Con la Giornata mondiale dell’ambiente di oggi prende il via la decade delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi.
Ci stiamo forse rendendo conto che fino a questo momento ci siamo comportati come se avessimo le mani bucate?
Per cinquant’anni l’umanità ha abusato delle risorse del pianeta, spendendo molto più di quanto dispone nel proprio salvadanaio ecologico. Solo in Italia, per soddisfare i nostri sti li di vita, è come se utilizzassimo annualmente l’equivalente di 2,7 Terre.
Questo cosa significa?
Che non diamo alla natura il tempo fisiologico di rigenerarsi, che la sfruttiamo tra scurando il debito ecologico che accumuliamo. I dati scientifici riportano che il 75 per cento della superficie planetaria ha subito altera zioni profonde, a cui sono legati i primi segni di cedimento che negli ultimi anni stiamo notando con maggiore frequenza.
La pandemia da Covid-19 è senza dubbio l’indicatore più forte. Non dimentichiamoci però degli incendi in Amazzonia, connessi sì al clima sempre più caldo, ma resi ancora più distruttivi dalla deforestazione illegale. O le piogge torrenziali che colpiscono il nostro Paese, sempre più accompagnate da frane dovute al dissesto idrogeologico, o esondazioni date dalla modifica del corso naturale dei fiumi e dall’indifferenza per le condizioni degli argini.
E poi il mare, scrigno di ricchezza e biodiversità e regolatore essenziale del clima (le praterie di Posidonia costituiscono uno dei maggiori dissipatori di CO2).
Ora più che mai, le conoscenze di cui disponiamo e i progressi tecnologici, ci per mettono di comprendere la natura e di ascoltare i suoi segnali, ma manca ancora qualcosa. Un antico proverbio arabo recita che puoi condurre un cammello alla fonte, ma non puoi costringerlo a bere. In assenza di volontà che scaturisce dalla comprensione che di un cambiamento c’è bisogno, anche il più avanzato degli strumenti o dei programmi sarà destinato a fallire. E così che le azioni volte a ripristinare i nostri ecosistemi avranno successo solo se saranno accompagnate da un cambio di paradigma e da una nuova concezione della relazione di mutui benefici fra economia ed ecologia. D’altronde l’economia è quella disciplina che orienta il modo in cui governiamo la nostra casa.
Così anche per la Terra: se non è guidata da un approccio ecologico, la sua amministrazione non porterà benefici per nessuno. Per decenni, annebbiati dal guadagno immediato, abbiamo per seguito l’utopia della crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, noncuranti delle conseguenze. Ed è questo il punto su cui insistere per attuare la necessaria rigenerazione dei nostri pensieri, a partire dalla consapevolezza che tutto è interconnesso, che le persone possono essere in salute solo se lo è anche il pianeta.
Ripristinare i nostri ecosistemi corrisponde a fortificare le fondamenta della nostra sopravvivenza, rendendoci meno esposti alle intemperie che il futuro ci riserverà. Dobbiamo accogliere questa verità, interiorizzarla e far ne la stella polare che orienta le nostre azioni. Solo così porteremo a compimento la transizione ecologica del nostro sistema sociale ed economico.
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