Tutte le analisi sul ritardo economico del Mezzogiorno e della Sicilia portano ad una conclusione: le cause stanno principalmente nella mancanza di risorse e condizioni per dare un futuro ai giovani, che emigrano in cerca di lavoro; nella mancanza di infrastrutture portuali e logistiche e nel fallimento della realizzazione degli interporti per intercettare e dare valore aggiunto alle merci in transito nel Mare Mediterraneo; nella burocrazia che rallenta tutti i programmi di sviluppo. Così, a sorpresa, ieri il Consiglio dei ministri, incrociandolo con il decreto per la lotta alla povertà, ha anche approvato un decreto legge che porta la firma del ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, contenente “disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”.
Il provvedimento mira a sostenere i giovani meridionali; apre a regole più vantaggiose per quelle che vengono battezzate “zone economiche speciali” mirate ad attrarre investimenti nelle aree portuali; e semplifica l’iter di attuazione dei piani di sviluppo. Il governo Gentiloni da circa un mese ha messo il Sud al centro della propria agenda, consapevole della necessità di colmare il ritardo strutturale. Delle tre direttrici, però, due passano per la volontà e la capacità di iniziativa delle Regioni, e questo fa nascere più di una perplessità circa l’efficacia che potranno avere in Sicilia.
In campo ci soon un sostegno di 40mila euro ai giovani imprendintori, chiamato “Resto al Sud”. Arrivano poi le Zes (Zone economiche speciali) pensate per rilanciare le aree portuali, con agevolazioni fiscali aggiuntive. L’obiettivo dichiarato è “attrarre player internazionali” (il credito d’imposta varrà anche per progetti di grossa portata, fino a 50mila euro). L’ultima azione sta nel taglio alla burocrazia, con misure volte a velocizzare investimenti pubblici e privati. Insomma si tenta di frenare la fuga di giovani e imprese dal Mezzogiorno e dalla Sicilia e, allo stesso tempo, di suscitare l’interesse dei capitali stranieri, mettendo sul piatto “significative risorse”, ma anche uno sforzo per semplificare la vita di chi è invitato a realizzare gli investimenti. Il decreto fa seguito a quello dello scorso dicembre con il quale sono stati aumentati gli incentivi agli investimenti industriali. Il nuovo provvedimento mira a incentivare, anche con significative risorse aggiuntive, la nuova imprenditorialità, prevede una specifica disciplina per la istituzione di zone economiche speciali (Zes), con particolare riferimento alle aree portuali, nonché semplificazioni per velocizzare agli investimenti pubblici e privati.
Si offre un forte sostegno alla nuova imprenditorialità, prevedendo, per i giovani meridionali che non dispongono di mezzi propri per avviare un’attività nell’ambito della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria ovvero relativa alla fornitura di servizi -40mila euro, di cui il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante. Sono escluse le spese per progettazione e per personale, onde evitare di alimentare mercati delle consulenze e comportamenti clientelari, mentre è prevista la possibilità di azioni di accompagnamento nelle fasi di sviluppo da parte di enti pubblici e non, accreditati. La parte di finanziamento non a fondo perduto sarà erogazata a tasso zero tramite le banche, con garanzia pubblica concessa da un’apposita sezione del Fondo di garanzia per le Pmi.
Il decreto assicura una copertura a medio-lungo termine, per stimolare l’economia nei prossimi anni. Sono previste ulteriori misure per sostenere l’imprenditoria giovanile nel settore agricolo.
Si istituiscono e regolamentano le Zes. Saranno concentrate nelle aree portuali e in quelle economicamente collegate, per sperimentare nuove forme di governo economico di aree concentrate, in cui le procedure amministrative e di accesso alle infrastrutture per le imprese, che operano o che si insedieranno all’interno, siano coordinate da un soggetto gestore in rappresentanza dell’Amministrazione centrale, della Regione e dell’Autorità portuale: obiettivo è una progettualità integrata di sviluppo per rilanciare la competitività dei porti del Sud. Le Zes saranno dotate di agevolazioni fiscali aggiuntive rispetto al regime ordinario del credito d’imposta al Sud. Oltre agli investimenti delle Pmi, saranno eleggibili per il credito d’imposta investimenti fino a 50 mln, di dimensioni sufficienti ad attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Sud. Le Zes saranno attivate su richiesta delle Regioni interessate, previo adeguato progetto di sviluppo, e le amministrazioni regionali saranno coinvolte nel processo di istituzione e nella governance.
Il decreto prevede, infine, strumenti di velocizzazione degli investimenti pubblici e privati, la semplificazione delle procedure adottate per la realizzazione degli interventi dei Patti per lo sviluppo nelle regioni del Mezzogiorno, accelerando i tempi e riducendo gli oneri a carico delle amministrazioni centrali. Con una specifica misura di valorizzazione dei Contratti istituzionali di sviluppo si rende invece possibile l’utilizzo di questa forma di gestione dell’attuazione degli interventi di notevole complessità nei programmi operativi, finanziati con risorse economiche nazionali e comunitarie, che ha dato buoni frutti nelle esperienze già attive.
Michele Guccione
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