Aib: sistema regionale integrato nel ddl consegnato all’Ars.
Biblioteca non come museo del libro, ma come struttura che facilita l’accesso alla conoscenza sviluppa un senso della cittadinanza fondato sulla cultura.
La Sicilia, con la Campania, è l’unica regione italiana a non avere una legge regionale sulle biblioteche: venerdì la sezione Sicilia dell’Aib (Associazione italiana biblioteche) ha depositato alla Regione il disegno di legge n. 564 del 23 settembre 2013 “Sistema bibliotecario regionale integrato”. L’ipotesi di normativa, che consta di 20 articoli, presentata nell’aprile scorso, è appoggiata dall’intero gruppo parlamentare del Pd, dell’Udc e da numerosi deputati di vari gruppi parlamentari.
«La mancanza di una legge su questo settore – spiega il presidente Aib Sicilia, Provvidenza Maria Mogavero – ha pesanti ricadute sulle biblioteche siciliane, che scontano una cronica scarsezza di risorse finanziarie, di spazi adeguati, di patrimoni aggiornati.
Inoltre, nelle biblioteche opera per lo più personale non specializzato, senza i titoli di studio specifici o una preparazione adeguata».
Il disegno di legge elaborato dall’Aib ha iniziato quindi ieri l’iter parlamentare, «che prevede – sottolinea Mogavero – l’esame in commissione Cultura, dove potrebbe essere emendato, e poi il passaggio in Assemblea. Un percorso che durerà qualche mese, nella speranza che non avvenga quanto già successo in passato, quando la caduta del governo fece arenare un altro progetto di legge».
Nel ddl grande rilievo assume la cooperazione tra Regione, enti locali e altri soggetti pubblici interessati. In particolare la Regione, con un apposito ufficio da attivare al dipartimento Beni culturali, curerà gli standard minimi di funzionamento delle biblioteche e i requisiti professionali del personale; il piano triennale e quello annuale di intervento e sviluppo della rete bibliotecaria regionale; l’assetto della cooperazione; la valorizzazione dei fondi librai sottoposti a tutela.
I consorzi di Comuni, invece, finanzieranno i sistemi bibliotecari che, a loro volta, attueranno la cooperazione e realizzeranno il coordinamento tra enti per la valorizzazione delle risorse, la qualificazione e lo sviluppo dei servizi. I Comuni cureranno l’istituzione, l’ordinamento, il funzionamento delle proprie biblioteche e l’adesione al sistema bibliotecario, stanziando una percentuale predefinita dei trasferimenti regionali. «Particolare attenzione – sottolinea Mogavero – è dedicata alle biblioteche comunali: ogni Comune ha il compito di istituirne una, definita come struttura informativa permanente aperta agli utenti, che fornisce l’accesso pubblico e gratuito alle risorse documentarie, alla conoscenza e all’informazione».
«Altro aspetto di particolare rilevanza nel provvedimento depositato è quello riguardante – continua Mogavero – i requisiti minimi per accedere ai concorsi pubblici, accesso subordinato al possesso di un titolo di studio specifico per bibliotecario che garantisca le competenze richieste. Sono poi definiti nel dettaglio anche gli organici minimi delle biblioteche comunali oltre che l’aggiornamento e la riqualificazione del personale già in servizio».
Il deposito della proposta di legge è un passo importante anche per il presidente nazionale Aib, Stefano Parise, che per l’occasione si è recato a Palermo: «Questa ddl – sottolinea – focalizza l’attenzione su un tema di rilievo nazionale: ragionare di politiche per le biblioteche significa occuparsi di politiche per la lettura, significa pensare come impostare sul territorio strutture che possano agevolare l’accesso alla conoscenza da parte di tutti i cittadini».
Un tema particolarmente importante ed attuale, tenuto conto che la scorsa settimana l’Ocse ha reso noto i risultati dell’ennesima indagine internazionale in 30 Paesi industrializzati sulle competenze della popolazione adulta: studio che vede l’Italia all’ultimo posto. «E’ evidente – sottolinea Parise – che questo si riflette su molti aspetti della vita sociale ed economica, in primo luogo sulla competitività del nostro Paese. Credo quindi che una legge come questa che parla di biblioteche non come musei del libro, ma come strutture che facilitano l’accesso alla conoscenza, sia una bella notizia».
Soprattutto nel Sud che, a sua volta, si colloca agli ultimi posti in Italia per lettura di libri: «Tutte le indagini – concorda Parise – stabiliscono un nesso diretto tra tassi di lettura, presenza di biblioteche, abbandono scolastico, presenza di librerie. Quindi, è ovvio che nel momento in cui nei territori c’è una presenza radicata e capillare di strutture che facilitano l’accesso al libro, alla conoscenza, mettono a disposizione più strumenti per accedere ai contenuti digitali e banche dati, tutto questo si riflette sulla disposizione della popolazione a leggere, come si vede nel confronto tra Italia e resto d’Europa.
In Italia, poi, c’è la questione meridionale, perché al Sud la concentrazione di biblioteche e librerie è decisamente più bassa rispetto al Nord, l’abbandono scolastico è molto più alto, i tassi di lettura sono più bassi». A conferma di ciò, stando all’Anagrafe delle biblioteche italiane, in Sicilia (la regione territorialmente più vasta) ci sono 1.137 biblioteche, a fronte delle 1.410 in Piemonte e delle 2.692 in Lombardia.
Arrivando penultimo, questo disegno di legge ricalca e recepisce le esperienze positive fatte in molte altre regioni: «Quindi – sottolinea il presidente nazionale Aib – enfatizza l’aspetto della cooperazione, la presenza dei sistemi bibliotecari, ma recepisce anche alcune specificità siciliane come la presenza della biblioteca regionale. Inoltre, contiene anche degli elementi di assoluta novità, come la definizione dei profili professionali e l’istituzione di un fondo per finanziare l’edilizia bibliotecaria».
Una edilizia bibliotecaria da rinnovare, perché la concezione delle biblioteche che si è sviluppata negli ultimi decenni come strutture aperte, trasparenti metafore della piazza, mal si concilia con la tendenza radicata di mettere le biblioteche solo in edifici storici: «L’idea che ci sia un articolo in questo disegno di legge che parla di edilizia bibliotecaria fa vedere che questa legge pensa anche a rafforzare sul territorio la rete di strutture: è un concetto molto importante. Quando la legge sarà poi approvata, starà alle intelligenze del governo regionale destinare una parte dei fondi strutturali Ue alla realizzazione di queste strutture che noi chiamiamo biblioteche, ma che in Europa hanno il loro corrispettivo nei centri di apprendimento, luoghi dove si fanno esperienze.
In questa legge, la biblioteca si sostanzia di due componenti: una è quella tradizionale, culturale, dello studio, della lettura, dell’accesso alla cultura; l’altra è il castello di un welfare orientato alla qualità della vita: la biblioteca potrebbe essere – e laddove si è sviluppata con queste caratteristiche lo è – luogo di incontro, di condivisione, di confronto multiculturale, luogo in cui si sviluppa un senso di cittadinanza fondato sulla cultura, sulla conoscenza, sul sapere». Un’autentica rivoluzione, insomma.
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