Last updated on Ottobre 2nd, 2012 at 07:33 pm
Palermo. “Il presidente della Regione non sarà rinviato a giudizio, perché io mi dimetterò un minuto prima che il giudice decida su rinvio a giudizio o archiviazione”.
Raffaele Lombardo, dunque, attenderà il verdetto del processo che lo vede imputato con il fratello Angelo, per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio di voto aggravato, da semplice cittadino. Non volendo coinvolgere nella vicenda giudiziaria l’istituzione che rappresenta dal 2008 quando fu eletto con oltre il 65% dei suffragi.
Così l’occasione per lo scambio degli auguri per le festività di Pasqua, diventa il pretesto per parlare della crisi che potrebbe investire la Regione – ma nessuno può immaginare i tempi – che è anche alle prese con i problemi di bilancio e finanziaria che devono essere approvati entro il 30 di aprile, alla scadenza del quarto mese di esercizio provvisorio.
«Con questa vicenda ho convissuto per due anni – ha detto Lombardo, riferendosi al rinvio a giudizio coatto – ma c’è stata l’inaspettata conclusione del gip di chiedere il rinvio a giudizio, benché la procura della Repubblica di Catania, che nel frattempo ha avuto tre reggenze diverse, avesse chiesto l’archiviazione. Ora la conclusione è legata all’individuazione di un nuovo giudice dell’udienza preliminare che avrà bisogno di leggere almeno una parte delle centomila pagine dell’inchiesta».
Lombardo, deciderà insieme con i suoi legali se ricorrere eventualmente al rito abbreviato che consente di giudicare allo stato degli atti. «Ma anche in quel caso – ha acontinuato – mi dimetterò un minuto prima della sentenza che, secondo la mia coscienza, dovrebbe essere di assoluzione. Quando ciò avverrà? Nessuno può dirlo, in teoria, si potrebbe anche arrivare alla fine della legislatura. E, comunque, escluso nella maniera più categorica di avvalermi del legittimo impedimento».
Insomma, il presidente della Regione non intende uscire di scena senza avere prima combattuto per dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli sono contestati. Nel corso della conferenza stampa, ha smentito decisamente le dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati, ex capomafia della provincia di Agrigento, secondo cui, «un tale Di Bella, suo socio, gli avrebbe chiesto di votare per l’Mpa», movimento che esordì in occasione delle elezioni amministrative di Catania nel 2005. «Questo Di Bella – ha specificato Lombardo – risulta che sia stato arrestato nel 2004. Come tutti sanno il nostro punto di riferimento in provincia di Agrigento è Roberto di Mauro, ma Di Gati ha detto di avere fatto votare per un tale Arnone che non era candidati nelle liste dell’Mpa. Di Gati ha mentito per questo sarà perseguito».
Sulle presunte agevolazioni procurate all’Impresa Safab, «che ha fatto tanti lavori in Sicilia: dighe, strade e persino il parcheggio sotto il Palazzo di Giustizia di Palermo, l’unico appalto per cui si sarebbe rivolto a me, la costruzione delle abitazioni per i militari americani (di stanza a Sigonella, ndr), non l’ha ottenuto. Se ha avuto un patrocinio politico non è stato sicuramente da parte mia, perché, tra l’altro, la Safab era nel sistema dei termovalorizzatori che io ho contribuito a demolire».
Una storia che s’intreccia con la richiesta di fallimento della società, la Pea, che avrebbe dovuto costruire uno dei quattro termovalorizzatori previsti in Sicilia, quello di Palermo. Fallimento nel quale sarebbe indagato l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, per bancarotta fraudolenta perché uno dei consulenti della società, ma prima di essere chiamato in qualità di tecnico a fare parte della giunta regionale. «Armao – ha sottolineato Lombardo – ha lasciato tutti i suoi incarichi professionali prima di diventare assessore». Lombardo ha anche rilevato che sono ottimi i rapporti con l’assessore alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, Caterina Chinnici, e con l’assessore all’Energia, Giosuè Marino, «con il quale abbiamo già programmato una serie di attività per la prossima settimana».
Dal prossimo 11 aprile, Lombardo ha anticipato che si occuperà personalmente dell’esame in commissione del bilancio e della finanziaria. Fare quadrare i conti non sarà facile: «A scanso di equivoci, se ci sarà da fare un taglio orizzontale alla spese, taglieremo e non se ne parla più. Non c’è alcun giudizio negativo sul lavoro svolto da Armao e dai suoi collaboratori, che sono stati usati come un juke-box».
Ma subito dopo bilancio e finanziaria, non è escluso che il Pd riproponga il problema di sciogliere l’Ars e ricorrere a nuove elezioni. «Assumerò ogni decisione assieme agli alleati, Ma non sarà un escamotage per evitare la riduzione del numero dei deputati. Ricandidarmi? Darò una mano, farò tutto il possibile perché la coalizione si rafforzi. Ci sono partiti che per le amministrative di Palermo hanno deciso di stare da un’altra parte, ma potrebbero tornare nella coalizione. Ovviamente, è ardito immaginare che questo possa valere per il Pdl». Ma il riferimento era all’Udc, nonostante il recente scambio di colpi di spillo con Casini, e a Grande Sud di Gianfranco Miccichè.
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