Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 08:33 am
Rischia di diventare un vero e proprio incubo, per contribuenti e commercialisti, l’Imposta Municipale Unica, più semplicemente «Imu», che reintroduce, con una denominazione diversa e parametri più costosi, l’Ici sulla prima casa che era stata abolita dal governo Berlusconi, nel 2008. L’«Imu» è uno degli effetti immediati del federalismo fiscale: il gettito per metà finirà nelle casse comunali e per metà in quelle dello Stato.
Per quanto riguarda la Sicilia è di pochi giorni fa una sentenza della Corte Costituzionale che riconosce alle regioni a Statuto speciale la titolarietà del tributo. Ma questa è un’altra storia.
Intanto, nessuno dei grandi comuni isolani, compresi i capoluoghi di provincia, tranne Palermo, hanno adottato la relativa delibera. Da un lato perché i sindaci non intendono introdurre nuovi balzelli alla vigilia delle elezioni di maggio, dall’altro perché mancano disposizioni chiare. Tant’è che in queste ore in commissione Bilancio del Senato si esamina la possibilità di differire la scadenza al mese di settembre, invece che il prossimo 16 giugno.
«Abbiamo presente il problema – ha detto ieri il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, a margine dei lavori della stessa commissione – faremo del nostro meglio». Una risposta generica al quesito posto dall’associazione dei Caf che ha lanciato un vero e proprio allarme sui disagi che si creerebbero ai cittadini-contribuenti, specialmente quelli che per la dichiarazione dei propri redditi utilizzano il «modello 730».
Da Messina a Trapani, da Catania a Palermo, Agrigento, Ragusa, Siracusa, Enna, ma neanche Gela, Marsala o Modica hanno ancora adottato la delibera per l’introduzione dell’Imu. Ma i comuni, per fare fronte ai minori trasferimenti dello Stato, hanno anche la facoltà di aumentare l’Irpef comunale. Anche questo tributo è stato raddoppiato dal Consiglio comunale di Palermo su proposta del commissario straordinario, il prefetto Maria Luisa Latella, per evitare di dichiarare il dissesto finanziario.
Ieri è stato stabilito che non ci sarà alcun rinvio: il 16 giugno si dovrà pagare la rata di acconto. In realtà, il versamento si potrà effettuare fino al 18 giugno, essendo il 16 sabato. Secondo la commercialista Cinthia Tarantino, non sarebbe un problema se il governo non dovesse concedere la richiesta proroga: «Perché il 18 giugno si paga solo l’acconto. Il resto potrà essere calcolato con esattezza con la seconda rata di dicembre».
I relatori al decreto fiscale, all’esame del Senato, hanno infatti presentato un emendamento che stabilisce per il pagamento tenendo conto delle aliquote di base (7,6 per mille e 3,8 per mille per la prima casa) e della detrazione di 200 euro, sempre per l’abitazione. Intanto viene messo un punto fermo e chi si appresta a fare il 730 in questi giorni potrà anche mettere mano alla pratica della nuova tassa sulla casa. Poi a luglio si faranno i conti: in base al gettito incassato a giugno, il governo rimodulerà aliquote e detrazioni; poi a settembre le delibere dei Comuni.
Perché la prima abitazione, su cui si può beneficiare di una detrazione di 200 euro, sia riconosciuta tale ai fini del calcolo dell’Imu, devono coincidere sia la residenza che il domicilio. Per le case in locazione di applica l’aliquota base dello 0,76%. Aliquote che i comuni possono variare annualmente, ma in questo caso si pone il problema di chi ha scelto la cedolare secca e, quindi, per il fitto bloccato per cinque anni, che in costanza di incasso dovrebbe pagare un’Imu maggiore.
Ovviamente chi preferisce calcolare da sé l’Imu da versare al comune di appartenenza, deve tenere conto della rivalutazione delle rendite catastali che variano di città in città, ma anche all’interno delle stesse città variano le tipologie ed anche il valore degli immobili.
In ogni caso, i comuni finora inadempienti hanno hanno ancora qualche settimana di tempo per adottare l’Imu: i termini per l’approvazione dei bilanci è stato prorogato al 30 di giugno. E, poi, superata la tornata elettorale, i sindaci avranno tutto l’interesse a mettersi in regola, poiché l’Imu e l’Irpef comunale fanno immediatamente cassa.
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