Le donne più colpite. Spesa farmaceutica alle stelle. Borsellino: «La prevenzione? Comincia dalla culla»
In Sicilia è sempre più allarme osteoporosi: ne soffrono in 400mila. L’8% della popolazione generale e il 20% (una persona su cinque) dopo i 40 anni. Di questi, ben 8mila ogni anno subiscono la frattura del femore, in maggior misura dopo i 70 anni.
Il 7,4% muore a 30 giorni dall’evento fratturale, il 15-20% entro un anno e un 20% dei soggetti fratturati non riacquista la capacità di camminare, mentre un 45% non è più autosufficiente.
L’assessore alla Salute, Lucia Borsellino: «L’osteoporosi è all’attenzione della Regione sia per quanto riguarda la prevenzione che è utile intraprendere già in età pediatrica con una corretta alimentazione, con il giusto apporto di calcio e con una regolare esposizione al sole, sia per la precoce identificazione diagnostica e la corretta terapia».
LA MORTALITA’. Tra le nove province siciliane, la mortalità più alta per uomini e donne post frattura si osserva ad Enna (5,8 uomini, 6,4 donne) e Caltanissetta (5,4 uomini, 7,9 donne). Segue Palermo (5,4-6,3), Catania (5,2-6,3), Siracusa (4,7-5,5), Trapani (4,9-5,4). La minore mortalità si ha a Messina (4,0-3,90) ed Agrigento (1,9-2,1).
RICOVERI OSPEDALIERI. Al 2012, il numero di ricoveri ospedalieri per frattura di femore è stato di 8.409, così ripartiti: Asp Agrigento (804), Caltanissetta (426), Catania (1770) Enna (286), Messina (1109), Palermo (2110), Ragusa (482), Siracusa (622), Trapani (800), con un numero medio di giornate di ricovero pro capite di 11,3 per gli uomini e ben 25,9 per le donne.
«Un numero così elevato di fratture incide molto sulla spesa sanitaria e sociale spiega Salvatore Scondotto, dirigente dell’Osservatore Epidemiologico dell’assessorato alla Salute – se si pensa che il 20% dei soggetti con fratture non riacquista più la capacità di camminare, il 10-15% non è più in grado di uscire da solo di casa e il 45% non è più completamente autosufficiente»
L’IMPATTO ECONOMICO. La Sicilia è oggi la prima regione per consumo di farmaci per il trattamento dell’osteoporosi, con una spesa netta nel 2012 pari a 27.633.939 euro.
«I consumi di farmaci per l’osteoporosi sono superiori alla media nazionale in tutte le province dell’Isola – sottolinea Pasquale Cananzi, Centro regionale di Farmacovigilanza dell’assessorato alla Salute – e, in taluni casi, raggiungono valori pari a circa il doppio del dato Italia».
Una situazione insostenibile in particolar modo quest’anno vistio i vincoli imposti da Roma. La spesa farmaceutica generale dovrà, nel 2013, scendere al 13,35% dall’attuale 15,50%.
A causare queste spese “folli” sarebbero due fattori: l’inappropriatezza prescrittiva ovvero prescrizioni di farmaci spesso non adeguate alla situazione clinica del paziente, e la scarsa aderenza alla cura ovvero l’acquisto di farmaci da parte dei pazienti che poi non seguono la terapia vanificando la spesa regionale.
Per l’assessore Borsellino «gli altissimi costi delle terapie farmacologiche impongono un attento monitoraggio dei consumi dei farmaci, che non può prescindere da una cultura dell’appropriatezza e dal controllo degli sprechi, fondata sulla collaborazione e responsabilizzazione dei medici e dei cittadini».
Maria Grazia Furnari, dirigente d’area del dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato alla Salute: «La risposta della Sicilia è di tipo organizzativo e culturale, mediante l’introduzione non soltanto di strumenti di controllo della spesa economica, ma di contestuali forme di revisione delle strategie organizzative, inserendo negli atti programmatori anche percorsi diagnostico-terapeutici, basate sulle migliori evidenze scientifiche».
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