Sarà il primo mattone della “destra 2.0” in Sicilia, ma anche un confronto fra (quasi) tutti i big del centrodestra isolano dopo le sconfitte alle Regionali e alle Amministrative.
Ieri ed oggi, a Sant’Alessio, è in programma il meeting de La Destra-Alleanza Siciliana.
Ne abbiamo parlato con il leader siciliano, Nello Musumeci.
Qual è lo scenario di questo meeting?
«Accendiamo i riflettori su due obiettivi: da una parte il nostro ruolo all’Ars; dall’altra parte ricreare un soggetto politico di destra. Un soggetto unitario, che ricomponga le varie anime di An, ma anche inclusivo, aperto anche a chi, non venendo da una storia politica di destra, ritenga di sposare il progetto. Dalla Sicilia lanceremo proposte e temi che potranno costitutire uno stimolo a livello nazionale»
Si rischia un anacronistico effetto-nostalgia?
«Assolutamente no. In Italia c’è bisogno di una destra seria, e l’obiettivo è rimettere assieme tutti i pezzi che c’erano prima dello sfacelo provocato da Fini. Che non è l’unico responsabile, ma il regista di una responsabilità collettiva».
Per la prima volta non ci sarà il segretario nazionale Storace. C’è qualche problema fra di voi?
«Non è successo nulla, ci siamo sentiti ieri (giovedì, ndr) e ci vedremo giovedì a Roma. Abbiamo ritenuto di non invitare il nostro segretario nazionale, che se volesse venire sarebbe il benvenuto. È un meeting regionale, ci sarà tutta la nostra classe dirigente. Storace sta lavorando a Roma assieme agli altri vecchi compagni di avventura Meloni, Urso, La Russa e Nania a una forza politica per la quale noi dalla Sicilia potremo essere un utile e fecondo innesto».
Ma lei non andrà all’incontro di Fratelli d’Italia. Lì, forse, qualche problema c’è…
«Ho detto che non sarei andato al meeting dei giovani organizzato dalla Meloni, perché cade nella domenica in cui siamo a Sant’Alessio, ma anche perché non è stato invitato, così come meritava, il segretario del mio partito. È una questione di buon gusto e di stile. Mi auguro che Fratelli d’Italia possa tentare di ricostruire questa nuova destra senza preclusioni per nessuno. Ma con la Meloni nessun problema insormontabile».
Infatti dovrete parlarvi, prima o poi. Anche perché Fratelli d’Italia spinge sull’acceleratore…
«A oggi abbiamo di fronte due possibilità: dare vita tutti assieme a un soggetto nuovo o partecipare a una fase costituente allargata di Fratelli d’Italia. Io non sono contrario a nessuna delle due soluzioni. Perché i contenuti vengono prima del contenitore. Putroppo i romani sono convinti che Roma sia ancora la capitale dell’impero, ma noi in Sicilia abbiamo una concezione molto più pratica della politica».
Intanto a Palermo l’opposizione a Crocetta la sta facendo più il Pd che il centrodestra…
«L’obiettivo del Pd è quello di conquistare poltrone in giunta. La rivoluzione è diventata la tradizione peggiore del clientelismo e delle poltrone. L’obiettivo nostro è quello di ridare il buon governo al popolo siciliano».
Si è sentito un po’ tradito dal centrodestra siciliano nella sconfitta da candidato governatore?
«La campagna elettorale ha mostrato la scarsa volontà del centrodestra di vincere le elezioni. Ma chi ha lavorato per farmi perdere alla fine non ha ottenuto alcun risultato concreto, né sul piano personale né su quello politico. Un progetto politico non si costruisce col rancore. Io continuo a svolgere il mio ruolo, sono stato eletto all’unanimità presidente dell’Antimafia regionale, lavorerò con grande dignità. Non dimentico quello che è accaduto, ma guardo avanti».
Guardando anche all’Udc?
«L’Udc è uno dei fondatori del Polo delle libertà è una forza centrista e cattolica, i cui valori si sposano perfettamente con quelli di una coalizione di centrodestra alternativa alla sinistra. Io credo che la scelta dell’Udc, ma anche di Grande Sud ed Mpa, sia stata dettata non da logiche politiche ma da veti e risentimenti personali. Ed è stato un grande errore. Per tutti».
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