«L’agricoltura è l’unico settore produttivo che, dal punto di vista dell’offerta di occupazione dipendente, ha dimostrato di potere reagire alla crisi».
E’ quanto sostiene la Copagri, la Confederazione produttori agricoli, che rileva una spiccata volontà da parte dei giovani di occuparsi di agricoltura così come emerge dal trend positivo registrato, per l’anno accademico 2012-2013, nelle iscrizioni ai corsi di laurea in Agraria e negli istituti tecnici e professionali.
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, nelle facoltà di Agraria l’aumento di iscrizioni, rispetto alle altre facoltà che invece hanno registrato un crollo, è stato del 45%. Negli istituti professionali statali per l’agricoltura e l’ambiente (Ipsaa) è stato registrato, a livello nazionale, un +29% di iscrizioni e un +13% negli istituti tecnici di agraria (Ita). Aumento che riguarda anche i 10 Ita e i 42 Ipsaa della Sicilia. Insomma, dopo decenni di disinteresse, i giovani sono attirati dall’agricoltura. Secondo i dati Coldiretti Swg-Coldiretti, infatti, il 50% dei giovani tra i 18 e 34 anni preferisce gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in banca (il 23%) oppure in una multinazionale (il 19%).
«È l’agricoltura – conferma Rocco Tiso, presidente nazionale di Confeuro – la risposta giusta per contrastare il crescere della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile. I dati Istat – aggiunge – certificano un tasso di disoccupazione ormai al 12,5% (+1,6% su base annua) e sottolineano ancora una volta l’urgenza di riforme strutturali basate sul rilancio del primario».
In Italia sono 59mila le imprese agricole condotte da giovani “under 30” iscritte alle Camere di Commercio, il 7% del totale, mentre sono 158mila quelle gestite da imprenditori “under 40”. Il 38% di esse è guidata da “new entry”, imprenditori con alle spalle nessuna tradizione agricole familiari.
La realtà – come emerge dai dati Istat del sesto Censimento generale dell’Agricoltura del 2012 – sta cambiando anche nelle campagne siciliane. Sono diminuite (-37,1%) le aziende agricole rispetto al 2010, mentre aumentano la Sau, la superficie agricola utilizzabile (+8,4%), e la Sat, la superficie agricola totale (+6,5%).
Nel frattempo è aumentata la dimensione media delle aziende, passata da 3,7 ettari a 6,3 ettari di Sau. Un altro dato di una certa importanza riguarda la diminuzione, come numero e superficie, delle aziende di piccole e medie dimensioni (meno di 10 ettari) che rappresentano l’87% del totale, mentre aumentano le aziende (il 13% del totale) con più di 10 ettari sia in numero sia in superficie. E non è finita: si diffonde l’affitto dei terreni, dai 46mila ettari del 2000 ai 171mila del 2012, e quelli in uso gratuito (da 19mila a 61mila ettari).
Al contempo, cambia il profilo delle aziende agricole europee: la loro dimensione media è cresciuta del 3,8% l’anno, accompagnata da un aumento della produzione del 5,2% l’anno. Le aziende biologiche, poi, possono contare contare su una dimensione media maggiore, rispetto alle imprese agricole europee nel loro insieme.
La fotografia dell’agricoltura nell’Ue – Croazia esclusa – è stata pubblicata da Bruxelles in base agli ultimi dati comparabili – del 2010 – a disposizione della Commissione europea. Così, dalle nuove statistiche emerge che l’Europa conta 12 milioni di aziende agricole, le quali lavorano 172 milioni di ettari di terreno e coinvolgono nella produzione 25 milioni di persone. L’Italia, in particolare, vanta circa 1,6 milioni di imprese di cui la stragrande maggioranza (1,1 milioni) ha a disposizione meno di 5 ettari. I dati confermano anche la necessità di un rinnovo generazionale: il 30% di coloro che detengono un’azienda ha più di 65 anni.
Giorgio Petta
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