare a Napoli e apre uno studio anche a Palermo, cataloga le più belle inquadrature di città italiane, la visita di Garibaldi agli scavi di Pompei, le distruzioni a Gaeta e la sua bella moglie negli angoli poetici d’Italia. Il suo occhio non smette mai di amare la geometria migliore, quella più logica con un sospiro però di ammirazione.
Rive era invece francese e attraversa l’Italia alla ricerca del silenzio. Vedute molto ampie, a volo d’uccello dove ogni tanto si vede un uomo che guarda a sua volta il paesaggio. In questa mostra è possibile vedere un passaggio ordinato di carrozze a Milano, sospeso nella nebbia di prima mattina, Venezia di notte con l’effetto luna blu e il porto di Genova seminato di velieri. Poi ci sono la magnifica Palermo e la selvaggia Taormina. Su quelle spiagge c’erano solo reti di pescatori e alberi da frutto e cespugli e il mare incredibilmente limpido.
Di Catania c’è una fotografia di piazza Duomo di Mauro Ledru. E in questa immagine un gioco di sguardi: il fotografo punta uomini e donne e bambini e loro guardano tutti il fotografo. I bambini sono sfocati perché i bambini non stano mai fermi, ora come allora.
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