Mio padre cavalcava un cammello. Io guido un’auto. Mio figlio pilota un aereo a reazione . Suo figlio cavalcherà un cammello.
(detto saudita)
Dobbiamo ammetterlo, ci siamo sbagliati: certi toni e argomentazioni dal sapore fondamentalista nei confronti dell’agricoltura biologica e biodinamica sono tornati di moda. Ci eravamo illusi che fossero un triste ricordo, vecchi arnesi usati per legittimare ed osannare la sola ed unica agricoltura possibile ovvero quella convenzionale quella, per intenderci, che ci consente di apparecchiare le nostre tavole e farci alzare satolli e gaudenti.
Ebbene qualche giorno fa abbiamo ascoltato a Menfi, presso casa Planeta, il Prof. Attilio Scienza sul tema della viticoltura sostenibile, dove la sostenibilità era letta tutta per intero in termini “economici” ovvero di efficienza produttiva, economia di scala, logica di mercato ormai globalizzato, ecc.
Noi abbiamo una profonda stima del Prof. Scienza come studioso e valente ricercatore a cui dobbiamo molto della nostra formazione professionale ma…
Ma senza voler entrare nel merito del vasto e complesso tema relativo ai diversi modelli agricoli che oggi si confrontano, ci chiediamo, un po’ sorpresi, perché tanto ostracismo per l’esperienza agricola fondata sul biologico, perché definire l’agricoltura biodinamica una sorta di stregoneria?
Si sono salvati l’agricoltura sinergica e la permacultura perchè …non le conoscevano!
Non sono forse questi i metodi attraverso cui l’intervento umano esplica l’attività agricola nel pieno rispetto delle suolo, della biodiversità, del ciclo della materia organica, dell’ambiente e della salute dei consumatori?
Perché tanto astio per chi, in buona fede e nel rispetto degli “enti” di natura, persegue vie diverse da quelle tracciate dall’agricoltura industriale?
Le ragioni sono essenzialmente due.
L’agricoltura biodinamica, biologica, la sinergica e la permacultura nascono e si sviluppano fuori dal recinto universitario e comunque senza il controllo o il consenso del mondo accademico. Questo mondo triste e grigio è l’erede naturale del modello illuminista cartesiano, dove la natura non viene osservata, imitata, cogliendo o svelando i segreti più celati. No! Essa viene, attraverso un “protocollo sperimentale”, interrogata con la stessa inflessibilità che usa un giudice con un imputato e, se il caso, verrà piegata ed asservita ai bisogni umani senza tanti complimenti! La “tecnica” è intesa come la forma più alta di razionalità perché risponde ad un fondamentale quesito: raggiungere il massimo del risultato con il minimo sforzo! Così si arriva a definire il futuro attraverso l’agricoltura di “precisione” dove l’occhio del satellite suggerirà allo spandiconcime quante unità di fertilizzante dovrà distribuire nel vigneto a seconda del vigore delle piante.
Comprendete benissimo come l’uso del corno letame di Rudolf Steiner a questo mondo scientifico dia perlomeno fastidio!
L’altra ragione è che questi modelli alternativi all’agricoltura convenzionale “sfuggono” al mercato, alla sua logica, ai suoi interessi. In parole povere questi contadini atipici non sono per niente dei clienti delle note ditte multinazionali, ovvero non consumano nè sementi ibride, nè o.g.m. , nè concimi chimici, nè pesticidi, nè disinfettanti e meno che mai erbicidi. Minano alle fondamenta il sistema su cui si regge la logica dello sfruttamento e del profitto: tutto deve convertirsi in merce! Non può esserci spazio per la circolazione di beni come le sementi o le varietà frutticole nè forme di scambio come il dono.
Si possono avere opinioni diverse e tutte rispettabili, ognuno è libero di seguire il modello agricolo che più lo convince, ma una cosa deve essere chiara a tutti: la scelta di una agricoltura convenzionale industriale con l’uso di diserbanti, di pesticidi, di o.g.m. , valica i confini dell’azienda, le esternalità coinvolgono le falde freatiche, la vita degli insetti pronubi, il ciclo del carbonio ecc.
Gli altri modelli di agricoltura alternativa (biologico, biodinamico, ecc.) difendono il suolo e la vita della sua flora e della sua fauna, utilizzano tecniche non invasive per l’ambiente e sono molto vicine alle condizione di sviluppo delle piante in natura.
Vi chederete: ma quale modello di agricoltura conviene seguire?
La risposta non tarderà ad arrivare . Ci vorranno solo pochi anni, il tempo che finisca il petrolio: solo allora sapremo se questa diffusa e dominante agricoltura convenzionale , industriale è la sola e unica agricoltura possibile!
G.Bivona