Un organizzazione straordinaria, una forza di volontà strepitosa, e l’amore per la propria terra, ha reso una serata come tante, emozionante e coinvolgente, destinata ad essere ricordata a lungo, alla presenza di tanti mirabellesi, con il Sindaco Enzo Marchingiglio e l’Assessore Filippa Martines.
Con Francesco Castiglione bravo attore mirabellese trapiantato a Roma, (scuola raffinata di Gigi Proietti) che non ha dimenticato la sua terra, una bravissima Sara La Delfa che ha semplicemente superato se stessa, Giuliana La Delfa, che ha mirabilmente interpretato Angelina Auteri, e poi le musiche di Giuseppe Interlandi, con Florinda Sortino e Monica Beretta, bravissimi tutti. Una storia quella di Angelina Auteri, che meriterebbe di essere portata in giro per la Sicilia e perchè no, anche oltre.
A Francesco Castiglione è stato conferito il prestigioso riconoscimento “Ambasciatore dell’Identità Territoriale” attribuito negli anni passati tra gli altri a Miss Italia 2012 Giusy Buscemi, a Miss Italia 2014 Clarissa Marchesa, Angelina Auteri, ad imperitura memoria e a Rosario Umbriaco. Gli ambasciatori dell’identità territoriale, sono destinati ad assolvere a un ruolo fondamentale, comunicare e far conoscere il territorio, il quale assume un importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del viaggiante, che ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi compresi quelli identitari, ha affermato Nino Sutera Direttore della Lurss.onlus
Questa è la storia di un amore,una favola moderna ambientata nella Sicilia di inizio ‘900.
Tutto ebbe inizio a Napoli… era il 22 giugno 1880,veniva alla luce la terzogenita dei Baroni Auteri.Una bimba dalla carnagione scura…piccola e soprattutto …femmina!
Già! Perchè nascere “Donna” nel profondo sud non sempre era cosa buona, soprattutto se si parlava di famiglie dove la nascita di un maschietto garantiva la discendenza al padre.
Difficile essere donna quando si nasceva dopo la morte prematura di un fratellino amato e desiderato e con una sorellina dalla salute fragile…Agata.
In questo contesto nasceva Angelina…per dimenticare un lutto difficile,una perdita dolorosa.
La presenza della bimba fu accettata con amarezza e delusione,ma fu comunque inserita nell’ambito domestico ed educata come si conveniva.
Col passare del tempo,le due bimbe crebbero facendo emergere differenze tra loro;Agata era bella,docile e affettuosa…Angelina,invece era bruna con due occhioni scuri e profondi.
Se la grande era amata e coccolata, la piccola Angelina sentiva su di lei la frustrazione di figlia non voluta…non amata.
Questo faceva nascere in lei un forte senso di ribellione e continui capricci,le sue continue marachelle portavano ad altrettanto castighi che la rendevano sempre più ostinata.
I continui castighi, che sempre di più si sostituivano alle carezze,la facevano sentire vittima di gravi ingiustizie…la sua sofferenza era divenuta motivo di grande sofferenza.
Matura e indipendente non mostrò mai ai genitore questo suo malessere,ma inconsciamente cercò di attirare le loro attenzioni con scherzi pesanti e atteggiamenti superficiali. Molte volte mise in pericolo la sua vita.,
In un suo scritto si legge una frase che la rappresenterà in pieno:<>.
Già nella prima fase della sua vita, la piccola dimostrava un carattere deciso e ben definito … una personalità forte, che doveva solo trovare la sua strada.
A cinque anni raduna le sue cose e decide di scappare di casa, dalla casa dove non si sente amata.L’aiuterà il nonno, unico suo alleato.
La sera,quando la bambinaia, l’accompagnava nelle solite preghiere … Angelina se ne usciva con domande strane,costringendo la donna a ilarità e confronti giocosi.
Capobanda per eccellenza non scendeva mai a patti
Il carattere di Angelina levò un muro di incomprensione con i genitori,che decisero di trasferire le 2 figlie da Napoli a Roma,presso l’istituto delle Suore Dorotee. Era l’anno 1887,la piccola Angelina aveva appena 7 anni.
Non mostrò nessun segno di debolezza al momento del distacco dalla madre, che invano cercò di percepire in lei il dolore della separazione.
Con il magone nel cuore con orgoglio di bimba si congedò dalla famiglia. Entrarono in collegio e in serata scoppiò in un pianto liberatorio…non seppe spiegare a nessuno il suo sfogo. Disse con la semplicità dei suoi anni:<>.
Ma anche i collegio,dove,regnava un ambiente sereno e familiare, Angelina si comportava come un folletto ribelle.
Avrebbe voluto essere buona, ma in lei sentiva una forza che le impediva di essere buona e ubbidire alle sue insegnanti.
L’anno dopo, per motivi di salute Agata fu richiamata in famiglia,per angelina fu un grande dolore, riaffioravano in lei vecchie emozioni mai dimenticate.
Un frutto buono però Angelina lo raccolse in quella atmosfera tranquilla che regnava in collegio:ella sostava volentieri davanti al Tabernacolo…solo davanti a Gesù si ricomponeva e faceva emergere la dolcezza della sua anima.
Nel 1870 si preparò alla I Comunione,in lei cresceva il gusto delle cose di Dio.
Privata dalle tenerezze materne trovò conforto e consolazione nell’amicizia con il Signore. Un piccolo miracolo si compiva nel suo piccolo cuore,l’amore di dio si insinuò nella sua psicologia di bambina cresciuta senza amore familiare.
Un giorno una suora parlò della verginità,tra le sue compagne, fu l’unica a comprendere la vera essenza di quelle parole…<>
Chiese l’aiuto di un confessore e a soli 10 anni consacrò la sua verginità a Dio, unico rifugio al vuoto che in lei si era creato negli anni…Angelina piano piano iniziò a sentirsi amata. Supplicò il Signore di legarla a lui con l’impegno di non spezzare tale promessa.
Ricevuta per la prima volta il corpo di Cristo, Angelina sentì il suo cuore colmo di gioia…rimase in preghiera giurando a Gesù il suo cuore per sempre.
Nonostante un primo passo verso la retta via, la piccola rimase fedele alla sua indole,l’irrequietudine aveva la meglio sulle sue buone intenzioni,il suo rendimento scolastico risultò carente.
Alla fine della classe V la pagella era pessima, con il rischio di perdere l’anno, le suore la minacciarono di comunicare in famiglia l’esito scolastico e la misero di fronte al fatto compiuto se non avesse chiesto perdono.
Mai ella aveva chiesto perdono, ciò la sconvolse provocando un pianto sconsolato, la suora l’abbraccio con dolcezza consolandola con gli occhi colmi di lacrime.
Angelina capì che il castigo era educativo e per il suo bene,si scrollò di dosso la triste sensazione di bimba non amata.
L’intuizione appena provata la cambio gradualmente. Vinse la sua ostinazione e la sua ribellione. I suoi voti migliorarono e con esso l’atteggiamento verso il suo prossimo. Fu una battaglia lunga e dura…
Durante un visita dei suoi genitori ella raccolse con i suoi cari, che ne rimasero profondamente colpiti.
Angelina iniziò un nuovo capitolo della sua vita, migliorò nello studio si applicò nel ricamo e altre attività in modo eccellente. Partecipò con passione alle attività religiose in cui trovava sempre più conforto e risposte. Lei si consolidava l’idea della vita religiosa.
Ma l’ardore che mise nelle attività la indebolirono tanto, fino al punto da far pensare ad un suo ritorno a casa per le vacanze.
Quei giorni a casa le fecero rendere conto di come erano diversi i mondi che contrapponevano lei e la sua famiglia. Si sentì mancare l’aria…cosi tanto le mancavano le suore. La vita mondana,le feste non erano per lei e forte sentiva il bisogno di rientrare a Roma…la sua casa.
La sua indole forte e intelligente la resero bella agli occhi dei suoi genitori che non vollero più staccarsi da lei.
Durante il suo soggiorno a Napoli conobbe il giovane Ignazio Paternò dei principi Biscari,che si lasciò catturare dal candore e dalla bellezza di Angelina.
La stessa sera la madre con dovuta cautela propose alla figlia, Ignazio come possibile partito per un matrimonio. La giovane donna rimase sconvolta e rifiutò con forza quell’idea…tornò in collegio sfuggendo alla possibilità di infrangere la sua promessa di castità.
Affrontò il suo ultimo anno di studio con dubbi innumerevoli, le suore si mostrarono amorevoli e premurose; ma la giovane chiese supporto spirituale al mons. Randini Tedeschi; ad egli chiese la luce per salvaguardare la sua vocazione.
Egli suggerì alla giovane di scrivere ai suoi e chiedere il permesso di ritirarsi a vita religiosa. Tante le incertezze…finito l’anno con meriti decise di rientrare in famiglia promettendo che mai avrebbe infranto il suo giuramento di fedeltà.
Correva L’anno 1898 quando Angelina rientrò a Napoli, decisa a mantenere fede alle promesse fatte alle religiose…ma si sa le gioie della vita sono di facile distrazione per una giovane e brillante donna, sempre più spesso venivano meno i momenti di preghiera.
Non aveva nessuno su cui potesse confidare paure e ansie e sempre di più si fece coinvolgere dalle fastosità della vita mondana.
Di tanto in tanto riusciva ad andare a messa e fare comunione di nascosto e con difficoltà riuscì a mantenere un rapporto epistolare con le suore.
La madre controllava la giovane sperando di fare allontanare dal cuore della giovane le esperienze vissute a Roma.
Il Giovane Ignazio iniziò a frequentare casa Auteri,entrando ben presto in confidenza con le due sorelle. Orfano di madre e padre e recentemente colpito dalla perdita dell’unico fratello fu accolto come un fratello.
Dal carattere gioioso e amabile riuscì a superare di buon grado le sue sventure famigliari. Angelina gli si affezionò tantissimo,anche se rimaneva infastidita dalle continue pressioni della madre per un suo eventuale unione con il giovane.
A Novembre i baroni Auteri decisero di trasferirsi a Catania e trascorrere in Sicilia l’inverno,ogni sera il giovane principe passava del tempo con le due giovani ragazze.
Una sera, mentre i genitori di Angelina erano a teatro, il giovane si avvicinò ad Angelina confessando i sentimenti che nutriva per lei; la giovane ne rimase sconvolta.
Confessò tutto alla madre che si sentiva esaudita nelle sue preghiere,ma promise alla figlia che mai l’avrebbe lasciata sola con il giovane per procurarle disagio.
Il giorno seguente il giovane tornò a palazzo,suscitando forte disagio alla giovane Angelina che fuggì in camera dove si raccolse in preghiera. La madre la raggiunse e invitò la figlia a raggiungerli in sala.
Inconsapevole del suo destino fu avvicinata da Ignazio che le prese la mano dicendole:<>.
Senza diritto di replica si trovò fidanzata…aveva solo 19 anni.
Presa dallo sconforto e confusione di cuore cercò di leggere in tutto questo la volontà di Dio. A toglierla dall’imbarazzo fu la madre che le fece notare che i genitori e il fratello di Ignazio erano morti di tubercolosi in modo prematuro, e visto lo stato esile del giovane presagì la possibilità del giovane a seguire la stessa sorte disgraziata dei suoi e lasciarla da li a pochi anni, lasciandola libera di seguire il suo progetto iniziale.
Angelina pensò ingenuamente che il matrimonio le si presentava come una piccola missione, compiuto questo sacrificio sarebbe rimasta libera di seguire il suo Dio.
Pensò e si convinse che questo era volonta’ di Dio. Avrebbe dedicato a sua vita a servire quest’uomo sino alla morte imminente…l’ingenuità dei suoi anni era disarmante.
Dopo un breve fidanzamento i due giovani convolarono a nozze il 28 ottobre 1899.
Dopo le nozze i due giovani si stabilirono a Sorrento, dove diedero inizio alla loro vita coniugale. Ben presto la tra i due emerse quel divario culturale e di pensiero che creò una crepa profonda nel loro rapporto. Se da una parte Ignazio era retto e dedito alla vita mondana, Angelina, ancora bambina,rimaneva legata ai sogni della sua giovinezza.
Ignazio per distrarla dalle sue fisse, le preparò un corredo pregiato e splendido e iniziò a condurla nel suo mondo aristocratico, iniziandola alla vita di società.
Nel 1900 si trasferirono a Catania, qui Angelina si ritrovò in ambiente nuovo ed estraneo, ma grazie al suo carattere vivace riuscì ad integrarsi in poco tempo. La sua fede fu messa a dura prova e per un po’ Angelina fu travolta dagli eventi mondani.
Al 3° anno di matrimonio, Ignazio si iscrisse al “Club Canotteri”,attività che impegnava il giovane per diverse ore al giorno.Angelina si ritrovava sempre sola nel suo sontuoso palazzo, decise così di prendere lezioni private per migliorare il suo francese. Prese accordi con delle religiose dell’Istituto Maria Ausiliatrice e il giorno dopo si recò a scuola come una scolaretta diligente.
Le fu affidata come insegnante la Rev. Madre;il II° giorno le fu chiesto di attendere mezzora per la regolare lezione poiché le religiose dovevano ricevere la benedizione del ss Sacramento. In silenzio Angelina si accompagnò nella cappella e come in un sogno si ritrovò di fronte a Gesù esposto.
Si sentì avvolta da una sensazione di gioia e benessere,in un momento le si aprirono gli occhi e l’anima. La giovane si rese conto delle tentazioni a cui era caduta al male che si era fatta rompendo il suo patto con Dio, un senso di disgusto invase il suo corpo e la sua anima. Poteva la mondanità e la ricchezza darle ciò che la pienezza spirituale le aveva donato negli anni passati? Poteva essere stata cosi superficiale e immatura sino a respingere l’amore puro che l’aveva guarita?Angelina sentì forte il peso delle catene a cui era stata legata…il suo cuore era a pezzi.
La rev. Madre si rese subito conto del suo stato di ansia…
Nei giorni seguenti Angelina fu affiancata ad un confessore che l’aiutò a superare il suo stato, e riportarla alla sua consapevolezza.
Sepe, cosi si chiamava il piccolo padre confessore,la portò sulla via del rinnegamento di se stessa e delle rinunce.
Fu come ritrovare se stessi dopo un lungo viaggio senza meta,ma la giovane fece i conti senza l’oste. Infatti il marito non fu felice del cambiamento della moglie. Impedì alla giovane di andare in chiesa e fare comunione…e quando stanco dalle lotte con la moglie le urlava: <>.
Angelina si sentì intrappolata in una vita sbagliata, una vita che non aveva scelto;prigioniera della volontà di altrui. Iniziò a lottare contro forze avverse;tanto era stata lontano da Dio…tanto era grande la voglia di ritrovarlo.
Sotto la giuda attenta di Padre Sepe riuscì a rimettere pace nel suo cuore, iniziò a frequentare l’istituto,nelle poche ore di “libera uscita” date dal marito.
Scoperta dal marito fu allontanata a malo modo dal confessore,unica salvezza le venivano dalle lezioni di francese, complice la madre religiosa che accompagnò la riscoperta dello spirito aprendo alla giovane nuovi orizzonti di speranza e di amore .
Capì che le era stata affidata una delicata missione:La conversione del marito.
Ridiede vita e impulso alla sua vita matrimoniale,iniziò a travolgere Ignazio nei suoi piani,ma non trovò terreno fertile, decise che avrebbe realizzato la sua missione in silenzio, al fianco di un uomo che prima o poi avrebbe fatto suo.
Sembrava tutto sereno all’interno della vita di coppia dei due giovani principi,ma nel 1902 arrivava la svolta.
Il principe condusse Angelina presso la cittadina di Mirabella, ove i Biscari erano i possessori del feudo. Una proprietà modesta che il principe non frequentava abitualmente. Era un possedimento retto su sistema feudale negli anni passati fu utilizzato come residenza estiva visto il clima fresco mitigato dalle dolci colline erei.
Al suo arrivo, Angelina fu colpita profondamente dalla popolazione semplice e analfabetizzata,fu sconvolto nello scoprire che il feudo era privo di una scuola per l’istruzione primaria, ancora peggio i fanciulli sconoscevano la parola del signore.
Le donne seguivano i loro uomini nei campi ,trascurando l’educazione dei figli trascorrendo le loro giornate tra le vie fatiscenti del paesello.
Un miseria culturale che Angelina sposò nel suo immediato,i fanciulli l’amarono da subito e ogni giorno si radunavano lungo il recinto del palazzo.
Angelina spalancò le porte della sua dimora ai giovani che riempirono di chiasso gioioso le stanze silenzioso del palazzo. una ventata di gioia riempì le giornate della giovane principessa, che si dedicò a loro cuore e anima.
Con l’aiuto del parroco del paese diede avvio ai primi corsi di catechismo,in seguito si dedicò alle giovani donne.
Iniziò ad educare le ragazze alla cura di sé stessi, alla casa e con infinita pazienza le iniziò a diversi lavori di ricamo.
Nei giorni che seguirono, si rese conto di essere di fronte ad un problema:le mani delle donne erano rovinate e callose; ciò impediva la capacità manuale nell’usare aghi e uncinetti…Bisognava trovare la soluzione!
Una sera, durante la sua abituale estraniazione al mondo si rese conto di aver trovato la soluzione.
“Il Tombolo” fu l’idea la soluzione del problema…un’arte di ricamo dove le mani non stavano al contatto diretto delle mani, infatti il filo veniva avvolto sul fusello in legno e lavorato a navetta.
Iniziò a procurarsi i materiali necessari e da li a qualche giorno organizzò il primo gruppo di fanciulle. Fu lei stessa a impartire le lezioni di Tombolo…fu subito un successo…
L’idea si rivelò vincente, la lavorazione del merletto fu apprezzata e acquisita con amorevole pazienza.
Nei mesi successivi il palazzo fu sede di un’attività febbrile, le donne che fin a quel momento avevano vissuto nelle campagne si trasformarono in artiste.
Emergevano diversi talenti, alcune donne iniziarono a creare da sé i disegni da realizzare. Dal loro mani venivano partoriti dei piccoli capolavori.
Ignazio,dal suo canto, rimase impotente di fronte all’energia della giovane; che per la sua opera trascurava il proprio consorte.
Ignazio continuava ad ostacolare il bisogno della moglie della quotidiana dose di religiosità. Impedì la sua frequenza alla santa messa e lei senza arrendersi si nascondeva dietro la finestra principale del I piano e in assorto silenzio, nascosta dietro la tenda partecipava alla solenne celebrazione. Infatti il palazzo era collocato in asse con la Chiesa madre,quindi rendeva visibili l’altare principale.
Le varie attività della giovane resero la sua vita appagata e piena,tutti l’amavano e ciò rendeva difficile il rapporto tra i coniugi.
Diversi anni dopo si rese conto che le ragazze assorbivano tanto del suo tempo e soprattutto si rese conto di avere bisogno d’aiuto per rendere più grande la fatica del suo lavoro. Nel 1909, incontrò due suore dorate e parlò loro delle proprie idee.
Le religiose furono travolte dal suo entusiasmo e senza troppi pensieri valutarono un loro trasferimento a Mirabella e aiutare la principessa.
Correva l’anno 1910, giungevano al feudo dei Biscari un gruppo di 3 suore dorate pronte a sposare la causa nobile di Angelina.
Con l’aiuto delle religiose,l’attività entrò nel vivo. Furono allestiti veri laboratori del ricamo dove le giovani lavoravano giornate intere.
Nasceva,grazie alle doti manageriali della giovane donna, uno dei più importanti, se non il primo vero progetto dì imprenditoria femminile in Sicilia.
Se nei laboratori venivano realizzati capi di pregio,fu Angelina ad occuparsi della promozione e della vendita. Regolarmente iniziò a frequentare i salotti di Catania per vendere alle donne aristocratiche la dote per loro figlie.
Nasceva un business senza precedenti, le donne iniziarono a guadagnare e questo le rese economicamente autonome e emancipate. Grande rivoluzione culturale se pensiamo alla Sicilia dei primi ‘900.
Emergeva la personalità di una donna forte e intelligente,capace di attuare tutto ciò che la sua mente pensava.
Ma quando tutto sembrava andare per il meglio, nell’ottobre 1910 Ignazio iniziò a sentirsi poco bene…i medici gli diagnosticarono un grave forma di broncopolmonite.
Angelina, si staccò dai suoi laboratori per stare al capezzale del marito morente,imperterrita rimase al suo fianco per 7 giorni e sette notti accudendolo con amore e fede. Pregava Angelina per il suo sposo e in un momento di lucidità del marito gli strappò un solenne promessa:<>
Ignazio si affidò alla preghiera e con questo Angelina si preparava alla sua tanto attesa rivincita.
Ma quando tutto sembrava perduto, il principe iniziò a migliorare e sorprendendo tutti guarì. in quei giorni si rese conto di come il suo cuore fosse pieno di amore e di grazia. Per i due giovani iniziò una nuova primavera…Angelina, per la prima volta, si aprì al marito il suo cuore e l’intimità della sua anima.
La Bufera era cessata e ebbe conferma che mai il Dio l’aveva abbandonata…iniziava così la conversione del giovane principe.
Andarono a Lourdes e diedero in dono il busto di ferro di Ignazio, che arrivò nella città zoppicando e né usci camminando in modo retto e sicuro…era avvenuto il miracolo.
A mirabella continuarono l’opera della moglie, fianco a fianco; Ignazio si occupava degli uomini e insegnò loro tecniche agricole per migliorare il loro lavoro.
Mirabella si trasformò lentamente in una ridente città, ormai i laboratori del Tombolo venivano apprezzati in tutta l’isola.
Furono le suore a portare avanti la sua opera con corsi di formazione…
Angelina invece riprese a dedicarsi alla sua attività religiosa ella fu coinvolta in diverse iniziative regionali e nazionali.
Nel 1912 fu nominata presidente dell’Unione cattolici di Catania.
Furono anni di grande impegno…
Ma nel cuore dei principi maturava un pensiero…lasciare gli agi della vita mondana e ritirarsi a vita contemplativa.
Fu una preparazione lunga ma in loro si confermava la consapevolezza della loro scelta.
L’anno 1924,furono ricevuti in udienza privata da Pio XI; il santo padre accolse la loro richiesta e invito loro di presentare formale richiesta alla Congregazione dei religiosi che li doveva accogliere.
Il 28 ottobre dello stesso anno, i principi celebrarono a Loreto il loro 25° anniversario di nozze e qualche giorno dopo Angelina e Ignazio si dissero addio. Lei entrava nella carmelitane scalze e lui nei Padri barnabiti.
Si realizzava il sogno più grande della principessa…una vita vissuta secondo un preciso disegno di Dio.Lui l’aveva scelta per la missione di conversione del marito…ma lei non aveva salvato lui ma un’intera comunità.
Arrivò a Mirabella come principessa e sarà r cordata per sempre come una “Regina”, dedita ai più bisognosi, ai poveri e tutti coloro ricercassero la pace nel cuore.
Ignazio e Angelina rimasero in contatto attraverso una corrispondenza epistolare dove emergeva la forza del loro amore ma la consapevolezza di avere scelto un amore superiore…puro.
Lui morirà nel 1944…proclamato da una folla che lo acclamo:”Padre Santo”.
Lei si spegnerà serenamente nel 1964 dopo una lunga malattia…come Suor Maria di Gesù.
Una storia fantastica di amore e fede…personaggi verghiani che vincono con la loro forza d’animo…consapevolezza in un Dio che mai li avrebbe abbandonato.
Storia di una principessa triste che salvò il suo principe e sé stessa dalla paura di non essere amata.
Oggi la loro camera è stata trasformata in una cappella, il loro talamo nuziale adattato ad altare. il palazzo fu donato alle suore dorotee che continuano l’opera del Tombolo.
Grazie al suo intuito manageriale, il Tombolo divenne risorsa primaria economica portando benessere nelle famiglie.
Oggi Mirabella è denominata “Città del Tombolo”, conosciuta in tutto il mondo per il suo artigianato d’eccellenza.