Last updated on Ottobre 2nd, 2012 at 03:01 pm
Continua il pressing del Pdl sul governo per un’approvazione rapida e senza modifiche della riforma del mercato del lavoro. Per convincere l’esecutivo a non cedere alle richieste del Pd sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, gli uomini di Berlusconi paventano un “Vietnam parlamentare”: il Pdl, infatti, non starà a guardare se i democratici dovessero riuscire nell’intento di rimaneggiare la formulazione della norma sui licenziamenti, con il rischio di un “percorso legislativo allo sbando”.
Per questo motivo chiedono al presidente del Consiglio, Mario Monti, di procedere a una “verifica preliminare” dei partiti che lo sostengono per capire se ci sono i margini per un’approvazione “ragionevole” del disegno di legge Fornero. Altrimenti, fa sapere l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, “forse è il caso di rinunciare”.
Il Pdl nega che si tratti di un ultimatum ad approvare il testo così com’è, ma – sostiene – è un monito a non creare le condizioni per un passaggio parlamentare il cui esito sarebbe “una toppa peggio del buco”.
Nessuna minaccia al governo, dunque, da via dell’Umiltà, come tiene a precisare il segretario Angelino Alfano. Che comunque alza la voce: “Meglio nessuna riforma che una cattiva riforma”.
“Se dobbiamo fare una riformetta fra cinque o sei mesi, allora aspettiamone dodici – aggiunge -. Ci saranno le elezioni. Se vincerà la sinistra farà la sua riforma dettata dalla Cgil, se, come penso, vinceremo noi continueremo il cammino di Marco Biagi”.
Insomma il Pdl non intende fare concessioni di sorta al Pd a poche settimane dalle elezioni amministrative, e tiene sulla corda l’esecutivo anche per tenersi al riparo da incursioni su temi cari al centrodestra, dalla Rai alla Giustizia.
“Noi non abbiamo mai considerato il governo come uno yogurt, con una data di scadenza”, premette Alfano che aggiunge eloquente: “Il governo si regge sui risultati e quando questi arrivano va avanti”. Il messaggio è chiaro. “L’idea è che il governo debba avere intonsa la sua capacità decisionale perché da lì deriva la sua forza”, continua l’ex Guardasigilli preoccupato dall’idea che l’Italia possa essere condizionata dalla Fiom. La decisione di non procedere per decreto non va giù al Pdl che non accetterà altri cedimenti del governo: “E’ come se il coltello avesse difettato dal manico. Oggi c’è un disegno di legge che parte da un compromesso ed è soggetto a un altro compromesso. Se il governo tirerà dritto ci troverà accanto. Se non sarà così aspettiamo il 2013 e la faremo noi”.
“Non lavoriamo affatto per far cadere il governo”, incalza il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, replicando alle affermazioni del leader Udc, Pierferdinando Casini, e puntando il dito altrove: “Sono altri che hanno messo in atto una tale tensione politica e sociale: ci riferiamo al Pd e alla Cgil che stanno mettendo sotto bombardamento l’attuale governo”.
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi