Last updated on Ottobre 1st, 2012 at 03:47 pm
Quando si parla di Enzo Sellerio non si può non ricordare la sua passione per la fotografia neorealistica o la sua amicizia con Bruno Caruso, tanto che lo spronò nel 1952 a partecipare ad un concorso regionale di fotografia vincendo il primo premio che gli valsero, per quel tempo, una vero «gruzzolo» ben 50mila lire.
Nel 1955 il suo primo reportage, «Borgo di Dio», è considerato ancora oggi uno dei capolavori della fotografia neorealistica in Italia.
Non solo fotografia, ma anche editoria. Infatti, chiacchierando assieme ad altri suoi due amici di sempre Leonardo Sciascia e Antonino Buttitta, nel 1969 fonda sempre a Palermo, assieme alla moglie Elvira Giorgianni – scomparsa il 3 agosto 2010 – la «Sellerio Editore», che nelle sue collane annovera le pubblicazioni dei più grandi scrittori contemporanei e soprattutto tutte i romanzi di un altro siciliano doc, Andrea Camilleri che hanno avuto come protagonista il commissario Montalbano. Ma la sua passione rimase sempre la fotografia, gli «scatti» entrati prepotentemente nella storia. L’ultima sua mostra risale al 2007 dal titolo emblematico «Fermo immagine».
Di lui un altro uomo di cultura siciliano, recentemente scomparso, Vincenzo Consolo scrisse: «La fotografia di Sellerio, come ogni vera arte non è naturalistica, ma è allusiva e metaforica».
Fotografo-documentarista con una parentesi della sua vita vissuta verso i 40 anni, anche in America come fotoreporter. Poi il ritorno a casa, nella sua Palermo e con le sue iniziative coniugando arte-foto-editoria.
Documenta l’esperienza siciliana del sociologo Danilo Dolci, racconta attraverso le sue immagini i paesi dell’Etna e naturalmente Palermo. Celebri i suoi scatti. Come quei fotogrammi che ritraggono alcuni ragazzini del quartiere della Kalsa che giocano a formare un plotone di esecuzione fucilando per finta un loro coetaneo. O il vecchio curvo che porta il suo asinello a vedere la portaerei americana. O ancora gli emigranti in partenza dalla stazione ferroviaria. O il riposo del giovanissimo suonatore di tromba seduto su un gradino.
Ma di Enzo Sellerio, senza dubbio riecheggiano le sue disperate parole rivolte alla sua città che trasudano anche dalle antiche «balate» bagnate della Vucciria.
Ebbe a dire parlando e criticando le sue brutture: «Palermo è senza scheletro. Come faccia a camminare non lo so. In questo senso è un luogo miracolato. Se tornassi a fotografare, per divertimento farei un servizio sulla maledizione dei normanni. Guardi che cosa hanno combinato. A Monreale con due statue di bronzo alte quattro metri hanno rovinato il portico del duomo. La sala Duca di Montalto a Palazzo dei Normanni (sede del parlamento siciliano, ndr) è un luogo che per come è stato restaurato sarà molto apprezzato dagli ortopedici perchè lì cadere è molto facile».
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