Sprechi, megastipendi, superindennità e altro ancora: sono tante le critiche mosse verso il “sistema” Parlamento europeo in vista delle elezioni.
Certo fare l’eurodeputato non è un lavoro malpagato – un italiano può arrivare a percepire complessivamente 16 mila euro al mese – ma negli ultimi anni parecchio è stato fatto per armonizzare i salari, migliorare la trasparenza e combattere gli abusi nell’unica istituzione Ue democraticamente eletta.
Nell’ambito dell’operazione armonizzazione, a perderci sono stati proprio i nostri rappresentanti in Europa, fino al 2009 i Paperoni dell’emiciclo con oltre 11 mila euro di salario (quanto un deputato nazionale) contro gli 800 della busta paga dei colleghi ungheresi. Dal 2009 (ma i rieletti potevano scegliere se continuare con il vecchio sistema retributivo, opzione non più rinnovabile dalla prossima legislatura) stesso stipendio per tutti: 7.900 euro lordi, che con l’imposta comunitaria del 21% diventano 6.200 netti.
Ma non finisce qui. Alla retribuzione lorda si aggiungono 4.200 euro al mese di indennità per spese generali da non giustificare (che non possono essere utilizzati per pagare bollette e l’affitto di un appartamento), 304 euro di diaria per ogni giorno passato a Bruxelles o Strasburgo e un’indennità di trasferta che varia in base alla distanza del proprio collegio elettorale. Per i siciliani, i più lontani dalle istituzioni europee, si può arrivare a 350-400 euro a settimana. Ed è così che si può raggiungere la cifra massima, per un italiano, di circa 16 mila euro, mentre ancora di più può arrivare a prendere un eletto in Lapponia, alle Canarie, Madeira o le Azzorre.
Sempre dal 2009 è sparita la cresta sui voli. Prima l’eurodeputato riceveva un forfait relativo al viaggio in business dal suo domicilio, anche se prendeva un volo low cost. Ora viene rimborsato il biglietto realmente utilizzato.
C’è poi la questione degli assistenti. La somma a disposizione per segretari e portaborse è elevata – 21.202 euro al mese – ma non è in mano al deputato, bensì al Parlamento. L’eletto sceglie i suoi collaboratori (esclusi parenti di primo grado) e quindi indica il loro salario (che dipende da anzianità e titoli) sulla base di 18 livelli. Ma poi è l’Eurocamera che li paga. Un sistema applicato dal 2009 all’insegna di una trasparenza destinata ad evitare abusi e discriminazioni. I 21.202 euro possono servire anche per pagare collaboratori in patria: in questo caso devono però dimostrare di essere iscritti all’Inps. Se non vengono spesi tutti, i soldi restano al Parlamento. La retribuzione media è sui 3-4 mila euro al mese, il massimo consentito 6.200, quanto un deputato.
Ogni europarlamentare ha anche a disposizione 4 mila euro l’anno per visite ufficiali e missioni e può invitare fino a 110 persone dal suo collegio elettorale per far loro conoscere Bruxelles e Strasburgo.
Ci sono poi i gruppi politici che ricevono fondi in base al numero degli eletti. I soldi, che servono per la burocrazia interna e l’attività di informazione politica sul territorio (esclusa categoricamente qualsiasi campagna elettorale), vengono divisi tra le delegazioni nazionali e una certa cifra arriva fino a ogni eurodeputato per la promozione, somma che può arrivare ai 50 mila euro all’anno per un liberaldemocratico. Il pagamento avviene previa dimostrazione dell’attività svolta. Che talvolta, come nei casi di un austriaco che ha prodotto una serie di merendine con il suo viso sulla confezione o di uno spagnolo che ha fabbricato dei taglieri con il suo nome, sono risultate assai discutibili.
Alberto D’Argenzio lasicilia
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