È partita la crociata per convincere il Parlamento a fare la modifica.
Con la relazione di Malafarina (Megafono) a Sala d’Ercole ha avuto inizio il dibattito sul ddl-voto costituzionale, primo firmatario il governatore Crocetta, con cui si propone al Parlamento nazionale, unico competente in materia, di aggiungere all’art. 1 dello Statuto tre commi che sintetizzano il ripudio della mafia:
1) «La Sicilia condanna e ripudia la mafia, i suoi metodi e ogni forma di prevaricazione e discriminazione dei diritti fondamentali dei cittadini, delle libertà civili, politiche, economiche, sociali e religiose;
2) adotta nelle leggi, nella disciplina delle elezioni, nell’organizzazione della pubblica amministrazione regionale e degli enti locali, nelle nomine, negli appalti, nella spesa pubblica e in tutta l’azione del governo della Regione, principi di imparzialità, meritocrazia, trasparenza ed efficienza;
3) diffonde la cultura della legalità tra i giovani, nelle scuole e nella società; promuove la rimozione di ogni forma di condizionamento criminale, mafioso o di corruzione e di ogni altro ostacolo da chiunque opposto al principio di legalità e si costituisce parte civile nei processi contro la mafia».
Ma, secondo Malafarina, la semplice affermazione di solenni principi da sola non appare sufficiente a eliminare il fenomeno criminale della mafia: «Occorre che la Regione applichi il contrasto alla criminalità e che i criminali sappiano che saranno chiamati a rispondere non solo alla legge, ma anche ai siciliani che, attraverso la costituzione in giudizio, non solo chiedono un risarcimento simbolico, ma pretendono giuste pene per chi compromette il diritto e la dignità di tutti».
Non solo, «occorre determinazione e capacità. Elementi che spesso mancano e, accanto a essi, un sistema di controlli che verifichi l’applicazione dei principi della legalità nella quotidiana azione amministrativa». In proposito, Malafarina si è impegnato a presentare un ddl di semplificazione amministrativa che, «coniugato a un efficace sistema di controlli, realizzi e guidi un diverso atteggiamento dell’apparato regionale».
Ciò perché, come è noto, nell’attuale sistema «si sono annidate complicità e inefficienze, in cui uno Stato spesso distratto non ha avuto la capacità d’intervenire con la determinazione e la chiarezza necessarie, che ha creato un mostro dalle mille teste alimentato solo dalla ferrea determinazione di un illecito arricchimento e dell’esercizio del potere attraverso la violenza, l’intimidazione e la prevaricazione».
Quindi, ha ricordato le vittime della mafia: «Dietro ogni vittima ci sono le tragedie di quelli che sono rimasti. I diritti dei siciliani sono stati scritti col sangue dei siciliani, vittime e nello stesso tempo infami carnefici».
Il presidente del’Ars, Ardizzone, a proposito di vittime della mafia, ha ricordato che «Piersanti Mattarella, assieme a Pio La Torre, è stato presente in quest’Aula come presidente della Regione. Personalità avverse sul piano politico, ma con l’obiettivo di fare fino in fondo il proprio dovere, pagando con la vita. La Torre pronuciò parole durissime contro il sistema di governo dell’agricoltura. Il che, in quel momento, secondo gli storici, sancì la morte di entrambi: Mattarella diede ragione a La Torre. Da parte di questa presidenza è più che condivisibile lo spirito di questo ddl. Ma non abbiamo la coscienza a posto se, appovatolo, ciascuno di noi non fa fino in fondo il proprio dovere».
Musumeci, che ne è presidente, ha chiesto e ottenuto che il ddl venga inviato in commissione Antimafia per un parere. È stato stabilito che le commissioni Antimafia e Affari Istituzionali se ne occuperanno congiuntamente.
Giovanni Ciancimino lasicilia
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