Niente ricorso. Contrafatto ha pronto un nuovo ddl. Maggioranza non informata, divampa la polemica.
Rischia di provocare un corto circuito tra forze politiche e giunta regionale, la decisione del governo Crocetta di non costituirsi davanti alla Corte costituzionale per resistere all’impugnativa del Consiglio dei ministri della legge per la gestione pubblica dell’acqua, in Sicilia. Legge che comunque al momento rimane in vigore. Non solo, ma l’assessore ai Servizi di pubblica utilità, Vania Contrafatto, in commissione Ambiente dell’Ars ha annunciato di avere pronto un nuovo disegno di legge che consentirebbe di superare le censure del governo nazionale, sorprendendo le forze della maggioranza che non erano state avvertite dell’iniziativa.
Una decisione che è stata contestata dal vice capogruppo del Pd all’Ars, Giovanni Panepinto, che è anche sindaco di Bivona, artefice della legge impugnata e animatore del comitato che ha sostenuto il referendum sulla gestione pubblica dell’acqua.
“La legge c’è -ha sottolineato Panepinto- e va applicata subito. È un errore che il governo regionale abbia deciso di non costituirsi davanti al Giudice delle leggi, anche perché bisogna affrontare la questione della tariffazione”. Seguendo la linea del Consiglio dei ministri, ha aggiunto Panepinto, “dovrebbe essere l’Autorità nazionale dell’acqua e del gas a dovere stabilire le tariffe. Una previsione che fa a cazzotti con l’autonomia statutaria. In Friuli Venezia Giulia è la regione che stabilisce le tariffe, altrimenti sarebbe una violazione dello Stato speciale”.
Peraltro, laddove in Sicilia la gestione dell’acqua è stata affidata ai privati, è stata fallimentare. Su nove province solo in sei è stato costituito l’Ato idrico secondo la legge che prevedeva il coinvolgimento dei privati nella gestione del servizio idrico, in cambio avrebbero dovuto effettuare massicci investimenti per migliorare le reti. “Invece – ha continuato Panepinto- rischiamo di perdere i finanziamenti per la depurazione delle acque reflue. Eppoi, c’è da ridimensionare il costo dell’acqua”.
Per il deputato M5s all’Ars, Giampiero Trizzino, “finisce il sogno dell’acqua pubblica in Sicilia. L’assessore Contrafatto ha annunciato oggi in commissione Ambiente che la Regione non si è costituita davanti alla Corte costituzionale per difendere la legge varata dall’Ars. E’ un fatto di una gravità inaudita, che vanifica anni di lavoro e mortifica le aspirazioni dei cittadini che con il referendum avevano dato un’indicazione inequivocabile”, sottolinea Trizzino, ex presidente 5Stelle della commissione Ambiente che assieme a Valentina Palmeri ha coordinato i lavori della riforma, commentando “l’inqualificabile comportamento della Regione che ancora una volta calpesta le aspirazioni dei siciliani”.
“Sul tema della riforma del servizio idrico il governo regionale e l’assessore Contrafatto hanno sempre avuto un comportamento coerente e lineare: capisco la smania dei colleghi del Movimento 5 Stelle sempre pronti a criticare le scelte del governo, ma questa volta hanno davvero fatto un buco nell’acqua”. Lo dice Alice Anselmo, presidente del gruppo PD all’Ars.
“La scelta del governo di non ricorrere contro l’impugnativa – aggiunge Anselmo – di per sé non implica lo stop alla riforma che, semmai, arriverebbe solo in presenza di una eventuale sentenza di illegittimità da parte della Consulta. Ma l’assessore all’Energia ha già predisposto un ddl che tiene conto delle osservazioni alla base dell’impugnativa, e che intendiamo approvare prima della decisione della Consulta”.
“Presentare ricorso, dunque, avrebbe comportato solo uno spreco di risorse. Adesso –conclude Anselmo – chi davvero vuole far andare avanti la riforma abbia un atteggiamento positivo al momento dell’esame del ddl sugli Ato invece di sbandierare inutili e vuote polemiche”.
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