In Sicilia due milioni di cittadini sono tagliati fuori da internet. È l’elemento più sconfortante che emerge dalla ricerca “La comunicazione pubblica ed il rischio Digital Divide in Sicilia”, effettuata dall’Istituto Demopolis di Pietro Vento in esclusiva per La Sicilia.
L’indagine conferma che «la televisione resta in Sicilia la principale fonte di informazione dei cittadini» e che i quotidiani rappresentano sempre «un punto di riferimento essenziale»; cresce, grazie all’accesso mobile dai telefonini di ultima generazione, la fruizione di Internet.
E poi l’altra metà del cielo digitale: «In assenza di una adeguata alfabetizzazione informatica, permane nell’Isola un pesante “social digital divide”: un cittadino maggiorenne su due non utilizza Internet».
Con «forti divari tra le generazioni, in base al titolo di studi, ma anche di genere, con le donne indietro di quasi dieci punti percentuali». E «quasi nessuno, con rare eccezioni, accede ai siti istituzionali degli enti locali: appena l’1% dei navigatori utilizza il sito web della Regione».
La “dieta” informativa
Ma come ci si informa nell’Isola? «Per conoscere i fatti regionali e locali – si legge nel report – almeno due o tre volte la settimana il 67% dei siciliani segue i telegiornali dei network televisivi regionali o provinciali; il 51% ascolta i notiziari regionali, radio o tv, della Rai. Il 38% legge o sfoglia, in versione tradizionale o su smartphone, un quotidiano o un settimanale. Il 16% sceglie un notiziario locale in radio». Ma cresce l’informazione online, cui si affida oggi regolarmente oltre un terzo dei siciliani.
«Se circa un quarto dei siciliani si informa contestualmente su più media, pesano nell’Isola il “digital divide” e il “press divide”, con più di 3 cittadini maggiorenni su 10 che – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis, Pietro Vento – entrano in rapporto quotidiano con l’attualità soltanto attraverso il filtro della televisione».
L’Isola dei navigatori
Il numero di utenti sulla rete – da pc, ma sempre più da tablet o smartphone – appare in costante crescita. Circa 1,5 milioni di siciliani, il 37% della popolazione maggiorenne, si collega a Internet quasi tutti i giorni, mentre il 16% si caratterizza per una fruizione molto discontinua. Il 39% non ha mai navigato in rete, per l’8% si è trattato di una esperienza occasionale e non ripetuta. Sul tappeto resta un grave divario digitale, che, secondo Demopolis, «esclude ancora dalla Rete quasi 2 milioni di cittadini siciliani».
Un altro aspetto è che «tra gli utenti abituali della rete – ricorda Vento – l’accesso ai social network, l’impiego dei motori di ricerca, il controllo delle mail, la visione di video, la consultazione del meteo costituiscono le attività prevalenti su Internet». La «maggioranza assoluta» si informa sull’attualità, «su quotidiani online, siti nazionali, regionali o locali».
Il flop dei siti istituzionali
Rimane molto limitato l’uso dei siti istituzionali, con un trend che nell’Isola appare in scarsissima crescita rispetto ad altre aree del Paese. Questo il report di Demopolis: «Appena il 3% dei navigatori siciliani visita settimanalmente il sito web del proprio Comune; si ferma intorno all’1% la fruizione settimanale del sito della Regione: e gli utenti che hanno provato ad accedervi esprimono, in larga maggioranza, una valutazione complessivamente critica, ritenendo le informazioni confuse e poco chiare, spesso insufficienti, a volte obsolete e di difficile accesso». Le cause? «Con poche pregevoli eccezioni, Regione e Comuni appaiono molto indietro nell’adeguamento e nell’innovazione dei loro siti in termini di accessibilità, reperibilità delle informazioni, chiarezza e trasparenza».
Alla luce degli attuali obblighi di comunicazione istituzionale e pubblicità legale sui quotidiani «cresce il rischio che, in assenza di una adeguata alfabetizzazione informatica della popolazione, si determinino gravi fenomeni di esclusione di ampie fasce di cittadini dall’informazione di interesse pubblico: un pericolo già segnalato nel 2005 dal “Codice dell’Amministrazione Digitale”». E la Sicilia rappresenta «un contesto di peculiare fragilità caratterizzato da un pesante social digital divide».
Trasparenza a rischio
È innanzitutto preoccupante la disattenzione delle istituzioni nei confronti delle televisioni siciliane, non soltanto per l’irrisorio budget di comunicazione pubblica destinato a uno strumento che rappresenta il principale accesso dei cittadini alle informazioni. Quello della Regione Siciliana è l’unico caso in Italia in cui le emittenti private non hanno ricevuto un solo centesimo dei fondi destinati specificamente al sostegno per l’investimento tecnologico nel passaggio al digitale terrestre; e le aziende sono sempre in attesa di una legge che continua a “galleggiare” all’Ars fra finte accelerazioni e brusche frenate. E preoccupa pure la «percentuale residuale di chi visita periodicamente il sito web della Regione o di un ente pubblico locale», che – secondo l’articolo 32 della legge 69/2009 – diverrebbero gli unici luoghi di accesso per le informazioni su gare, concorsi pubblici, aste giudiziarie e fallimentari, avvisi e servizi per i cittadini.
Intanto l’accesso ai bandi della Pubblica amministrazione in Sicilia resta inchiodato al mancato rispetto delle normative europee sulla percentuale minima dei finanziamenti Ue da impiegare sulla carta stampata per la comunicazione istituzionale dei programmi e dei progetti regionali. Se appena l’1-3% dei siciliani frequenta i siti istituzionali, quali garanzie ci sono per l’accessibilità? Quanti altri scandali su pannoloni pagati a peso d’oro e su opere costruite con cemento depotenziato si devono aspettare per pretendere un maggiore controllo dei cittadini sugli atti della Pubblica amministrazione? Un’illegalità da superare, in nome della trasparenza e della democrazia. Una battaglia da vincere – oggi ancor di più – in nome di quei due milioni di cittadini siciliani “senza rete”.
twitter: @MarioBarresi
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