Le bocciature bruciano, si sa. Specie quando vi sarebbero tutte le ragioni per evitarle come nel caso di Siracusa, del Sudest e della corsa a capitale europea della cultura.
In questo caso la sconfitta diviene cocente perché riguarda un territorio insignito del riconoscimento Unesco e con un patrimonio immenso, unico al mondo, che di cultura dunque dovrebbe vivere.
E vivere bene.
Leggendo le motivazioni che la Commissione europea ha pubblicato per giustificare il suo no alla corsa di Siracusa a centro culturale d’Europa per il 2019, appare chiaro come l’assenza di politiche a sostegno dei beni culturali in un territorio in cui i beni culturali rappresentano il tesoro più prezioso, sia un’umiliazione per la città, la provincia e i suoi residenti.
Le parole della Commissione europea sono chiare: bocciati per un’offerta non all’altezza. Non tutto nero, però. La giuria plaude alla scelta dei 19 Comuni che, per la prima volta, hanno deciso di unire le proprie forze nel segno della valorizzazione di arte, storia, natura e puntare su un progetto di promozione condiviso. Ma ciò non è bastato. Negli ultimi 10 anni, Siracusa e il suo centro storico in particolare hanno subito grandi e importanti trasformazioni: «ma la cultura non è stata una priorità», scrive la commissione.
E l’unico input in tale direzione è stato quello del programma Ibm volto a fare di Siracusa una “smart city”, a cui il Comune ha partecipato grazie alla caparbia dell’allora assessore Concetto La Bianca e dei tecnici dell’ufficio comunale (uno tra tutti, Pippo Di Guardo).
Ma la cultura non è stata la priorità. Questa la verità che fa male. E questa la vacatio da cui ripartire come sa bene il deus ex machina di questa candidatura, Alessio Lo Giudice (assessore alle Politiche culturali) che ha voluto partecipare alla sfida promuovendo l’unione tra i Comuni sebbene con pochi mesi a disposizione. Proprio questo un passaggio fondamentale della motivazione: la candidatura è stata completata in pochi mesi con un lavoro apprezzabile da il territorio tutto deve ripartire nel segno della sinergia come augura la commissione concludendo la nota ufficiale auspicando anche che parte dei progetti possano essere realizzati.
«L’esclusione – dichiara l’assessore Paolo Giansiracusa – non è stata provocata dalla mancanza di caratteristiche idonee al conseguimento del prestigioso titolo, bensì dalla “pochezza” di una politica, incapace negli ultimi 10 anni, di riuscire a potenziare l’offerta culturale. Ecco le conseguenze delle pessime amministrazioni che hanno preceduto l’attività della giunta di Garozzo».
Fa mea culpa, invece, Salvo Sorbello, ex assessore della scorsa amministrazione. «Grande il rammarico – dice – per l’esclusione di Siracusa, della quale tutti, nessuno escluso, siamo responsabili. È responsabile la precedente amministrazione perché, nonostante un voto unanime del Consiglio comunale a una mozione di sostegno della candidatura da me sostenuta da tutti i gruppi consiliari, non ci ha creduto davvero ed ha fatto perdere così tempo prezioso.
È responsabile l’attuale governo cittadino, perché, pur presentando un progetto meritevole di apprezzamento, non ha saputo cogliere in pieno alcuni aspetti fondamentali per il successo della candidatura, come è stato evidenziato dalla stessa commissione esaminatrice.
Alla luce anche di quanto emerge dal verbale di questa commissione, è a mio avviso indispensabile proseguire sul lavoro iniziato, facendo tesoro degli errori compiuti e preparandosi, con spirito unitario e collaborativo, per arrivare pronti ai successivi appuntamenti, di fondamentale importanza per il futuro di Siracusa».
E poiché le sconfitte servono a rialzarsi, adesso è ora che i siracusani sollevino la testa. Perché vera sconfitta di questa bocciatura è la città. Tutta.
isabella di bartolo lasicilia
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