A Palazzo dei Normanni i deputatihanno approvato all’unanimità un ordine del giorno congiunto volto a chiedere al governo nazionale che una quota dei fondi destinati allo sviluppo infrastrutturale sia destinata agli investimenti nelle regioni del Sud, e di sospendere il processo di stipula delle intese con il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna, “finchè non siano definiti i livelli essenziali delle prestazioni che riguardano i diritti civili e sociali da garantire sul territorio nazionale”. o
Alla fine l’Assemblea regionale siciliana ha approvato un ordine del giorno congiunto all’unanimità. Con esso i deputati hanno dato mandato al governo per realizzare alcune azioni. Anzitutto viene chiesto e al governo nazionale di trattare l’autonomia regionale delle tre regioni dopo avere valutato se i livelli essenziali delle prestazioni siano garantiti su tutto il territorio nazionale. Nessuna nuova competenza dovrebbe poi essere attribuita, secondo l’ordine del giorno, senza che siano garantite la perequazione fiscale e infrastrutturale e senza che siano attuate le misure di compensazione per le condizioni di insularità.
L’Ars si schiera inoltre contro il criterio della spesa storica proposto negli accordi e “sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza”. Poi i deputati siciliani, passano alle rivendicazioni. Chiedono così che il governo Conte garantisca la spesa d’investimento per i prossimi dieci anni così da colmare il divario con le regioni del Nord. Che sia data piena attuazione alle norme dello Statuto siciliano sull’autonomia finanziaria ancora non attuati. L’ultimo impegno che Sala d’Ercole richiede a Palazzo d’Orleans è quello di impugnare ogni norma che possa essere portatrice di disuguaglianza e violi l’unità nazionale.
Il commento di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars: ”Il Parlamento – ha commentato – ha dimostrato di essere meno scarso di come tanti lo vogliono fare apparire. Tutti i deputati hanno dimostrato di essere all’altezza di questo compito. Ora toccherà al governo regionale, che avrà a disposizione un mandato ampio, andare a trattare con Roma”.
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