Rocco Forte: «C’è bisogno di sinergie, ma la Regione è sorda»
Il “gioiello di famiglia” è al suo quarto anno di attività, e cresce costantemente con presenze pregiate e di respiro internazionale. Per sir Rocco Forte il Verdura Golf Resort& SPA ha rappresentato la sfida delle sfide, diventando, suo malgrado, il testimonial internazionale dell’imprenditore che lotta in modo impari con la burocrazia.
“In Italia è difficoltoso fare impresa per via della burocrazia, ma in Sicilia le difficoltà si moltiplicano per mille. Il sistema burocratico è il primo grande ostacolo per chi vuole investire e fare impresa in Sicilia”. I 52 esposti di Legambiente contro la realizzazione della struttura golfistica di lusso sono rimasti indelebili nelle mente di imprenditori stranieri. “I danni conseguenti alla triste vicenda hanno inciso per 30 milioni di euro. Costi enormi che sarebbero potuti essere destinati per effettuare interventi di miglioria del territorio”.
Pentito dell’investimento, Sir Rocco?
«Io sono testardo, ho lottato con forza contro una burocrazia senza uguali nel mondo. Il resort del Verdura è ritenuto uno dei più belli in campo internazionale. Un imprenditore non si pente mai del proprio gioiello. Ma è dura».
Lo scorso luglio avete festeggiato il quarto anno d’attività del resort. Con quali risultati?
«Abbiamo visto le presenze crescere in maniera graduale, inoltre il resort è più conosciuto in campo internazionale. Per l’attività golfistica ha aiutato molto il Sicilian Open, un investimento della Regione che per tre anni ha dato risultati eclatanti, e un’immensa visibilità della Sicilia nel mondo. Ci vorrebbe, però, costanza. L’esperienza si è stranamente interrotta. Il Sicilian Open di golf ha davvero messo la Sicilia sulla mappa del golf. Ma serve costanza, cosa che, invece, non abbiamo riscontrato».
Cosa dovrebbe fare la Regione?
«La Regione deve essere consapevole che questo evento sportivo di carattere internazionale serve a promuovere la Sicilia. Basta guardare i report delle tre manifestazioni (2010-2011-2012): 250 milioni di golfisti hanno guardato sui canali specializzati i tornei disputati in Sicilia. Golfisti che hanno potuto conoscere che in Sicilia si può praticare il golf tutto l’anno».
Ha mai incontrato il presidente della Regione, Rosario Crocetta?
«No. Era stato fissato un appuntamento ma poi è saltato per impegni del presidente. Sarebbe un’utile occasione per offrire la nostra visione dello sviluppo turistico della Sicilia. La nostra esperienza internazionale nel turismo di lusso potrebbe aiutare la Regione a elaborare una strategia vincente. Noi puntiamo sullo sviluppo dell’intera Isola, desideriamo che la Sicilia diventi una destinazione».
E invece, non lo è. Perché, secondo lei?
«La Sicilia è una terra ricca di tesori che la rendono davvero affascinante. Ma soprattutto un clima invernale mite ideale per destagionalizzare il flusso turistico e non limitarlo solo ai due-tre mesi estivi. Uno degli ostacoli più forti risiede nella mancanza di infrastrutture. È davvero difficile muoversi nell’Isola. Altro handicap di forte rilievo è l’abbattimento nel periodo autunnale e invernale delle tratte aeree. Un dramma. Praticamente è impossibile elaborare offerte mirate a destagionalizzare il flusso dei turisti. Impossibile, ad esempio, proporre weekend. A iniziare dal nord Italia per finire in Europa, su tre giorni di vacanza, due si sciupano per il viaggio aereo di andata e ritorno, per via di orari e numero di voli, ma anche per la mancanza di collegamenti diretti con le grandi città europee. Altre nazioni, come la Spagna, dispongono di collegamenti aerei diretti tutto l’anno. È davvero facile raggiungere altre nazioni. Impossibile, quasi, raggiungere la Sicilia. Oggi la Sicilia ha una grande opportunità, purché la colga subito. Il Nord Africa ha grandi difficoltà a tutti note. Bisogna, allora, intercettare con efficacia il flusso turistico che era orientato in quelle zone».
Il presidente Crocetta ha lanciato l’idea di una compagnia aerea regionale.
«Sarebbe l’unica regione italiana ad averla. L’esperienza della partecipazione della Regione Sicilia in imprese commerciali, purtroppo, è nota per i risultati negativi. La questione deve porsi in maniera diversa, semmai. E noi saremo felici di offrire al presidente Crocetta un ventaglio di idee. Ma c’è bisogno di sinergia, di un confronto costante tra la Regione e gli operatori del turismo. Tutti insieme coinvolgendo anche le compagnie aeree. Noi abbiamo un brand riconosciuto in campo internazionale. Un know-how che mettiamo a disposizione della Regione per uno sviluppo turistico complessivo a beneficio della Sicilia. Abbiamo avuto dei contatti a Londra con la British Airways e con il capo scalo dell’Alitalia. La prima sta elaborando un piano, ma si renderà concreto tra due anni. L’ufficio dell’Alitalia di Londra ha inviato la richiesta alla sede centrale in Italia, ma non abbiamo ricevuto una risposta. Ecco perché sarebbe necessario, importante, vincente, una strategia comune tra Regione, operatori turistici, albergatori».
Qual è l’immagine che l’imprenditoria estera ha della Sicilia?
«È quella che, purtroppo, frena la voglia di investire. Una miriade di imprese che falliscono, tempi incerti per l’espletamento delle pratiche autorizzative, una burocrazia lenta, farraginosa che costringe l’imprenditore su un percorso senza fine per avere il via all’attività».
Cosa pensa dei politici siciliani?
«A dare un giudizio sono i numeri: la Sicilia non riesce a spendere 14 miliardi di euro provenienti dai fondi europei. Spesso sono fondi destinati al reale sviluppo economico dell’Isola ma che finiscono nel serbatoio che alimenta le clientele. Si la sensazione che non c’è la voglia da parte della politica di fare le cose alla grande, di pensare seriamente ad una crescita economica-sociale dell’Isola, che ha caratteristiche davvero straordinarie».
La parte della Sicilia sud manca di porti turistici in grado di far approdare i mega yacht. Qual è la sua idea?
«A noi arrivano tante richieste di clienti che vorrebbero raggiungere la nostra struttura con i loro yacht. Ma il porto di Sciacca non è in grado di accoglierli per i bassi fondali e per la mancanza di adeguate strutture. Una regione diventa destinazione quando è in grado di offrire servizi adeguati, strutture e infrastrutture».
Filippo Cardinale -LaSicilia
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