Potrebbero piovere alcuni miliardi di euro sulla Sicilia, se il Parlamento nazionale dovesse fare proprio il disegno di legge-voto approvato dall’Ars per la modifica costituzionale del 2° comma dell’art. 36 dello Statuto speciale: «Sono riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei monopoli e dei tabacchi».
E’ auspicabile che non abbia la stessa sorte di quello varato dall’Ars il 7 dicembre del 2011, che non fu mai messo all’ordine del giorno della commissione Affari costituzionali del Senato, anche a causa dello scioglimento anticipato delle Camere.
Il disegno di legge-voto, primo firmatario Michele Cimino (Voce siciliana) e sostenuto da Pippo Gianni (Centrodemocratico), approvato all’unanimità dall’Ars, prevede che «il gettito dell’imposta di produzione sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi e sui gas petrolieferi raffinati e immesi in consumo nel territorio regionale e il 20% del gettito dell’imposta di produzione sugli spetti prodotti raffinati nel territorio regionale, ma immessi in consumo in quelle di altre regioni», sia destinato alla Sicilia.
Secondo il rapporto sull’energia reso pubblico dal dirigente generale del dipartimento Energia, Maurizio Pirillo, in Sicilia, nel 2012 sono state raffinate 49,2 milioni di tonnellate di greggio, pari al 43% della raffinazione a livello nazionale, per un valore di 7,9 miliardi di euro. Nonostante, l’attività di raffinazione, in generale, sia diminuita a causa della contrazione dei consumi provocata dalla crisi economica, in Sicilia la produzione è aumentata. Infatti, nel 2006 si raffinavano 37 milioni di tonnellate, pari al 37% nazionale.
Complessivamente in Italia, nel 2012, lo Stato ha incassato, tra accise e Iva, 42 miliardi e 280 milioni di euro.
«Esprimo grande soddisfazione – ha sottolineato Michele Cimino – per l’approvazione del disegno di legge-voto, proprio nel momento in cui il Parlamento nazionale dovrebbe modificare il Titolo V della Costituzione. Potrebbe essere l’occasione buona per dare alla Sicilia ciò che le spetta. D’altronde, il governo nazionale ha già riconosciuto alla Regione Sardegna e alla Regione Trentino Alto Adige, anch’esse a Statuto speciale, il principio della territorialità dell’imposta».
La delicata ed annosa questione sarà uno dei temi che affronterà la commissione Paritetica Stato-Regione, appena nominata dal ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, in attesa di registrazione della Corte dei conti. Per il professore Giuseppe Verde, docente di Diritto costituzionale all’università di Palermo, confermato nella Paritetica, in sede di definizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione, potrebbe essere utilizzato l’art. 119 della Costituzione che prevede che lo Stato devolva tributi alle Regioni.
E, comunque, è più che mai necessaria la mobilitazione della deputazione siciliana alla Camera e al Senato per ottenere il risultato sperato. Non sarà una trattativa facile. Secondo alcuni calcoli, nelle casse regionali dovrebbero entrare dai 5 ai 7 miliardi di euro. Ma il governo nazionale, perdurando la crisi economica, difficilmente si priverà di una cifra così consistente. Anche perché un altro gruzzoletto dovrà sborsarlo dopo la pubblicazione del decreto di attuazione dell’art. 37 che obbliga le imprese industriali e commerciali che non hanno sede legale in Sicilia, di versare la quota di tasse nelle casse regionali sui guadagni realizzati nell’Isola.
L. M. La Sicilia
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