Last updated on Ottobre 2nd, 2012 at 03:15 pm
La storia dell’abitato attuale di Zafferana Etnea ha origine con la fondazione del Priorato di San Giacomo, un monastero benedettino costruito nel Medioevo e di cui si hanno notizie certe a partire dal 1387 in un documento firmato dal Vescovo di Catania Simone del Pozzo. Il primo toponimo che si riscontra nella storia di Zafferana è “Cella”, che indicava lo stesso territorio di San Giacomo, dove era ubicato il priorato. In un documento del 1694, invece, compare per la prima volta il toponimo “Zafarana” che darà poi il nome al paese. Durante la nostra passeggiata, la Cisternazza, nella frazione di Pisano, a sud dell’abitato, merita una visita è uno storico complesso monumentale del Comune di Zafferana Etnea, situato nei pressi della chiesa di san Giuseppe.
Edificata la chiesa di san Giuseppe e i locali residenziali attigui, il vescovo di Catania, Andrea Riggio, fece costruire intorno alla fine del XVII secolo, lateralmente all’edificio sacro, una monumentale cisterna, che per la sua poderosa mole venne ben presto denominata dagli abitanti locali “La Cisternazza”. Essa rappresenta la più antica costruzione mai rimaneggiata o riedificata esistente sul territorio zafferanoto. Ma Zafferana Etnea è anche altro: è un centro turistico estivo ed invernale per l’Etna. E’ infatti meta costante e apprezzata di turisti attratti dalla spettacolarità delle sue eruzioni, di tanti villeggianti nel periodo estivo, richiamati dal patrimonio artistico, monumentale e culturale, di amanti dell’escursionismo attraverso i suggestivi sentieri naturali lungo il vulcano e di numerosi sciatori in inverno. Denominata la «perla dell’Etna», è immersa nel verde del parco dell’Etna e la sua posizione permette di ammirare un incantevole panorama che nelle giornate terse spazia dalle coste della Calabria a quelle del golfo di Siracusa. Un gioiello. Come scrisse Igor Mann su “La Stampa” diversi anni fa: «A Zafferana l’aria è buona alle labbra, sa di pane fresco di forno, di ginestre. E da lassù, dai tremila metri dell’Etna, la Sicilia è una stella a tre punte nel cielo capovolto del suo mare antico».
A est di Zafferana, scendendo verso il mare ecco Santa Venerina un tempo divisa fra la Contea di Aci e la contea di Mascali. Il torrente Salaro fu per molti secoli confine naturale tra le due contee, attraversato dalla regia trazzera che congiungeva Messina a Catania. I viandanti che varcavano il confine tra le due contee erano obbligati al pagamento di un dazio, riscosso da guardie acesi per conto del Senato di Jaci. Fu proprio a seguito dello stazionamento di questa gente che cominciò a delinearsi il primo nucleo abitato, con l’edificazione di una cappella, dedicata alla patrona di Jaci: Santa Venera. La costituzione a comune autonomo di Santa Venerina si ebbe nel 1936 con scorporo di porzioni di territorio dei comuni di Acireale, Zafferana Etnea e Giarre. Fra le bellezze da non perdere la visita alla chiesa Madre “Santa Venera” aperta al culto nel 1749. Contiene opere di alto valore artistico del pittore acese Pietro Paolo Vasta. Con la nascita del Comune di Santa Venerina nel 1936, la chiesa ottiene il titolo di Arcipretura Parrocchiale e ivi si festeggia la domenica successiva al 26 Luglio la patrona del comune Santa Venera e l’ultima domenica del mese di Gennaio il compatrono San Sebastiano. Chiesa di Linera ” Maria SS. del Lume”: le origini dell’odierna Chiesa Madre di Linera risalgono al 1812 ad opera dei Roncisvalle. Distrutta due volte dal terremoto, fu sempre ricostruita. Il 19 marzo 1955 fu elevata ad Arcipretura parrocchiale, riconoscendola così quale parrocchia principale di Linera.
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