Intervista al leader di “Articolo 4”
Lino Leanza, leader di Articolo 4, ha già messo l’elmetto per la guerra del rimpasto nella giunta Crocetta?
«No, perché la priorità è l’esatto opposto: una pacificazione della politica. Abbassiamo i toni e facciamo qualche passo indietro, tutti, rispetto ai fiumi di parole degli ultimi tempi. Nell’interesse dei cittadini siciliani, che a settembre tutto si aspettavano, tranne che sentire parlare di rimpasto e di poltrone. Il gravissimo contesto economico deve unire e non dividere la maggioranza, e anzi coinvolgere di più l’opposizione, che spesso all’Ars è stata molto più responsabile della stessa maggioranza».
Su cosa si fonda questa pacificazione della maggioranza?
«Ripartiamo da tre cose: dal programma, dalla forte azione di denuncia e di rispristino della legalità che ha impresso il presidente Crocetta e dalla concretezza del fare, che forse è stato ciò che sin qui è mancato».
Ci fa un esempio di «concretezza del fare»?
«Un grande patto per il lavoro, con il coinvolgimento della politica, dei sindacati e degli imprenditori, che tocchi anche precariato, inclusione sociale e lotta alla povertà, non con fondi del bilancio, ma con risorse comunitarie. Un programma condiviso, con tempi e obiettivi precisi».
Allora il governo Crocetta può continuare così com’è?
«No. Dico che non serve un rimpasto da Prima Repubblica, ma degli innesti mirati in alcuni settori che presentano delle forti criticità».
Quali sono gli assessori che non funzionano?
«Non ci casco più in questo giochetto. Crocetta è perfettamente consapevole ed è lui che decide chi debbano essere gli assessori da cambiare. E non ci interessa se chi dovesse subentrare sia un politico, un deputato o un tecnico. Non ci impazziamo su questa cosa».
Ma non tutti gli alleati vogliono un rimpasto “light”…
«Qualche partito della coalizione, diventato quasi marginale a livello elettorale e fortemente ridimensionato come rappresentanza all’Ars, vuole scaricare su Crocetta l’instabilità della maggioranza, mettendo veti e dando diktat. Sono sicuro che il presidente Crocetta sappia perfettamente distiguere fra chi lo sostiene senza chiedere nulla in cambio e chi fa finta di sostenerlo avendo avuto finora tutto».
Il riferimento sembra chiaro: parla dell’Udc…
«… che con 10 deputati regionali ha tre assessori, il presidente dell’Ars e la commissione Bilancio. Articolo 4 ha sette deputati e nessun posto. E continua a non chiedere nulla. Se il rimpasto si fa applicando i numeri, alcuni non potranno mantenere ciò che hanno. Crocetta ha il diritto di decidere: o stravolgere la sua giunta o fa innesti mirati concordandoli con gli alleati. O, se è convinto che tutto va bene, continui pure. Sapendo però che ci sono dei limiti».
Articolo 4 ambisce a diventare un vero partito?
«Il 27 e il 28 faremo la conferenza organizzativa e programmatica del partito. Ci sarà un congresso a fine anno e intanto eleggeremo la classe dirigente comunale e provinciale. Una strutturazione del partito con la prospettiva di una federazione»
Chi saranno i vostri compagni di viaggio?
«Intanto c’è un’alleanza organica col governatore Crocetta e con il Megafono. Anche perché si dimentica che il governo si poggia sui 19 deputati di Articolo 4, Megafono e Dr e non sull’asse Pd-Udc, che di fatto, nei numeri non esiste poiché l’Udc si è squagliata».
Anche perché lei è andato via, al grido di «traditore»…
«Se si pensa che l’ha detto Pistorio, si resta senza parole».
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