Dopo gli ultimi risultati negativi, l’Udc riparte dalla Sicilia, sua tradizionale roccaforte. All’assemblea regionale del partito ad Enna, non a caso propedeutica di quella nazionale che si terrà a Roma il 20 luglio, era presente il vertice centrale ad eccezione di Casini la cui linea politica tuttavia ha costituito la piattaforma del dibattito.
Ottimista Gianpiero D’Alia, ministro e segretario regionale: «L’Udc è un partito vivo è radicato che non sconta una crisi organizzativa.
Certo, il risultato elettorale non è stato positivo, ma ora ci sono le possibilità per ripartire. Vedere oltre mille presenze è un segnale positivo che ci responsabilizza».
In positivo anche il presidente del partito, Rocco Buttiglione: «Il risultato elettorale è stato negativo, ma questa giornata dimostra che l’Udc siciliana e quella nazionale sono vive e faranno sentire la loro voce».
Non dissimile il ruolo che Lorenzo Cesa, segretario del partito, traccia per la costruzione della casa dei moderati a livello nazionale ed europeo: «L’Udc vuole essere il mattoncino, in Sicilia e nel Paese, per costruire quell’area moderata che guarda al Ppe». Buttiglione detta le condizioni partendo dalla lista del Ppe per il prossimo appuntamento elettorale: «È una sfida che dobbiamo lanciare al Pdl. L’Italia ha bisogno di un partito di centro alternativo alla sinistra. Un centro con un chiaro confine a destra contro la destra razzista, fascista e populista. È questa la sfida con cui Berlusconi si deve misurare».
Il ministro D’Alia non vede pericoli imminenti per il governo Letta: «Alla luce delle responsabili dichiarazioni di Berlusconi, che mi pare vadano nella direzione di separare le questioni giudiziarie dal futuro del governo, non mi sembra ci siano problemi».
Ma c’è l’Imu in agguato. Cesa: «Non si possono più fare provvedimenti di mero rinvio. Si sta studiando una rimodulazione basata sulle capacità economiche degli italiani. Lascino che il governo lavori».
Buttiglione parte lancia resta contro l’abolizione delle Province: «Qualcuno pensa che si possano risparmiare 13 miliardi. È una follia. Che facciamo licenziamo gli impiegati? E i servizi che danno le Province chi li darà? L’idea di cancellarle è assurda. Pensiamo ad un sistema con criteri di efficienza».
L’augurio di Cesa sulla riforma della giustizia e soprattutto del sistema civile: «Non è più tollerabile aspettare 10-12 anni per una sentenza. L’accorpamento degli uffici giudiziari, è stata una richiesta dei magistrati». D’Alia: «Si sta cercando di rendere il sistema più adeguato alle esigenze del territorio, salvaguardando i principi di riorganizzazione radicale, condizione perché ci sia più efficienza».
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