«Attualmente sono presenti nel Canale di Sicilia solo quattro Piattaforme petrolifere e che in futuro, realizzando tutti i progetti sui nostri tavoli, diventeranno al massimo sei, su 105 piattaforme presenti nei mari italiani. Nessun assalto, quindi, al Canale di Sicilia, e tanto meno alle Egadi dove non c’è alcun progetto, ma soltanto poche attività a gas necessarie soprattutto per una riconversione industriale che mantenga la piena occupazione a Gela e dintorni».
Così il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, intende rassicurare dopo le rivolta dei partiti contro le trivelle in Sicilia, fino al referendum che il M5S è pronto a lanciare.
«Lo sviluppo della produzione di idrocarburi – spiega il sottosegretario in una nota – non deve e non può avvenire se non in modo sostenibile con un’attenzione elevatissima alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza» e il Governo «ha riaffermato da ultimo questo concetto proprio nello “Sblocca Italia”».
Il Sottosegretario si riferisce al trasferimento allo Stato della competenza in materia di Via: «Questo permetterà di riportare la materia su un piano tecnico uniforme ed altamente qualificato (gli esperti nazionali della commissione Via) mantenendo comunque inalterata la funzione concorrente delle Regioni e la partecipazione degli enti locali al procedimento».
Inoltre l’esponente di Governo evidenzia come sempre nello “Sblocca Italia” sia stata prevista «la destinazione ai territori in cui si svolgono le attività petrolifere e a quelli costieri prospicienti le attività offshore di una parte rilevante delle royalties provenienti dalle attività petrolifere a mare, al fine di massimizzare i benefici sul territorio». Vicari ha poi reso noto che «si è chiusa la gara indetta dalla Croazia per l’assegnazione di 29 blocchi offshore per l’estrazione di idrocarburi, che vanno dall’Alto Adriatico, all’Adriatico meridionale. Come risaputo, il tema è per noi di assoluta rilevanza, poichè i blocchi insistono nel Mar Adriatico, e seguiamo la vicenda da vicino. Lo Sblocca Italia – continua – consentirà anche all’Italia di disporre di una nuova cornice normativa, che permetterà di rimanere al passo con gli altri Paesi della regione e di mettere a frutto le nostre alte competenze e best practices. Va infatti ricordato che alcune aziende italiane del settore operano già proficuamente in Croazia (Eni ed Edison) e che esistono giacimenti di gas da tempo coltivati congiuntamente e con successo dai due Paesi, a riprova delle eccellenti relazioni e del fatto che si può lavorare insieme per uno sviluppo economico comune»..
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