Intervista a Antonio Scavone, senatore Mpa, ultimo dei fedelissimi dell’ex governatore.
Com’è la Sicilia “orfana” di Raffaele Lombardo? «Impoverita dalla mancanza di una testa paragonabile a poche altre. Un uomo del quale che anche molti leader nazionali sentono la mancanza».
Antonio Scavone, senatore dell’Mpa e ultimo “reduce” dei delfini dell’ex governatore, parla di temi nazionali e regionali. Assicurando (o minancciando, a seconda del punto di vista dei destinatari) che «Lombardo è impegnatissimo con le sue vicende giudiziarie, ma non è detto che appena le risolva non decida di tornare in prima persona»
L’Mpa, all’interno del gruppo Gal, sostiene il governo Letta. Su quali basi?
«Letta è il miglior presidente del Consiglio che si possa avere in questo momento. A lui abbiamo posto alcuni problemi: i tre milioni di giovani “neet”, l’occupazione femminile che al Sud al 20% e i 130mila giovani, di cui 20mila laureati, che dal Mezzogiorno sono andati all’estero. E al premier abbiamo chiesto un Piano per il Sud, sulle risposte al quale fonderemo la conferma del nostro sostegno».
Cosa avete chiesto nello specifico a Letta?
«Un tavolo tecnico interministeriale con per far ripartire il Sud e un investimento sulle infrastrutture. Ovvero, rilanciare il Corridoio Helsinki-Palermo-La Valetta e con esso la necessità di fare il Ponte sullo Stretto. Partendo da una considerazione semplice: se non si facesse, fra studi e penali, costerebbe l’80-90 per cento dei soldi che lo Stato dovrebbe metterci nel caso in cui si facesse. E infine la fiscalità di vantaggio: un percorso lanciato da Lombardo e poi condiviso con la Sardegna, che sta quasi arrivando all’obiettivo mentre la Sicilia è incredibilmente ferma con gravi responsabilità del governo Crocetta».
Con Lombardo in panchina ci sono le Europee alle porte. Cosa farete?
«Parteciperemo, consapevoli della difficoltà di raggiungere la soglia di sbarramento del 4 per cento, che corrisponde a 3 milioni e 800mila voti. Siamo molto corteggiati da altre componenti di tutti gli schieramenti, adesso ci stiamo confrontando sul da farsi. Ma ancora non c’è nulla di deciso».
Intanto gli altri ex Lombardo-boys – Leanza, Pistorio e D’Agostino, tanto per fare qualche nome – hanno preso strade diverse. La mossa di Casini di tornare nel centrodestra potrebbe farvi ritrovare assieme?
«Tutto può succedere, ma nulla sarà più come prima. Il dato è un altro: è un peccato che si sia perso un patrimonio umano, politico e di sana utopia, ma c’è da dire tutti quelli che hanno lasciato Lombardo, perché convinti di essere grandi e forti, non è che abbiano poi fatto tutta questa strada. Certo è che lo rimpiangono, a Roma come a Palermo, per la sua lucidità politica e per la sua capacità organizzativa, oltre che per il carisma da leader che comporta anche una punta di cinismo. Ma è di un altro livello, rispetto ai tanti perecottari strumentalizzati che si trovano in giro».
Ma, al di là delle accuse pesanti che gli muovono i giudici, qual è stato l’errore politico di Lombardo?
«Raffaele è stato massacrato da Berlusconi. Finanziariamente, per la storia dei fondi Fas, oltre che politicamente. E lui ha reagito “alla Lombardo”. Sbagliando “alla Lombardo”, col tentativo di attraversare trasversalmente tutti i partiti in nome della forza di ribellione del popolo siciliano. Ma questa cosa non ha funzionato».
Com’è la Sicilia post-lombardiana di Crocetta?
«Il presidente Crocetta è partito con una grancassa che gli ha consentito di attirare speranze su di lui. Adesso è il momento della svolta, ma è limitato da due freni. Innanzitutto sta troppo fuori da Palazzo d’Orleans a fare da trampolino fortune politiche di qualcuno che altrimenti sarebbe in disgrazia. Liberandosi dalle cambiali di chi gli ha consentito di costruire questo giocattolo, governi la Sicilia e noi siamo pronti anche a votare le cose serie che proporrà».
Da ex manager della sanità qual è il giudizio sulla rivoluzione di Crocetta e Borsellino?
«Se il riferimento è alla selezione dei manager io penso che finirà alla Corte dei Conti perché hanno bruciato tempo e soldi per selezionare 27 persone delle quali la stragrande maggioranza non ha i titoli di legge per rivestire il ruolo. Se parliamo di un giudizio complessivo, ritengo che l’assessore Borsellino dovrebbe avere più coraggio e più determinazione».
Come vede il ritorno di Bianco alla guida di Catania?
«Bianco è una persona di esperienza, ha avuto incarichi di altissimo livello. Però stavolta deve dimostrare di essere di altrettanta altissima concretezza».
twitter: @MarioBarresi La Sicilia
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