“Chiediamo a tutti i componenti delle 12ª e 13ª commissione del Senato della Repubblica di tenere altamente in considerazione la bozza contenente la richiesta di sospensione immediata delle attività del Sistema di comunicazioni satellitari Muos nella Base della Marina militare americana di Ulmo”.
A chiederlo in una nota è il Movimento No Muos Sicilia, avendo visionato nel sito web del Senato, i tre schemi per la risoluzione che sarà adottata in merito alla complessa problematica Muos, dopo le recenti audizioni eseguite dalle due Commissioni attraverso le quali sono stati reperiti documenti ed ascoltati organi istituzionali regionali, locali e componenti dei vari movimenti e comitati di lotta contro il radar americano.
“Pur somigliandosi nelle premesse – aggiunge il Movimento No Muos – i tre schemi differiscono notevolmente per quanto riguarda gli impegni richiesti al Governo. Lo schema proposto da Nugnes, Moronese e Martelli, pur tendendo lodevolmente al totale blocco del programma Muos nella Base militare di Niscemi, non fa riferimento alle antenne esistenti dal 1991 nella stessa Base, mentre la proposta di Compagnone, affronta entrambi i problemi, richiedendo sia uno studio sull’impatto che le emissioni di tali antenne hanno avuto sulla salute dei niscemesi sin dalla loro istallazione, che lo smantellamento delle antenne dichiarate in disuso. Sul fronte Muos, si chiede al Governo di tracciare un percorso informativo che coinvolga le Istituzioni locali e gli attivisti, come da tempo auspichiamo”.
Il Movimento No Muos Sicilia ritiene validissima la proposta di effettuare studi sulla base di un modello previsionale, così come stabilito dalla normativa vigente, ovvero con la piena condivisione di tutti i periti coinvolti nella vicenda Muos.
“E’ una proposta di grande pregio – spiega al riguardo il Movimento No Muos – perché mette sullo stesso piano tutti i tecnici, smontando così quell’aura di sacralità che lo stesso governatore siciliano Rosario Crocetta ha posto sul capo dell’Istituto superiore sanità. L’inquinamento dell’area niscemese è trattato con l’inserimento di precise indicazioni volte alla conversione di alcuni impianti del Petrolchimico di Gela. Lo schema proposto dai relatori, privo della richiesta di dismettere le antenne in disuso, non apporta alcuna significativa novità rispetto a quanto previsto dal protocollo d’intesa stipulato nel 2011 tra la Regione siciliana ed il Ministero della difesa.
Infatti – conclude il Movimento – ci si limita a chiedere lo sviluppo della rete di monitoraggio che, protocollo alla mano, dovrebbe già essere istallato, nonché adeguate compensazioni. Riteniamo che tale proposta amaramente gattopardesca, mortifichi il lavoro attento e preciso che gli stessi senatori hanno svolto durante le audizioni e che lo schema di Compagnone, vada nella giusta direzione”.
Alberto Drago la sicilia
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