Last updated on Ottobre 1st, 2012 at 03:52 pm
L’ottantatreenne Jean Vanier è una delle figure di maggior spicco nell’odierno panorama della spiritualità e della carità cristiane. Proveniente da una famiglia altolocata – suo padre fu governatore del Canada -, abbandonata la carriera militare, si dedicò allo studio della filosofia, spinto anche da forti motivazioni esistenziali e religiose legate alla ricerca del senso della vita. Intorno ai trentacinque anni, l’incontro con alcune persone portatrici di gravi forme di disabilità impresse una svolta decisiva alla sua vita: quell’umanità sofferente poneva interrogativi drammatici e chiedeva di essere non soltanto accettata, ma amata.
Vanier non si tirò indietro: di lì a poco fondò la comunità dell’Arca e dette vita al movimento Fede e Luce, sempre a partire dall’accoglienza di donne e uomini sofferenti nel corpo e nella mente. Le due realtà avranno un’ampia diffusione in tutto il mondo, affermandosi come luoghi di vera fraternità. L’ultimo volume di Jean Vanier, giunto da poco nelle librerie, si intitola «Segni. Sette parole per sperare» (San Paolo): si tratta di un testo che raccoglie una serie di conversazioni mirate ad agevolare l’ “incontro con la tenerezza di Dio”. I termini-chiave intorno ai quali l’autore ha condensato le sue riflessioni sono i seguenti: umiliazioni, educazioni, trasformazioni, autorità, comunità, vulnerabilità e misteri: «sette parole per comprendere noi stessi, il mondo e la Chiesa, ricordando … che l’amore può attraversare ciò che pare assurdo e ha il potere di trasformarlo in mistero. E il mistero è abitabile».
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