Marino: «Molti Comuni non vogliono riprendersi le reti idriche».
«Dura e impervia la strada verso la gestione pubblica del servizio idrico integrato in Sicilia».
Questa l’impressione del Forum movimenti per l’acqua pubblica dopo l’incontro di martedì avvenuto con l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità Nicolò Marino, e con il direttore del dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti Marco Lupo. Al centro del confronto, il ddl che disciplina la riorganizzazione del Servizio idrico integrato in Sicilia già depositato all’Ars.
Un disegno di legge, approvato dalla Giunta Crocetta, che secondo i movimenti «poco tiene conto degli esiti del referendum popolari».
Il testo del ddl, in particolare, prevede la delimitazione dell’intero territorio regionale come ambito unico; l’istituzione dell’autorità del servizio idrico integrato presso il dipartimento acqua e rifiuti, con funzioni di programmazione, organizzazione, vigilanza e controllo; l’istituzione di sub ambiti, delineati sulla base dei bacini idrografici per i quali si procederà all’affidamento del servizio, nel rispetto della nuova normativa statale e comunitaria, fermo restando la possibilità per i Comuni, in forma singola o associata, della gestione delle reti inerenti i servizi locali. L’autorità di regolazione dovrà provvedere a valutare la sussistenza di presupposti per l’eventuale revoca degli affidamenti esistenti.
Su questo ultimo punto, dal movimento per l’acqua pubblica, che vorrebbe spazzare totalmente via la possibilità di gestioni private, la necessità di regolamentare il rapporto tra la Regione e “Sicilia Acque”, che ha ottenuto la concessione quarantennale del servizio, approvando la norma che prevede da parte dell’amministrazione regionale l’acquisizione della parte di quote societarie dei privati.
Per l’assessore Marino, che ha auspicato il dialogo, l’impegno di portare avanti un processo che vede l’acqua lontana da qualsiasi rilevanza economica. «Purtroppo – ha detto l’assessore Marino – tenendo conto della normativa vigente e della mancanza di fondi dobbiamo seguire determinati iter che visti i disastri perpetuati in passato, con il tempo, ci porteranno verso una gestione efficiente e pubblica. Molti Comuni – ha aggiunto il direttore Marco Lupo – non hanno intenzione di riprendersi le reti idriche perché avrebbero a che fare con costi e problemi esorbitanti. Con quali fondi una società pubblica – si chiede Lupo – dovrebbe far fronte a carichi di personale e a reti idriche ridotte un colabrodo? Io mi attengo alle norme – ha concluso Lupo – evitando così scontri o impugnature da parte della Corte costituzionale».
Per Antonella Leto del Forum acqua pubblica «qualsiasi ostacolo potrebbe essere superato con la volontà politica. Noi avevamo presentato un ddl di volontà popolare e dei Consigli comunali, che è stato completamente stravolto e non tenuto in considerazione. Chiediamo che il nostro ddl venga messo nuovamente in discussione». Onorio Abruzzo
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