“Il giorno dopo le elezioni regionali, quasi un anno fa, avevo detto che questa maggioranza e questo presidente non sarebbero riusciti a superare le contraddizioni che subito erano emerse. Oggi vediamo che il governo è ostaggio del Pd, mentre il governatore è intento a nominare ancora gli amici del giaguaro e rafforzare il suo Megafono. Non va bene”.
Attacca da qui Nello Musumeci, leader di un’opposizione che all’Ars sta cercando e trovando nuovi elementi per insinuarsi tra le pieghe della crisi che divide il governatore Crocetta e il Pd.
“Dopo la direzione del Pd che ha votato l’uscita dal governo Crocetta ho invitato il governatore a venire in Parlamento, a riferire sulla crisi della sua maggioranza e a presentare all’Assemblea regionale una sua proposta anticiclica in due-tre punti, a breve scadenza (un anno al massimo) per rianimare finalmente le imprese al collasso e rilanciare l’occupazione ormai insostenibile. E su quella proposta lanciare un appello istituzionale a tutto il Parlamento, al di là della maggioranza e della minoranza, senza alcuna contropartita, né di posti in Giunta né di sottogoverno. Insomma, una mobilitazione generale per impedire alla Sicilia di diventare una polveriera in grado di esplodere in qualsiasi momento. Una collettiva assunzione di responsabilità “a termine” del Parlamento, perché di fronte al dramma che vivono milioni di siciliani la politica non può dare questo spettacolo. Ma Crocetta preferisce continuare a fare la vittima e ad alimentare un teatrino della politica da tempo conosciuta: e siamo passati dalla rivoluzione annunciata alla spartizione praticata”.
Ci sarebbero nel frattempo alcune emergenze da affrontare…
“Certo, l’economia siciliana è in ginocchio, la disoccupazione aumenta, l’export dei nostri prodotti è calato quasi del 20% nell’ultima rilevazione, i giovani non trovano occupazione ed emigrano, quando non si affidano alla malavita. Pensionati, lavoratori autonomi, imprese ed ora anche i sindaci dei Comuni grandi e piccoli lanciano giornalmente un grido di dolore. O Crocetta è nelle condizioni di dare risposte, oppure se chi non vuole più sostenere questo governo è pronto alla mozione di sfiducia sappia che i nostri voti, quelli del nostro gruppo, non mancheranno certo”.
Ma si potrebbe mutuare in Sicilia l’esperimento nazionale?
«L’esperienza romana delle larghe intese sta deludendo ed escludo che la strada possa essere quella di adottare lo stesso schema anche in Sicilia. Colpisce che mentre esplode la crisi del governo isolano, con le dimissioni dell’assessore all’Economia, mentre si parla di commissariamento della Regione sul bilancio, Crocetta trovi il tempo di annunciare una sua possibile candidatura alla segreteria del Pd. Per quanto ci riguarda, noi siamo alternativi a Crocetta, lo abbiamo detto e lo ripetiamo: per una nostra diversa visione della vita e della politica”.
Ma la crisi interna alla maggioranza da che cosa è determinata secondo lei?
“E’ come se stesse implodendo un asse che ha determinato l’elezione di Crocetta. E non credo serva aggiungere altro. Noi in Commissione Antimafia abbiamo ascoltato nei giorni scorsi l’assessore all’Energia, Marino, cui confermo stima personale, e proseguiremo un lavoro, se ci saranno le condizioni, perché la Commissione adempia fino in fondo ai suoi doveri, andando anche a guardare dentro gli Enti locali, alcuni dei quali appaiono condizionati da fasi elettorali discutibili”.
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