Last updated on Ottobre 1st, 2012 at 03:41 pm
Benvenuti a Noto, città patrimonio dell’umanità». È questo il manifesto che accoglie i turisti che arrivano a Noto.
Un riconoscimento – di quest’anno ne ricorre il decennale e per il quale sono previste tutta una serie di iniziative in sinergia con gli altri sette comuni del Val di Noto riconosciuti come «patrimonio dell’umanità» -, che ne ha cambiato le rotte di sviluppo: stop al tentativo di impiantare sul territorio investimenti e progetti invasivi che poco avessero a che fare con le peculiarità e le esigenze dello stesso, e via ad nuovo modello, basato sulle caratteristiche della zona e sulla sostenibilità.
«Il riconoscimento Unesco non ha rappresentato una semplice medaglia al valore – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Noto, Costanza Messina – ma l’inizio di una riflessione complessiva basata sulla lettura del nostro territorio. Oltre alla creazione dell’identità culturale, è stata posta più attenzione alle imprese e all’occupazione, senza perdere di vista la tutela e la sostenibilità dell’ambiente. E anche i fattori di crescita sono stati monitorati, secondo le priorità inedite dell’autodeterminazione territoriale e dell’anima dei luoghi stessi».
A giugno saranno dieci gli anni passati dall’importante riconoscimento a livello internazionale, e nonostante l’alternarsi delle amministrazioni lo sviluppo del territorio è sempre stato messo in prima linea per fare da traino all’economia. «Dalla lettura del territorio e dalla valutazione dei punti di forza e di debolezza, si pensò ad un modello di sviluppo che potesse migliorare in termini sia economici che di qualità della vita, proponendo un distretto culturale e un piano di sviluppo non invasivo, che si scontrava con i distretti industriali del nord est d’Italia. Cambiò il paradigma politico-istituzionale e il modello di riferimento, cosa che purtroppo non si può dire della zona nord della nostra provincia».
La sfida di Noto e del suo territorio continua, magari coinvolgendo anche quella zona di provincia: «Bisogna auspicarne un riscatto – conclude Costanza Messina – offrendo anche concreti supporti ad iniziative interessanti come quelle del Consorzio Universitario Archimedeo volte a riqualificare e recuperare le Saline, oppure aprire ad un itinerario naturalistico e culturale, un viaggio nello spazio dalla zona Nord alla zona Sud. Sono questi gli ingredienti su cui puntare, in un’ottica in cui rivestono fondamentale importanza i valori della terra, della tradizione e del talento. Bisogna riappropriarsi delle proprie radici, ritrovando il valore della terra e le tante tradizioni che ci appartengono; bisogna mirare in ogni campo a preparazione e professionalità dando spazio alla creatività e all’ingegno, e, dal punto di vista di chi opera nel pubblico, creare le condizioni affinché ciò avvenga: questo è il nostro modello, è il “modello Noto”».
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