Le Regioni del Sud contro lo Stato per impedire lo scippo dei fondi europei per l’agricoltura. Oggi «la battaglia lascia la sede del confronto istituzionale – si legge in una nota congiunta – e diventa anche questione politica nazionale.
Sarà una conferenza stampa, in programma per oggi a Roma, nella sala “Caduti di Nassirya” di Palazzo Madama, in Senato, alle ore 16,30, a segnare il cambio di passo del confronto – sin qui rimasto nei confini della Conferenza Stato-Regioni – sul tema del riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo agricolo».
«L’ipotesi – si legge nella nota – di una revisione dei criteri di ripartizione, con lo stravolgimento dei parametri della storicità della spesa, incontra la ferma opposizione delle Regioni del Sud, con Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, cui si è aggiunta anche l’Umbria, impegnate a sostenere le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalità proprie del fondo europeo Feasr: colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali».
Queste Regioni rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr.
«Per mesi – osservano gli assessori all’Agricoltura delle 6 Regioni – abbiamo tentato di ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo unanime ed equo, scevro da penalizzazioni per zone del Paese che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni che, in parole povere, si tradurrebbero in scippi di risorse essenziali. Ci siamo, però, trovati di fronte ad un muro di gomma, diventato ancor più respingente dopo la presa di posizione del ministero che, sovvertendo la logica e le indicazioni di matrice europea, ha deciso di cancellare principi elementari quanto essenziali, con scelte che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, non tenendo conto che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac».
Da qui la decisione di avviare una mobilitazione che ha già portato ad un incontro con la ministra per il Sud, Mara Carfagna, e ora alla presa di contatto con l’opinione pubblica, «alla quale illustrare le motivazioni di una iniziativa che va oltre la difesa dello status quo. Siamo pronti – concludono – anche a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023, ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che condurrebbe ad una forte penalizzazione per regioni svantaggiate, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate».
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