La riforma delle province: Martedì dibattito all’Ars. Lunedì attesi anche i subemendamenti.
Sono 400 gli emendamenti al ddl sui liberi Consorzi presentati. Lunedì scadono i termini per la presentazione dei sub emendamenti al testo di riscrittura del governo.
Restano tanti i punti da approfondire, a partire da martedì con l’inizio dell’esame dei singoli articoli e dei numerosi emendamenti e sub emendamenti. Il clima anche nella maggioranza non è tranquillo. E sorge il dubbio del fuori tempo massimo: ieri sono scaduti i termini previsti dalla legge dell’Ars, varata a fine dicembre, che indica il termine della gestione commissariale delle disciolte Province al 15 febbraio.
Ci si arrivò con un compromesso: il 15 febbraio venne considerato il tempo massimo per la convocazione delle elezioni per le vecchie Province, ove non fosse stata varata la riforma e conseguentemente la nuova proroga della gestione commissariale.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, giovedì ha chiesto al governo se il 15 fosse una data perentoria. Risposta dell’assessore Patrizia Valenti: «Non è perentoria».
Che ne sarà della gestione commissariale delle Province scaduta per legge?
Si creerà un vuoto amministrativo. Potrebbe anche intervenire la Corte dei Conti.
E, sebbene sia una valutazione dell’opposizione, non sembra si possa prendere sotto gamba l’assunto di Marco Falcone (Fi): «Da domani gli stessi commissariamenti delle province cosi come nominati ad inizio anno, diventano illegittimi. Infatti, essendo scaduti i termini della legge 7/2013, non è possibile prorogare gli stessi commissari con i medesimi poteri, ma necessita un nuovo atto di giunta che conferisca nuovi poteri, straordinari, teoricamente, nelle more di arrivare al voto».
E, poi, per Falcone «è paradossale l’articolazione della norma sul numero dei componenti delle assemblee (dei Consorzi, ndr), in quanto, essendo costituiti dai sindaci dei comuni aderenti e da un numero variabile di componenti di 25, 35 o 45, a seconda del numero di abitanti degli stessi consorzi, si verificherà che il consorzio di Palermo avrà un’assemblea di 126 componenti (81 sindaci e 45 eletti), quello di Catania di 92 (57 sindaci e 45 eletti) per Messina non basterà palazzo dei Leoni, ma servirà lo stadio per accogliere i 152 componenti». Nello Musumeci, leader del centrodestra, annucia battaglia: il suo gruppo tra gli emendamenti presentati e sub emendamenti che depositerà arriverà a quota 200, «per impedire la prossima settimana l’approvazione di una legge folle, incostituzionale e contraria allo sviluppo».
Giovanni Ciancimino LaSIcilia
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