La campagna d’autunno del Pd è cominciata almeno su due fronti: il congresso e il rimpasto del governo regionale.
Due obiettivi importanti per i quali, però, bisogna fare i conti con il presidente della Regione, Crocetta: da un lato, perché con il suo movimento, il Megafono, può svolgere il ruolo di ago della bilancia, se non di protagonista, nelle assise congressuali; dall’altro, il rimpasto della giunta per aumentare il peso delle varie correnti in vista delle probabili elezioni politiche anticipate.
Ma Crocetta, messo alle strette nel corso di una riunione avvenuta nella tarda serata di venerdì, di rimpasto non vuole neanche sentire parlare.
Presidente, il Pd insiste per il rimpasto della giunta. Forse perché i tecnici di area sono stati decisi da lei?
«L’attuale delegazione in giunta è stata scelta dai dirigenti del Partito democratico: Mariella Lo Bello, Luca Bianchi, Antonino Bartolotta sono stati decisi dal Pd. L’unico assessore “dem” scelto da me è Nelli Scilabra. Anche Lucia Borsellino, come Bianchi, è stata designata previo l’accordo con l’allora segretario nazionale, Pier Luigi Bersani. Ciò significa che hanno designato tre assessori in giunta che ora vorrebbero cambiare perché, evidentemente, non ritenuti all’altezza del compito. Ma se hanno fallito una volta nelle designazione, chi può dire che non possano sbagliare la seconda volta? ».
Ma lei li salva proprio tutti i suoi assessori? Li salva in blocco?
«Bianchi è un grande economista. Ha risolto gravi problemi in modo eccellente e altre cose importanti ancora lo attendono. Lo Bello ha sbloccato la grave situazione di stallo che abbiamo trovato all’assessorato Territorio e Ambiente in materia di autorizzazioni e di concessioni. Scilabra è diventata la donna simbolo del cambiamento della Formazione professionale. Nel Pd, in questo settore, qualche incompatibilità c’è. Toccare Nelli significherebbe dare un segnale di pericolo di ritorno al passato. A meno che l’idea del Pd non sia quella di fare un monocolore con tutti propri assessori».
Insomma, niente rimpasto.
«Ho detto che a metà settembre faremo una verifica basandola sull’attività svolta dai singoli assessori. Un rimpasto non si può fare nell’ottica di risolvere le questioni all’interno di un partito. Le valutazioni vanno fatte sul merito. Oppure, il Pd metta in discussione i suoi assessori nonostante gli obiettivi raggiunti».
In verità, anche i Drs e Articolo 4 chiedono il rimpasto di governo. L’unico partito a non fare pressioni è l’Udc.
«E’ legittimo che le altre forze alleate chiedano una presenza in giunta, se a pretendere il rimpasto è il Pd. Però, l’ingovernabilità di un partito non si rivolve rendendo ingovernabile un governo».
I suoi compagni di partito le contestano una sorta di bulimia da sottogoverno. In pratica, l’accusano di nominare solo suoi amici ed ex- candidati trombati del Megafono.
«Non facciamo nomine? Facciamo crollare tutto? E’ questo che vogliono? Spesso sono atti obbligatori. Ma il loro problema è un altro: le nomine devono essere estese a tutti. Si sta facendo tanto clamore sulla nomina di Antoci al Parco dei Nebrodi. Ma ne ce ne sono ancora tanti. Se la nomina viene giudicata inadeguata perché il nome era stato candidato nel Megafono, allora, sa che le dico? ».
Che dice?
«Io non ho nessun problema: le nomine le possiamo fare anche per sorteggio. E non mi dicano che nelle Asp ci sono miei uomini. I manager della sanità sono considerati in capo a me, ma si mente sapendo di mentire. Avrei potuto fare il colpaccio, ma non l’ho fatto. Ho seguito le indicazioni dell’Agenas, sostituendo coloro che non avevano raggiunto gli obiettivi minimi. Il presidente del 118 è pure mio o del Pd? E l’Irfis e l’Irsap?
I prossimi mesi saranno piuttosto impegnativi per le scadenze importanti che attendono il governo e l’Ars. Ma il clima politico non sembra dei migliori.
«E’ vero: sono diversi gli impegni, anche gravosi, che ci attendono. Tra questi anche la Formazione professionale e nel Pd ci sono ancora incompatibilità irrisolte; una riforma ostacolata da pezzi significativi del sistema. Se poi i partiti non vogliono fare le riforme…».
Ma qual è la sua strategia per rimuovere gli ostacoli?
«La mia strategia è la valutazione del lavoro svolto dagli assessori. Un rimpasto all’insegna del politichese non mi sembra corretto, anche perché questi assessori se li sono nominati loro».
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