Last updated on Luglio 21st, 2016 at 07:28 pm
Legge-voto approvata all’Ars: 39 sì e 12 no (grillini). Ora tocca al Parlamento nazionale.
Approvata dall’Assemblea regionale la legge-voto per l’apertura di due casinò, uno a Taormina, perché capitale del turismo siciliano, e l’altro a Palermo come capitale culturale.
Ora toccherà al Parlamento nazionale dare una risposta, se cioè vuole mantenere il privilegio dato alle sole quattro case da gioco operanti tutte al Nord, oppure se concedere l’autorizzazione anche alla Sicilia. Normalmente le questioni ritenute di una certa urgenza vengono dibattute entro tre mesi. Non è possibile prevedere quale sarà la risposta perché tutti sanno della forza della lobby dei quattro casinò, e della tradizionale riluttanza del partito democratico e del Vaticano.
Tuttavia, siccome in tutta Europa ci sono migliaia di case da gioco (170 solo in Francia, nonostante che nell’area di Parigi non si possa giocare per un editto napoleonico) che incrementano il turismo e le casse pubbliche applicando anche diversi bonus ai propri clienti, può darsi che stavolta – che sia governo Renzi o che sia governo Letta – l’ennesima richiesta che viene dalla Sicilia possa essere accolta e servire da apripista ai 21 Comuni turistici dell’associazione Anit che da decenni chiedono l’apertura di case da gioco.
Il disegno di legge-voto, primo firmatario Lino Leanza (Articolo 4), è stato approvato all’Ars con 39 sì e 12 no, 4 astenuti.
Erano presenti in 55, i voti contrari sono stati dei grillini. Leanza avrebbe voluto chiedere solo il casinò di Taormina, che ha una sua storia risalente agli anni 60 e rappresentava quindi una riapertura, ma ha dovuto affrontare le richieste più disparate per Trapani, Cefalù, Catania eccetera: via via questi emendamenti sono stati ritirati ed è rimasta, accanto a quella di Taormina, la candidatura di Palermo. «Tutto sommato – ha commentato Leanza – non è un male perché Palermo come capitale della cultura deve attrarre turismo, e una casa da gioco è utile, e poi riesce a compattare nella richiesta tutta la deputazione siciliana a Roma. Se Angelino Alfano resta ministro dell’Interno non può da siciliano non appoggiare questa legge-voto».
Oltre a questa, si sta battendo un’altra strada perché è stato approvato un ordine del giorno (firmatari Lino Leanza e Nino Germanà del Pdl) che sollecita il presidente Crocetta a porre la questione dell’apertura delle case da gioco in Sicilia in sede di conferenza Stato-Regione.
Come si sa, per derogare all’articolo del codice penale che vieta il gioco d’azzardo basterebbe anche una decisione del ministero dell’Interno e quest’altra strada che potrebbe essere praticabile accorcerebbe i tempi rispetto all’iter parlamentare lungo e complicato. In tempi recenti, sia Alfano e sia Annamaria Cancellieri, si erano dichiarati disponibili a esaminare la richiesta che viene dalla Sicilia e che poggia su basi solide: la necessità di incrementare il turismo in una regione dove c’è altissima disoccupazione e dove quasi tutti gli alberghi chiudono nei mesi invernali e la concorrenza turistica che Malta esercita nei confronti della Sicilia con l’attività delle sue quattro case da gioco e dei suoi mega alberghi da 400 stanze. La Sicilia è frontaliera con Malta e i quattro casinò al Nord furono istituiti proprio perché frontalieri con altri Stati dotati di case da gioco.
E’ chiaro che i casinò sono di pertinenza dei Comuni, che indicono una gara d’appalto. I guadagni vengono poi ripartiti tra il Comune titolare della licenza, i Comuni limitrofi e la Regione, per lo Stato incassa il Fisco in base agli introiti. Ricordiamo che ai tempi di Guarnaschelli nei due anni di esercizio dal 1963 al 1965 solo al Fisco fu versato mezzo miliardo di lire. A questo punto non resta che attendere di vedere se a Roma è cambiato qualcosa.
Tony Zermo La Sicilia
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