Questo Pd “ci sembra schiacciato a sinistra” e “rischia di diventare un grande Leu e sin troppo appassionato ad alcune posizioni radicali del M5s”. E’ la valutazione del senatore ‘renziano’ siciliano Davide Faraone che, in un’intervista a La Sicilia, non esclude la ‘scissione’: “lo capiremo, lo decideremo alla Leopolda”.
“Ma, certo – sottolinea – questo non è il Pd di Renzi, ma non è più neppure quello di Veltroni. Bisogna costruire qualcosa di nuovo, il Paese ne ha bisogno”. “Noi – aggiunge il senatore del Pd – vogliamo che non si smarrisca la stella polare riformista dei primi mille giorni del governo Renzi. Oggi, nel partito, notiamo un’ involuzione. A partire dal lessico: ho sentito parlare di ‘imprenditori padroni’. I lavoratori sono nel nostro cuore, ma per noi gli imprenditori sono lavoratori”. “C’ è un patrimonio riformista e liberale – osserva Faraone – legato non solo al Jobs Act e all’ impianto istituzionale del referendum che il Pd deve salvaguardare. E del quale noi siamo sentinelle: Ma certo, se si continua così…”.
E sul nuovo esecutivo nazionale ricorda che “Renzi parlava di un governo istituzionale per scongiurare pesanti conseguenze economiche e recuperare i rapporti con l’ Ue”. “Ora c’è chi lavora addirittura ad alleanze con grillini alle Regionali – afferma Faraone – mutuando il modello di ‘nuovo Ulivo’ con dentro M5S e Leu. Mi sembra si stia correndo troppo…”.
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