Angelo Bonelli: «Unica a non avere un piano di risanamento dell’aria».
È emergenza ambientale e sanitaria in Sicilia. A lanciare l’allarme il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che va all’attacco del governatore Crocetta dopo gli incidenti negli stabilimenti di Priolo e Gela.
«La Sicilia non è in regola perché è l’unica Regione in Italia a non avere un piano di risanamento dell’aria che è un obbligo di legge che deriva da una direttiva europea che prevede interventi per riportare la qualità dell’aria entro i limiti di legge laddove non lo fossero. E la Sicilia ha tre siti classificati a livello nazionale come siti ad elevata emergenza ambientale: Priolo, Milazzo e Gela dove insistono due raffinerie e un petrolchimico.
La seconda violazione di legge riguarda la rete di monitoraggio dell’aria. Per stessa ammissione dell’Arpa Sicilia la Sicilia è fuori legge perché la rete di monitoraggio non é conforme. Ci troviamo davanti a una situazione incredibile: in realtà come Priolo-Milazzo l’unico inquinante che viene misurato dall’Arpa è il benzene. In alcune realtà il benzene è 10-20 volte superiore a quanto prescrive la media. La situazione è preoccupante…».
Dove vanno individuate le prime responsabilità?
«Nella Regione Sicilia, in Crocetta, innanzitutto, poi nel Ministero dell’Ambiente che dovrebbe esercitare un potere di controllo e di commissariamento che la legge gli assegna».
La prima cosa da fare qual è?
«Prima va fatto il piano di risanamento dell’aria che dà tutti gli strumenti e le modalità d’azione per riportare l’inquinamento entro i limiti, quindi la rete di monitoraggio. E bisognerebbe anche ripristinare i controlli ambientali a sorpresa dell’Arpa dentro gli impianti di Priolo, Gela e Milazzo perché questi incidenti accadono troppo spesso. E poi c’è l’aspetto epidemiologico. I dati dell’osservatorio epidemiologico nazionale sulla Sicilia sono allarmanti: Gela ha dei risultati peggiori di quelli della provincia di Taranto. A Gela c’è un +159% di tumori infantili. E la Regione che sta facendo? ».
Avete presentato un esposto a Siracusa e a Palermo. Si profilano tante nuove Ilva?
«Non so, saranno i magistrati a deciderlo. Io, quello che rilevo è che in Sicilia c’è un’assoluta e sconcertante latitanza della Regione Sicilia e un’assenza di intervento da parte del ministero dell’Ambiente perché dati epidemiologici, seppur parziali, sono sufficienti per dire che la situazione è drammatica. Evidentemente alla Regione sono in altre faccende affaccendati. E poi, diciamolo, ci troviamo davanti a dei colossi energetici come l’Eni… Ma il diritto alla vita e alla salute degli abitanti di Priolo, Gela e Milazzo devono essere tutelati. In questo momento non sono tutelati da nessuno».
Avete chiesto all’Ue di aprire una procedura d’infrazione… ma alla fine così chi paga?
«Il meccanismo della procedura d’infrazione è un meccanismo sanzionatorio con la decurtazione dei finanziamenti sui fondi strutturali, ma su questo siamo pronti ad adire la Corte dei conti perché non è che i cittadini possono pagare per le inadempienze degli amministratori. D’altronde, lo strumento per poter sollecitare le amministrazioni ad adempiere il proprio dovere è proprio il ricorso all’Ue, oltre che alla magistratura. Il caso Taranto insegna: Vendola doveva fare cose che non ha fatto e la magistratura ha fatto quello che doveva fare la Regione Puglia. Crocetta faccia quello che deve fare. Se non lo fa, confidiamo nella magistratura».
Anna Rita Rapetta la sicilia
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