Bacchetta la Chiesa e le chiede di modificare la sua dottrina
Il 5 febbraio scorso l’ufficio Onu di Ginevra ha diffuso tre documenti sull’applicazione, da parte della Santa Sede, della Convenzione sui diritti del fanciullo (Convention on the Rights of the Child) che la Santa Sede stessa a nome proprio e del Vaticano ha ratificato nel 1990.
Documenti che, a leggerli, forniscono da un lato un quadro che parrebbe preoccupante per le presunte inerzia e leggerezza della Chiesa in quest’ambito; dall’altro destano più preoccupazione per il taglio vetero-ideologico che li caratterizza, e soprattutto per la non piena conoscenza della struttura della Chiesa e del diritto canonico che dimostrano.
Come noto, il Comitato per i Diritti del Fanciullo è l’organo di controllo e di monitoraggio della Convenzione. Il Comitato ha proposto alla Santa Sede una serie di domande per avere ulteriori informazioni sul rapporto da essa redatto in applicazione alla convenzione.
La data fissata dal Comitato per l’incontro con la Delegazione della Santa Sede, per discutere il Rapporto e le risposte integrative sarebbe stata nel corso della sessione del Comitato tenutasi tra il 13 e il 31 gennaio scorsi. Come ha evidenziato l’Arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, l’aspetto negativo del documento che alla fine è stato prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, le cui risposte precise su vari punti non sono state poi riportate in questo documento conclusivo, o almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione.
Di fatto il documento sembra non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali per la tutela dei fanciulli e la lotta contro la pedofilia.
Invero, la Chiesa Cattolica è impegnata da anni in una seria campagna per combattere l’insorgenza di questi casi, agevolare le autorità competenti e assistere le vittime.
Già Benedetto XVI si era messo in gioco in prima persona con una chiara denuncia del fenomeno all’interno della Chiesa, nuove norme più efficaci per contrastarlo, e una profonda consapevolezza, fin da quando era cardinale, della situazione.
Le norme della Chiesa contro la pedofilia sono state potenziate da Benedetto XVI seguendo l’impulso di Papa Giovanni Paolo II che, proprio per evitare insabbiamenti e pasticci locali, assegnava la competenza in materia di pedofilia alla Congregazione per la dottrina della fede.
Nelle linee guida che seguirono l’istruzione si leggono i criteri fondamentali: informare la Santa Sede, seguire le disposizioni della giustizia civile, allontanare il sospetto dalle attività pastorali.
Sia il Rapporto della Santa Sede, sia le risposte integrative scritte alle domande di ulteriore informazione dedicano un’ampia parte introduttiva a spiegare e precisare la natura particolare della Stessa come soggetto di diritto internazionale che aderisce alla Convenzione, in particolare nella sua distinzione e nel suo rapporto con lo Stato della Città del Vaticano (che è “parte” anch’esso della Convenzione) e in rapporto alla Chiesa cattolica, come comunità dei fedeli cattolici sparsi nel mondo (che invece non è in alcun modo “parte” della Convenzione, e i cui membri vivono sottomessi alle leggi degli Stati dove vivono ed operano); come pure a spiegare la natura particolare e specifica della legge canonica, propria della Chiesa cattolica e ben distinta dalle leggi civili degli Stati.
Non ci si può dimenticare cioè che la Chiesa, data la sua peculiare natura, è tenuta a dare alla società internazionale il suo specifico apporto, in modo complementare a quello offerto dalle organizzazioni statali o da quelle intergovernative, e in cooperazione con queste, così che la sua azione resti limitata e finalizzata alla missione di natura religiosa, e non sia assimilata agli Stati.
Infatti le dimensioni costitutive (corporale e spirituale) della persona umana, e della società civile che di uomini e donne è composta, non sono estranee fra di loro, ma ogni ambito, con le sue leggi, concorre alla realizzazione globale dell’uomo in quanto tale. I poteri statuali o intergovernativi e quello ecclesiale, promuovendo rispettivamente il bene materiale e quello spirituale, partecipano in modo complementare alla formazione globale della persona.
Per questo pare invadere un campo altrui il documento del Comitato nel momento in cui sostiene che la Chiesa deve modificare la sua dottrina in tema di omosessualità, di aborto e così via. Vi sono nella Chiesa, ma si può dire nella vita, alcune verità non negoziabili. E nessun organismo può imporre a un altro che cosa deve dire o pensare, o addirittura come deve vivere modificando la propria struttura. Riemergono vecchi preconcetti che sembravano ormai propri di un’altra epoca. Resta la speranza che, con un vero dialogo, tutto si chiarirà.
Andrea Bettetini Lasicilia
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi