«Spiritualità, rigore, mutualità solo questo è la massoneria»
Gran Maestro del Grande Oriente di Sicilia, fondato nel 2008, Savio Fonte ha superato la cinquantina da un po’, ha il piglio sicuro, una corporatura imponente e un’affabilità non da circostanza. È pronto a liberare il campo da quelli che definisce pregiudizi e preconcetti sulla massoneria. «L’immagine distorta che la stampa le ha dato l’ha molto danneggiata nel tempo, ma la massoneria è un percorso di spiritualità e di rigore. Bisogna subito sgomberare il campo dai preconcetti e avere un approccio che si fonda sugli aspetti fondamentali: spiritualità, rigore, mutualità. Questo è la massoneria».
Ma la segretezza non giova a darne un’immagine limpida e trasparente?
«Intanto parlerei di riservatezza e non di segretezza: ha mai visto un Consiglio di amministrazione, non so, della Fiat per esempio, aperto a tutti? Si sa che si terrà ma non si saprà mai cosa si sono detti. Io, per esempio, ho una pagina su facebook aperta, dico che sono massone e non ne faccio mistero. Molti fratelli – è vero – non sono così, tendono a nascondersi per paura di non essere compresi, ma fa parte anche della cultura dell’individuo. Non c’è nulla di eversivo o di illegale in quel che facciamo».
Che fate e di che parlate?
«Le nostre riunioni prendono in esame gli argomenti più disparati, possono anche trattare aspetti ludici, che dire, possiamo parlare dell’inventore del microchip come del cabernet sauvignon, della quantistica o della cabala. Si fa una proposta, si studia e poi si espone l’argomento, ci si deve preparare con attenzione, a me non piace che si attinga a piene mani ad internet, è approssimativo. Non c’è dibattito ma ci sono le repliche».
Un arricchimento solo culturale?
«Non solo, una crescita. Sono solo due gli argomenti vietati: la religione e la politica ma non è detto che poi, nella vita sociale, un fratello non possa far parte di qualche partito, fare l’assessore o altro, non è vietato, ma certo non verrà a chiedere voti a noi».
No, ma, indirettamente, sa che avrà un elettorato più ampio che lo seguirà.
«Non è detto e in ogni caso succede così in ogni organizzazione o corporazione. Cosa hanno di diverso il Rotary, il Lyons, il Kiwanis o altri club di servizio? Il 70% degli appartenenti ai Lyons è massone ma da noi non si entra a gentile richiesta».
E quale è la procedura?
«Si viene presentati, il maestro venerabile si incarica di assumere informazioni sulla persona e prima di tutto si guardano il casellario giudiziario e i carichi pendenti: se non sono a posto non si può entrare, a meno che non vi sia una dispensa del maestro che se ne assume la responsabilità. Si svolgono le votazioni con delle biglie, rosse, bianche e nere e se nell’urna finisce solo una biglia nera, chi l’ha introdotta ne discute con il maestro e si decide. Ma se le biglie nere sono due non si discute più, non entra. Potrà ripresentare la domanda dopo qualche mese, ma se viene respinta, non entrerà più».
E lei come ha scalato i vertici?
«Sono stato fortunato, sono entrato giovane e mi sono avvalso dell’esperienza di chi aveva venti anni più di me. Qualcuno mi ha riconosciuto leadership e carisma e mi ha aiutato: il mio percorso è stato molto veloce».
Quindi, solo meriti?
«Non sempre, tutto è corruttibile dal punto di vista del criterio ma cerchiamo di seguire le regole».
Possono esserci connessioni tra mafia e massoneria? In alcuni casi sono state accertate.
«Trapani, intanto sconta ancora l’eco della loggia deviata Scontrino, di tanti anni fa, ma quella non era massoneria, era deviata appunto e vi facevano parte mafiosi. Con ciò non dico che infiltrazioni non ci possano essere ma, chiedo, quale interesse ha la massoneria a far entrare un mafioso? Si screditerebbe per sempre e sarebbe bollata a vita. Semmai è la mafia che ha l’interesse ad entrare, ma i mafiosi una volta scoperti vengono buttati fuori».
Ha dalla sua il convincimento del dubbio, la mancanza di certezze e una visione aperta ed è convinto che anche la massoneria, di qualunque obbedienza sia, debba fare passi avanti verso la trasparenza e l’apertura all’esterno, per accreditarsi un ruolo che le è riconosciuto dalla storia. «Dalla nascita nel 1717, alla Carboneria, alla potenza dell’America dove – ricorda ancora – sette presidenti sono stati massoni e nei biglietti da visita e sulle targhette d’ingresso delle porte di casa si scrive massone. Qui non accade». Ha girato il mondo e fatto sì che il Grande Oriente i Sicilia si gemellasse in Francia, in Brasile e in molti altri Stati nel mondo e mostra le pergamene e di documenti che attestano i connubi.
Sì, ma perché entrare?
«Per senso di appartenenza: nella massoneria non si fanno affari, ma ci si aiuta e sostiene”.
Ricorda come ci sia in atto una crisi di proseliti rispetto a venti anni fa e come «l’umiltà stia alla base d ogni azione». Innamorato delle gerarchie, dei riti, sottolinea che più sale il livello «più aumenta il valore culturale delle discussioni», divide i momenti privati e quelli istituzionali «dove anche l’amico più caro mi si rivolge con un Voi», parla delle Logge, cuore della massoneria, che hanno a capo un maestro venerabile.
Il ruolo delle donne qual è?
«Il cammino è ancora lungo, ci sono logge femminili (a Trapani c’era l’Osiride, ndr) ma io ho qualche perplessità sull logge miste anche se sembrano funzionare: perplessità per il timore che si creini conflitti e situazioni ibride».
L’estrazione sociale e culturale degli iscritti è la più varia, ma non è ciò che rileva dice Savio Fonte che ricorda invece la centralità del “Nulla dies sine line”. Nessun giorno passi senza lasciare un segno.
Fonte: M. D’A. de La Sicilia 12/01/2015
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