Francesco La Giglia, Emanuele Palumbo e Sebastiano Piazza hanno perlustrato l’Isola alla ricerca di eccellenze alimentari da esportare. Da qui è nata “Terra Siciliae“.
La vera sfida è rimanere. Siamo talmente abituati ormai a sentire le storie, i racconti, le testimonianze dei nostri giovani costretti ad abbandonare la Sicilia per potersi realizzare professionalmente che incontrarne alcuni i quali hanno deciso di investire talenti e risorse in una start-up interamente siciliana pare incredibile.
Eppure la nostra isola, per quel che riguarda soprattutto il settore agroalimentare, offre una varietà, una ricchezza ed una qualità che probabilmente non ha eguali nel resto d’Italia.
La storia di Francesco La Giglia, Emanuele Palumbo e Sebastiano Piazza, testimonia proprio questo. Loro sono tre giovani agronomi laureati all’università di Catania ma con esperienze di formazione post laurea a Milano, in Spagna e in Inghilterra.
«Proprio andando fuori – racconta Emanuele – ci siamo accorti delle enormi potenzialità che la Sicilia poteva offrire». «La nostra azienda – prosegue Sebastiano – è nata innanzitutto in università e dall’amicizia tra di noi. Durante gli anni del corso ci domandavamo cosa avremmo potuto fare per valorizzare la nostra terra e così, dopo la laurea, abbiamo iniziato ad incontrare e selezionare alcune imprese del settore agroalimentare che secondo noi possedevano degli standard qualitativi molto alti ed erano inoltre sensibili ad una dinamica di rete. La selezione è avvenuta innanzitutto assaggiando i loro prodotti. In secondo luogo abbiamo verificato attentamente il processo produttivo (e qui entrava in gioco la nostra competenza e professionalità) oltre ad effettuare un’analisi chimico fisica del prodotto. Se ad esempio un formaggio viene realizzato con la farina di latte anziché con il latte io me ne accorgo. Osserviamo la lavorazione del prodotto e privilegiamo quelle aziende che lavorano in maniera artigianale».
«Siamo andati in giro per la Sicilia a cercare le eccellenze locali – insiste Emanuele – e bisogna girare davvero tanto perché c’è tutto un mondo da scoprire. Molti prodotti sono ancora in fase di test, li stiamo provando e stiamo sondando la disponibilità del produttore a collaborare con noi. Così è nata “Terra Siciliae”».
L’obiettivo dichiarato di quest’impresa è quello di far conoscere le vere prelibatezze siciliane all’estero.
«Il motivo – spiega Francesco – è che un prodotto di qualità è più facile che si venda all’estero piuttosto che in Italia e per questo motivo abbiamo creato ad hoc un sito di e-commerce per le vendite on line. Ma il nostro business non è centrato sull’on line. Il problema che ci siamo posti è stato quello di come fare per veicolare il nostro marchio all’estero. Dov’è che vanno i turisti? Ci siamo domandati. E la risposta non è potuta che essere nelle strutture alberghiere. Stiamo cercando allora di creare rapporti con quelle strutture ricettive sensibili alla valorizzazione del prodotto siciliano e per questo abbiamo creato una linea specifica per gli alberghi di marmellate e confetture monodose. Così quando il turista assaggia il nostro prodotto a colazione se vuole lo può trovare disponibile in vendita presso una vetrina di quello stesso albergo».
Un problema che spesso affligge le grandi aziende – figuriamoci quindi una start-up – è quello della logistica. Eppure quello che per le imprese è un nervo scoperto, nella storia assai recente di “Terra Siciliae” è diventato un punto di forza.
«Un amico – dice ancora Sebastiano – conoscendo quello che era il nostro progetto, un giorno mi ha detto di avere un’amica che era desiderosa di intraprendere un’iniziativa simile alla nostra. In questo modo abbiamo conosciuto Anna con la quale abbiamo deciso di intraprendere insieme quest’avventura. Un’avventura che porterà i nostri giovani agronomi al salone del gusto di Torino che si terrà il prossimo ottobre e alla fiera dell’artigianato di Milano a dicembre. Un riconoscimento prestigioso da parte della rete “slow food” che ha visto nel tentativo dei tre amici siciliani la possibilità di coniugare la valorizzazione del territorio con il gusto e la qualità. «Il gusto originale delle cose – osserva infatti Emanuele – purtroppo si è andato perdendo. La grande distribuzione e l’elevata ed eccessiva standardizzazione dei processi produttivi hanno causato un abbassamento della qualità dei nostri prodotti. La nostra mission punta invece proprio sulla qualità e sulla valorizzazione del territorio. Oggi ad esempio una marmellata di albicocche ha lo stesso gusto dappertutto. Noi vogliamo far vedere che invece non è così! »
«Le difficoltà sicuramente non mancano – conclude Francesco – e qui siamo poco valorizzati ed aiutati, ma noi siamo partiti dal fatto che siamo appassionati e affascinati nei confronti di quello che stiamo facendo. Il primo passo che abbiamo fatto è stato quello di essere convinti che “Terra Siciliae” è una cosa che ci piace fare. Certo bisogna essere sempre molto dinamici e pragmatici perché bisogna fare i conti con la concretezza della realtà che si ha di fronte però questo non esclude il fatto che si possa farlo anche qui in Sicilia».
Salvatore De Mauro la sicilia
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