Last updated on Settembre 18th, 2019 at 01:57 pm
Resuttano come “terra del Regno” e quindi ufficialmente come paese nasce il 7 giugno del 1627 per volere di Giuseppe Di Napoli, signore di Alessandria Della Rocca ed ha poco meno di quattro secoli di distanza. Collocato nel cuore della Sicilia, arrampicato su un pendio che lo fa sembrare un luogo fuori dal tempo, sulla storia di Resuttano c’è tanto da dire. I primi insediamenti sono molto antichi e risalgono a 2700 anni fa, che testimoniano la presenza umana fin dall’età preistorica. Passo di Landro, contrada Cannatello, Terravecchia di Cuti, Masseria Castello, tutte in epoca diverse rappresentano la certezza di questa lunga gloriosa storia. Elimi, Sicani, Siculi, Greci, Romani, Bizantini, quindi Arabi e Normanni si sono avvicendati nel territorio di Resuttano.
Il passaggio degli Arabi è stato decisivo e fondamentale per la nascita di Resuttano, il cui nome è di chiara derivazione araba, altro non è che la derivazione di Rahal Suptanum o Rahal Sultan (Casale fortificato), un edificio rurale e militare risalente al X secolo, la cui costruzione sorge sulla riva sinistra del fiume Imera, più comunemente chiamato il “Castello”. Il Castello di Resuttano è una storica costruzione risalente al XIV secolo, probabilmente sui resti di un vecchio casale di epoca normanna. Da qui transitò e soggiornò pure il re Federico II d’Aragona.
Nel 1910 il notaio Manasia portò a compimento la quotizzazione dell’ex feudo Castello, dell’estensione di 800 ettari, che venne diviso a 114 quotisti di Resuttano, Alimena e Bompietro. L’importanza del castello di Resuttano è dovuta in primo luogo alla posizione geografica, a quota 458 metri sul livello del mare, sulle rive dell’Imera Meridionale, lungo la via che collegava Palermo con Catania. Parzialmente trasformato e inglobato nei resti di una masseria, il nucleo del castello di Resuttano è in realtà una torre a due elevazioni. Una robusta torre che al piano terra presenta due vani di piccole dimensioni: quello a nord, voltato, era accessibile solamente dal soffitto ed era presumibilmente la cisterna della torre. L’altro ambiente, a sud, presenta due feritoie, una delle quali trasformata in porta, che era servita da una scala non più esistente. Al primo piano sono ancora visibili due finestre con stipiti ed archivolto in pietra da taglio, il cui concio di chiave reca lo stemma dei Ventimiglia scolpito anche nelle basi ai lati delle stesse aperture. Una scala a chiocciola in pietra da taglio allocata nello spessore murario ancora oggi in parte ben conservata consentiva l’accesso alla terrazza della torre.
Del castello oggi rimangono solo dei ruderi; tutti i soffitti sono crollati, per l’inesorabilità del tempo che passa, l’incuria di chi ne ha avuto il possesso o peggio ancora a chi ne ha fatto demolire una buona parte per fugarvi i fantasmi che ivi alloggiavano. «Si cominciò a sussurrare tra i contadini di spiriti, di fantasmi, di fiammelle viste correre di notte nei pressi del castello, di strane apparizioni… di spiriti vaganti nella notte col proposito di far male. Le dicerie si accrebbero, si allargarono, assunsero il carattere di veri e propri racconti con sfoggio di particolari sulla cui veridicità ciascuno era pronto a giurare e il castello, rifugio di gufi e civette, fu riguardato con un senso di paura e di diffidenza»: tratto da Notturno di grilli, di Francesco Stella-Casa Editrice Alba Milano, 1930.
Negli ultimi decenni la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta è intervenuta diverse volte con opere mirate per la conservazione del monumento, provvedendo a delimitare e recintare l’area e provvedendo all’esecuzione di lavori provvisori di puntellamento.
Speciale de La Sicilia
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Salve, complimenti per l’articolo interessante ma non ho trovato il libro citato, notturno dei grilli, sono rimasto troppo incuriosito. Si possono avere maggiori dettagli, anche riguardo l’autore? Sulla divisione del feudo Castello spesso si riconduce all’anno 1919 invece del 1910 chissà se c’è una spiegazione. Grazie.