Giovanni Brusca, l’uomo dell’attentato di Capaci, killer spietato della mafia, è tornato in libertà dopo 25 anni. È stato il settimanale Espresso, con un articolo di Lirio Abbate, a dare in anteprima la notizia, raccontando l’ultimo giorno da detenuto di Brusca, l’uscita dal carcere di Rebibbia e il fatto che l’ex boss, avendo scontato la sua pena è adesso un uomo libero, anche se tecnicamente resterà sottoposto per quattro anni al regime di libertà vigilata, come stabilito dalla corte d’Appello di Milano, l’ultima che si è pronunciata sul suo conto.
La storia criminale di Giovanni Brusca è lunga e costellata tutta da episodi che sono tra i più feroci e cruenti messi in atto dall’organizzazione criminale: dall’attentato di Capaci contro Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta massacrati sull’autostrada, all’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio undicenne del pentito Mario Santo Di Matteo: Giuseppe fu rapito, torturato e sciolto nell’acido, un episodio che suscitò orrore e indignazione e di cui proprio Brusca fu protagonista.
Nella seconda fase della sua esistenza, dopo essere stato arrestato da agenti della polizia di Stato il 20 maggio 1996 in una villetta vicino ad Agrigento, Brusca finse di volersi pentire, provando a mettere in atto, in effetti, un piano per screditare alcuni collaboratori di giustizia che stavano effettivamente raccontando segreti legati a Cosa Nostra. Il piano non riuscì ma successivamente Brusca decise di pentirsi davvero e raccontò molti particolari inediti sulle attività delle famiglie mafiose, sui rapporti con colletti bianchi e insospettabili.
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