E’ raggiante per avere conquistato la prima pagina del Washington Post, il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Soprattutto, per l’immagine positiva che dà della Sicilia, per la crociata antimafia e anticorruzione e contro il clientelismo che il governatore quotidianamente combatte.
Un profilo completamente diverso da quello dei suoi ultimi due predecessori: Cuffaro in carcere per favoreggiamento alla mafia; e Lombardo che sta cercando, in Tribunale, di dimostrare che le accuse che gli rivolgono alcuni collaboratori di giustizia non sono vere.
Una Sicilia diversa, rispetto agli stereotipi, quella che il Washington Post ha descritto, parlando di lei.
«E’ una bella immagine della Sicilia a livello internazionale. Gli osservatori stranieri apprezzano questa spinta verso la legalità. Questa è la vera promozione. L’efficacia di un articolo come questo è superiore ad ogni somma che si può spendere per pubblicizzare la Sicilia e noi abbiamo impiegato qualcosa come 180 milioni di euro per alimentare il malaffare».
Il cammino verso il cambiamento, però, è ancora lungo.
«Intanto, viene fuori l’immagine di una Regione che sta cercando di cambiare. Ma ciò, al di là di una vetrina importante qual è quella del Washington Post, lo hanno già percepito alcuni importanti investitori, come la Lukoil e le imprese che sono pronte a rilanciare l’area industriale di Termini Imerese. Non penso che la Fiat tornerà sui suoi passi, ma la Radiomarelli è pronta ad intervenire. Chi gestisce i grandi capitali stranieri chiede di potere operare nella legalità. A Gela, con Radiomarelli, è stato firmato un protocollo di legalità molto stringente che impedisce ad imprese in qualche modo legate alla mafia di infiltrarsi negli appalti. Vedo segnali molto positivi».
Però, i costruttori aderenti all’Ance hanno minacciato di chiudere le loro imprese in Sicilia e di trasferirsi in Africa, piuttosto che continuare l’agonia per mancanza di opportunità di lavoro.
«Ho avuto un incontro molto positivo, nei giorni scorsi, con l’Ance. Tra le iniziative concordate e che potranno presto essere attuate, per esempio, la estensione a 25 anni dei mutui per la prima casa per le giovani coppie, facendo scendere la rata mensile da 500 a 300 euro. Entro novembre, inoltre, sarà sottoscritto un protocollo di legalità contro i ribassi anomali, mentre entro la fine dell’anno saranno sbloccati 2,5 miliardi di euro per la costruzione di importanti infrastrutture, comprese le “bretelle” per l’aeroporto di Comiso e dell’autoporto di Vittoria».
Però Confcommercio l’accusa di lanciare proclami, mentre per fare cassa si aumenta l’addizionale Irpef e all’Irsap non si rispettano le regole.
«Non ho ben compreso Agen. Un rappresentante di Confcommercio all’Irsap l’abbiamo nominato. Se non gli piace, devono vedersela tra di loro. E’ uno scontro tra Catania e Palermo. Se a lui non lo ha indicato la sua categoria, non posso farci nulla. Si è pure lamentato che abbiamo aumentato l’Irpef, ma tutti sanno che non sarà così».
All’Ars il disegno di legge cosiddetto “antiparentopoli”, però, fa un passo avanti e due indietro.
«Il disegno di legge contro parentopoli è l’unica cosa seria che si può fare e che farebbe crescere la credibilità delle nostre istituzioni. Con tutti gli scandali che ci sono stati, registro resistenze incomprensibili».
Si vuole che il governo riscriva il provvedimento, eliminando eventuali norme anticostituzionali.
«Noi abbiamo approvato un testo che abbiamo approfondito prima di trasmetterlo all’Ars, ma è stato cambiato mille volte nelle commissioni. Credo che i parlamentari che hanno rapporti economici con la Regione dovrebbero rinunciare volontariamente. Vogliamo dire o no che i deputati regionali non devono avere rapporti economici con l’amministrazione e nemmeno i loro familiari? E vogliamo dire o no che i partiti di riferimento non li dovrebbero neanche candidare? Ogni scandalo coinvolge sempre più spesso parlamentari. Vogliamo dire ai siciliani cosa pensiamo di ciò? Non mi pare che ci facciamo una bella figura con questo tira e molla».
Secondo lei, queste resistenze sono legate ad interessi particolari?
«Ci sono delle norme etiche che vanno rispettate. Non truccare gli appalti è garanzia della libera concorrenza tra le imprese. Il controllo ferreo degli appalti è roba da repubblica delle banane. Se pensiamo agli scandali per una vacanza che riguardano qualcuno che aveva rapporti con la Regione Lombardia… Le incompatibilità vanno definite. Se formazione professionale e comunicazione sono diventati affari di famiglia, vuol dire che qualcosa non funziona. Io estenderei, per esempio, l’incompatibilità a tutti i componenti il nucleo familiare. Non capisco questa ritrosia, devono mandarci i caschi blu dell’Onu per fare questa legge? ».
Ci sono gli enti e le associazioni della famigerata “tabella H” che attendono ancora una soluzione.
«Dopo la pubblicazione dell’assestamento, faremo una variazione di bilancio per incrementare i contributi ai teatri. Il regolamento è quasi pronto. Per quest’anno si provvederà in questo modo. Poi, cercheremo forme più organiche di finanziamento, a cominciare dal museo Mandralisca di Cefalù».
Presidente, crede che il disegno antiparentopoli sarà approvato?
«Spero di sì, sarebbe un bel segnale che il Parlamento lancerebbe ai siciliani e non solo. Però, vedo un certo rallentamento rispetto alle cose fatte, come l’abolizione della Province, l’introduzione del doppio voto di genere, gli Ato rifiuti. Sulla incompatibilità, lo ripeto, la estenderei ai familiari ed ai conviventi a qualsiasi titolo. Non è una questione di forme, ma di contenuti. Quando i diritti dell’elettorato passivo cozzano contro gli interessi, bisogna rinunciare ai privilegi. C’è tutto un mondo di allegra gestione che ci costa. Bisogna risalire la china anche attraverso l’eliminazione appunto di questi privilegi. Qui non è in discussione la libera impresa, ma la “manciugghia”».
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